La storia di Francesco Momi, cofondatore e membro del Board dell’Associazione Culturale Dotmob, è iniziata quando lui stava intraprendendo la formazione universitaria. Responsabile della comunicazione di questa associazione, descrive la filosofia di Gaiajazz Musica & Impresa, prestigioso festival giunto all’undicesima edizione e palcoscenico del progetto D Work organizzato e sviluppato proprio da Dotmob, con l’obiettivo di realizzare la sua mission per ampliare la conoscenza delle imprese e delle professionalità che valorizzano il territorio, creando un luogo suggestivo che unisce musica, cultura d’impresa ed enogastronomia. Diretta da Antonio Faraò, uno fra i jazzisti italiani più apprezzati in ambito internazionale, questa edizione della rassegna avrà inizio sabato 10 giugno con Francesco Bordignon 4tet e proseguirà il 17 con Javier Girotto – “Tango Nuevo Revisited”. Poi, il 24 giugno, sarà la volta di Davide Shorty – “Hip Hop meets Jazz”, mentre per il gran finale previsto sabato 1° luglio toccherà a Tony Esposito – “Le Origini” Special Guest Antonio Faraò.

 

Sei cofondatore e membro del Board dell’Associazione Culturale Dotmob, in cui ricopri il ruolo di responsabile della comunicazione. Quando e com’è nata la tua avventura in questa bella realtà?

La mia avventura all’interno dell’associazione è cominciata nel momento della sua fondazione. In quel periodo ero un giovane studente che si stava avviando verso il percorso universitario. Fin da subito, ci siamo dovuti confrontare con la prima grande sfida: organizzare la prima edizione del festival “Gaiajazz” in poco più di un mese, partendo da un’idea e tanta buona volontà. Una delle necessità più importanti era quella di creare un progetto di comunicazione che potesse far risaltare al meglio la mission di “Dotmob” e l’obiettivo della rassegna, ovvero la realizzazione di un focus point sulla cultura imprenditoriale attraverso il nostro palcoscenico. È stato grazie a questa esigenza che ho iniziato ad addentrarmi nel mondo del graphic design e della comunicazione – ed essendone completamente rapito – l’ho trasformato negli anni in quello che ora è il mio lavoro.

Sei anche un grande appassionato di musica. Gaiajazz, appunto, è un festival di blasone nazionale che ospita abitualmente jazzisti apprezzati a livello mondiale. Quali sono i tuoi ricordi più preziosi legati agli incontri avuti con i numerosi artisti che hanno calcato il palco della rassegna?

In questi undici anni abbiamo accumulato tantissime esperienze importanti che ci hanno permesso di crescere sia come professionisti che come persone. Considero veramente un privilegio la possibilità di aver conosciuto e lavorato con dei grandissimi musicisti che hanno calcato il palco di “Gaiajazz”. Porterò sempre nel cuore il nostro incontro con Ray Mantilla, leggenda del jazz internazionale (percussionista, ndr), persona dall’incredibile sensibilità artistica e puro amore per la musica che ha dimostrato, conducendo con il suo carisma, sia la band che il pubblico del festival durante la sua performance.

Venendo a questa edizione del festival, quest’anno saranno presenti quattro formidabili formazioni: Francesco Bordignon 4tet, Javier Girotto – “Tango Nuevo Revisited”, Davide Shorty – “Hip Hop meets Jazz” e Tony Esposito – “Le Origini” Special Guest Antonio Faraò. Questa proposta artistica così eterogenea e qualitativamente eccellente, pensi possa richiamare un pubblico piuttosto giovane e non necessariamente una platea composta da soli jazzofili della prima ora?

Come organizzatori di “Gaiajazz”, abbiamo voluto creare sin da subito un’atmosfera all’interno del festival che lo distaccasse dall’idea comune del jazz come un genere elitario. A partire dall’assenza di palcoscenico per mettere i musicisti a contatto con il pubblico, a un mood fresco e giovane, alla degustazione enogastronomica, tutti i nostri sforzi sono indirizzati ad espandere il target di fruitori per includere tutte le fasce di età, specialmente i giovani. Proprio secondo questo principio, anche il programma musicale è pensato uscendo dallo standard a cui è abituato il pubblico, dando spazio alla fusion e all’esplorazione di sonorità sempre diverse.

A proposito di scelte musicali, il direttore artistico di Gaiajazz Musica & Impresa è Antonio Faraò, eccellenza italiana del jazz nel mondo. Quanto è​ cambiato il volto di questa rassegna, soprattutto dal punto di vista artistico, da quando lui ne ha assunto la direzione?

Senza dubbio la collaborazione con Antonio Faraò come nostro direttore artistico ha cambiato in modo significativo il valore della nostra proposta musicale. La sua esperienza come musicista internazionale (pianista, ndr) ha portato non solo una rete di contatti molto più ampia, ma anche un nuovo modo di considerare il programma, basato su un vero e proprio viaggio attraverso la musica nelle sue espressioni più varie e raffinate.

Portobuffolè (provincia di Treviso), Annone Veneto e Fossalta di Portogruaro, entrambi in provincia di Venezia, saranno i tre ridenti paesini che ospiteranno l’undicesima edizione del festival. Sotto l’aspetto culturale e sociale, quali sono le maggiori peculiarità di questi tre comuni del Veneto?

Portobuffolè ospiterà due eventi (Francesco Bordignon 4tet e Davide Shorty – “Hip Hop meets Jazz”, ndr) come partner storico della rassegna, in quanto accoglie “Gaiajazz” da ben otto anni. Per quanto riguarda gli altri due, la nostra scelta non è stata indirizzata ai paesi in sé, ma alle due location in cui si svolgeranno gli eventi: la Tenuta Polvaro (ad Annone Veneto, Javier Girotto – “Tango Nuevo Revisited”, ndr) e Santa Margherita (a Fossalta di Portogruaro, Tony Esposito – “Le Origini” Special Guest Antonio Faraò, ndr), esempi unici di eccellenza imprenditoriale del nostro territorio. Nel loro modo di operare sui pilastri della sostenibilità, abbiamo notato molte affinità con il modo in cui l’associazione “Dotmob” vuole creare un punto di osservazione su quelle stesse realtà imprenditoriali che rendono il nostro territorio unico nel suo genere.

Partendo dal presupposto di un miglioramento costante, com’è doveroso che sia, quest’anno ritieni che ci sia una marcia in più sul piano organizzativo e artistico rispetto a Gaiajazz 2022?

Il miglioramento è doveroso. Visto e considerato che ci impegniamo a gestire le attività dell’associazione con un’ottica imprenditoriale, ci poniamo l’obiettivo di crescere e di essere sempre propositivi mantenendo uno standard qualitativo senza limitare la creatività, che è il cuore delle nostre operazioni.