Simona Molinari: Sophisticated Lady

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Simona Molinari, reduce dal successo dell’ultimo Festival di Sanremo, arriva all’Arenile Reload di Bagnoli per proporre il suo nuovo lavoro discografico uscito il 20 febbraio. Ci troviamo sul palco una giovane ragazza acqua e sapone che si appresta al sound ceck. Simona ride e scherza con la band, gioca con la voce, semplice e spensierata. Non ci sembra affatto alla ricerca del successo, piuttosto appare perfettamente a suo agio sul palco nella cornice familiare della costa flegrea, vicina al pubblico “di casa” che e’ venuto a sostenerla. E’ il momento migliore per fare quattro chiacchiere.



Sound Contest: Simona, napoletana di nascita ed aquilana d’adozione. Quanto sei legata a queste due citta’?
Simona Molinari: Napoli me la ricordo da bambina, ho vissuto qui fino all’eta’ di 4 anni, ricordo la mia casa, la mia tata e poi in seguito ci sono tornata perche’ ho studiato per tre anni con un maestro di San Giorgio a Cremano. Ma nonostante il piacere che provo ogni volta che vengo qui, mi sono accorta, soprattutto dopo il triste evento del terremoto, di quanto sia legata a L’Aquila.
Ad ogni modo ho viaggiato molto.


SC: Quanto ha influito il viaggio sulla tua musica e sulla tua persona?
SM: Moltissimo. Si puo’ dire che ho costruito in questo modo una mia personalita’ non solo artistica.
Forse anche per questo io mi sento egocentrica, lunatica, ogni mattina mi sveglio con uno stato mentale diverso. Mi piace molto conoscere altre culture ed altri popoli, mi piace viverci e mescolarmi con loro, perdermi in mezzo alla gente e comunicare. Ovviamente questo ha influito anche sulle mie conoscenze musicali.


SC: Quante lingue parli?
SM: Francese, ovviamente, e inglese ed anche un pò di tedesco!


SC: Nella recensione del disco Egocentrica, Fabio Fiume ti ha definito “consapevolmente femmina e pericolosamente jazz”…
Bellissima questa definizione!


SC: Certo, bellissima! Non mettendo in dubbio il “consapevolmente femmina”, invece farei una riflessione sul “pericolosamente jazz”. Credi che la tua scelta di una musica diciamo “poco commerciale” possa costituire un problema per la tua carriera o per il consenso del pubblico?
SM: A me il successo non interessa, non mi interessa la grande massa di pubblico come quello televisivo, anche se sicuramente e’ importante.
A me piace il live e voglio continuare a fare quello, mi basta anche che ci siano tre persone ad ascoltarmi ma che abbiano avuto voglia di farlo. E non credo che essere meno presente in televisione possa rendere meno duratura la mia carriera. Ci sono molti esempi di artisti che la pensano come me e che sono ancora attivissimi.


SC: Ti abbiamo visto sul palco di Sanremo con la Vanoni e sappiamo che e’ diventata la tua madrina e la tua consigliera, con chi ti piacerebbe duettare o lavorare nel prossimo futuro?
SM: Ma certamente con Vinicio Capossela, lo adoro.

SC: Due voci e due personalita’ completamente opposte?
SM: Ed infatti e’ proprio quello che mi incuriosisce ed e’ per questo che mi piacerebbe provarci. Ogni tanto vorrei avere una voce scura, cavernosa, ma dato che non ce l’ho vorrei sperimentare la mia in relazione alla sua e vedere cosa ne esce fuori.

SC: Cosa ascolta Simona nel suo I- Pod?
SM: Certamente cantautori italiani, che hanno ancora molto da dirci e da insegnarci e nel panorama internazionale, che ne so, tanti per esempio Peter Cincotti mi piace molto.


Salutiamo Simona e la lasciamo preparare il suo concerto, ci e’ sembrata estremamente timida, molto alla mano, e sicuramente una ragazza che non si e’ per niente montata la testa.