Doriah ci racconta il suo progetto musicale

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Fuori da venerdì 16 giugno 2023 “Non è la Rai”, il nuovo singolo di Doriah in collaborazione con Freak&Chic e Giungla Dischi. Una canzone che descrive la necessità di regredire e rifugiarsi nelle proprie istanze infantili. Un viaggio tra i sogni e le paure di chi negli anni ’90 è stato bambino: Non è la Rai, l’AIDS, la chirurgia plastica di Moira Orfei…

Qual è stato il momento in cui hai capito che era ora di dar vita al tuo progetto musicale?

Il progetto Doriah nasce quando mi sono trasferito a Bologna 5 anni fa, avevo bisogno di una nuova incarnazione musicale essendo approdato in una città nuova per me. Ha aiutato molto l’incontro con Stefano Maggiore, producer e titolare dell’etichetta Freak&Chic, che mi ha seguito molto nel mettere a fuoco i brani.

Anni fa eri attivo come El Señor Pablo. Come senti di essere cambiato da allora?

Ho avuto diverse identità, forse per paura di fissare qualcosa, di renderlo definitivo. Rispetto ai tempi de El Señor Pablo credo di aver superato quella fase in cui ero sempre cangiante, almeno a livello identitario, e ho iniziato a definire un mio modo di scrivere peculiare, adesso qyuantomeno mi sento una firma pur tendendo sempre a non stare dentro a un genere definito.

In che modo il brano “Non è la Rai” potrebbe parlare a chi non è cresciuto guardando questo programma?

Non è la Rai rappresenta un po’ il fardello culturale che si porta dietro la mia generazione, quella dei 35enni, la post ideologia, quel tentativo tutto berlusconiano di colmare il vuoto della fine delle ideologie con il nulla cosmico, insabbiando tutti i problemi che sarebbero sopraggiunti con un individualismo sfrenato. Ne stiamo pagando ancora oggi le conseguenze e siamo in un momento storico in cui ci stiamo leccando le ferite. Direi che Non è la Rai è una testimonianza di prima mano fatta da chi ha vissuto questo periodo storico.

Che musica stai ascoltando in questo periodo?

Continuo a prediligere chi mi offre della psichedelia, in Italia mi piacciono moltissimo i Verdena e i Post Nebbia e devo dire che ultimamente li ascolto molto. Un mio ascolto quotidiano invece sono i Beatles, che mi danno quel respiro e quella speranza per poter tirare avanti con la musica.

C’è un artista con cui vorresti condividere il palco?

Direi che avrebbe senso condividere il palco con artisti culturalmente a me affini, che stanno affrontando gli stessi cambiamenti e gli stessi discorsi, penso a Calcutta, a Giorgio Poi, a Cosmo.