Esce in questi giorni la più nuova iniziativa, da parte del producer nonché banjoista e chitarrista Ruben Machtelinckx, che elegge a partner d’eccellenza il fantasista di tromba ed autore indipendente Arve Henriksen (che, rimanendo entro la formula-duo, aveva forse convinto meno nella recente esperienza ‘ambient’ con il tastierista J.Peter Schwalm – “Neuzeit”, 2020).
Articolata lungo dodici appaganti tracks, coerenti all’insegna dell’ “incontro tra due musicisti gentili da cui può emergere nient’altro che musica quieta, e così diretta da poter fare un po’ male” (abbuonandone la parziale ma implicita auto-ironia), “A short Story” in effetti sorprende sulle prime per la netta pulizia del tratteggio e per il dominante calore espositivo e, nel caso ci si chiedesse cosa rappresenti questa scelta lineare ed accessibile rispetto alle sue abituali predilezioni sperimentanti, è il medesimo Ruben ad illuminarci: “L’idea per me era di scrivere solide ‘songs’, che davvero potessero far risaltare la mia chitarra. Avevo notato che durante il primo periodo di lockdown ero intento ad ascoltare bellissime melodie (ad esempio Tales from the Farside di Bill Frisell), e ne ricavai lo sprone a scriverne alcune così io stesso. In alcuni precedenti progetti (Poor Isa, Porous Structures) avevo lavorato con alcune accordature ‘off’ sulla chitarra, in modalità puramente intuitiva; quindi ne ho impiegato anche alcune in certe improvvisazioni, come ha fatto anche Arve: ma non più di tante!”
E in effetti, pur non contraddicendo l’impianto generale, non tutte le tracce sono affidate alla linearità della scrittura, quanto piuttosto ad una improvvisazione aperta: è il caso della struttura aerea di strands of black hair o di stone garden, della increspata vitalità di beek 2 o dalle franche dissonanze in Pines of Onoe, pur non disconoscendo la dominanza del pathos dell’intensa sleepwalkers forest , la cristallina ed assertiva ispirazione in resemblance e l’intensità dell’immersione di incondizionata bellezza della conclusiva dawning, che chiude con coerenza emozionale il bel programma aperto dall’esemplare tempra melodica di lessness.
Arve Henriksen di suo apporta una speciale vena lirica, mai davvero latitante nel corso del suo eterogeneo cursus, ma che qui appare liberata da ogni gratuita concessione all’effettismo (pur mantenendosi ricorrente la timbrica esoticheggiante e flautata), ben coniugandosi alle leggibili linee e alle appaganti tessiture dai telai a sei corde animati da un solido e convincente Ruben Machtelinckx, che per l’occasione depone il coltivato banjo per esprimersi sull’incarnazione-principe dei cordofoni, su cui s’investe con tocco scultoreo e piana linearità melodica.
Potrebbe sfiorarci una qualche analogia con l’estetica proposta in un recente passato dalla scuderia Windham Hill (con le vedute di un Will Ackerman ad esempio), di tratto arcadico, ma anche sterile se non agnostico, qui invece contrapposto ad un’efficacia narrativa forte e propositiva, che alla retorica e all’estetismo sembra privilegiare l’allegoria immaginifica.
Impreziosita dall’espresso contributo grafico di copertina dell’artista svedese di tendenza Jockum Nordström, la raccolta conferisce ulteriori argomentazioni al selezionato portfolio della label di Bruxelles, esponendo su un piano di parità due personaggi relativamente assortiti, dal cui meeting risalta e la franchezza del dialogo (e aggiungeremmo un gusto espositivo “civile”) oltre all’interfaccia di tangibile ispirazione e slancio narrativo.
Musicisti:
Ruben Machtelinckx, chitarra, chitarra tenore, composizioni
Arve Henriksen, tromba
Tracklist :
01. lessness 3:31
02. towards the redwood curtain 3:03
03. resemblance 3:53
04. strands of black hair 3:15
05. leaves, birds and grapes 3:23
06. beek 2 1:32
07. variation of shadows 3:49
08. sleepwalkers forest 2:36
09. beek 4:33
10. stone garden 3:37
11. Pines of Onoe 1:01
12. dawning 3:13
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