YANDSEN – MEAAS SVENDSEN – NILSSEN-LOVE  |  Hungry Ghosts

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Non sarà un caso che un album dalla siffatta immagine di copertina sia uscito più o meno in contemporanea allo scorso Halloween (ricorrenza tutto sommato ben rassicurante, se comparata alla ben più inquietante pandemia successiva), immagine ironicamente rappresentativa dello spirito freaky di tre solide personalità dell’espressione free.

Poca sorpresa diremmo nel riscontravi in piena ed apprezzabile forma il sempre bellicoso Paal Nilssen-Love, incontenibile battitore e peraltro prolifico producer nella scuderia discografica di cui è titolare; avevamo già apprezzato (particolarmente con il recente “Troposgrafien”) anche il versatile talento del contrabbassista Christian Meaas Svendsen, peraltro a sua volta produttore entro la polivalente label ospitante.

Notevole apprezzamento dobbiamo però conferire al trascinante talento di Yong Yandsen, tenor-sassofonista che con notevole perizia e dovizia di argomentazioni ci mette a parte non soltanto di sé quanto della non troppo familiare scena jazz della Malesia: ciò che non si comprende appieno di quest’ultimo è il suo chiamare in causa motivi e caratteri della scena noise nipponica, certamente una ben intessuta quanto influente realtà, potendo però l’originario Paese vantare un crescente movimento di convergenza verso il jazz internazionale, non solo nell’istituzione di un periodico jazz festival presso Kuala-Lumpur, già pervenuto a diverse edizioni, ed il medesimo Yandsen è di suo ancora produttore di motivati talenti locali nella personale etichetta Laoban records.

Quanto al fondativo argomento della performance, gli “Hungry Ghosts” sono minacciosi esseri ultraterreni propri della cultura buddista tra Cina e Vietnam, malvagi in vita condannati nell’aldilà ad esser tormentati da un’implacabile fame.

Estesa in unico flusso sonoro di circa quaranta minuti, la performance (ripresa presso il palcoscenico malese del Live Fact) che esordisce con veemenza in medias res alterna momenti di apparente ristoro in mutuo ascolto e ricerca, in una successione schematicamente esapartita, così intendendo l’alternanza di tensioni e anche l’epilogo in forma di cessazione concisa del belligerante interplay.

Non latita di certo l’abituale grandine percussiva del sempre infaticabile Paal Nilssen-Love, che si conferma tra i più energici e tumultuosi esponenti del free drumming, e nemmeno la rocciosa sonorità di Christian Meaas Svendsen, di cui la mera dimensione audio non può pienamente rendere l’approccio molto fisico allo strumento, mercé l’impiego di più archi oltre al “tocco” anche di parti anatomiche usualmente non devolute all’esecuzione canonica, ma vorremmo spendere giusto un “quid” di ulteriore attenzione verso l’altamente esposto Yong Yandsen che, in quanto ad inventiva tecnica ma soprattutto grinta, rimanda per analogia a certi altri protagonisti del gotha del free (che per una volta non enumereremo), offrendo convincente incarnazione di certi brucianti “appetiti” espressivi e del disturbante carattere dei famelici quanto inquieti spiriti oltremondani.

Compatta ed avvincente (a tratti incendiaria) dunque la stratificata e dinamizzata musicalità di un trio che ha dalla sua una composita scabrosità espressiva, esposta con un mordente allarmante quanto a suo modo progettuale, e con tonica virulenza.

 

Musicisti:

Yong Yandsen, sax tenore
Christian Meaas Svendsen, contrabbasso
Paal Nilssen-Love, batteria

 

Tracklist:

01. Hungry Ghosts 04

 

Link:

Nakama Records