LUCA FLORES | Innocence

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1870

LUCA FLORES
Innocence
Auand Records AU319-20
2019

In decenni di recensioni non mi era mai capitato: bloccarmi difronte a un disco per mesi senza riuscire a raccontarlo, a darne conto. Come succede a volte con le cose che abitano così tanto nel cuore che vuoi solo che se ne stiano là, al sicuro, protette dal tuo amore. Chi conosce la storia – che non ripercorrerò – e la musica di Luca Flores sa di cosa sto parlando. Sei preda – e “Innocence” é  t u t t o  così – di un grumo emotivo ed emozionale così forte di cui sai  che è impossibile parlare. E d’un tratto allora sembra che tutta la musicologia, la filologia e la critica musicale non servano perfettamente a niente, ascolta e basta. E invece poi assolutamente no.

Devi dichiarare, va assolutamente fatto, che “Innocence” è uno dei dischi più importanti del jazz degli ultimi trent’anni, e uno degli ‘essentials’ in assoluto di tutta la storia del jazz. Perlomeno del pianismo, e colloca Flores dopo e accanto ad Art Tatum, Lennie Tristano, Oscar Peterson, Bill Evans, Herbie Hancock, Cecil Taylor, Michel Petrucciani e allarghi chi legge la galleria di nomi leggendari come crede giusto vada fatto. Luca è nell’olimpo di questi giganti, lo è egli stesso, e lo è perché  le privazioni per cause di forza maggiore di un gruppo allargato che lui avrebbe voluto per questi brani e il tormento e gli abissi della sua condizione esistenziale hanno dato al suo approccio pianistico così originale e per tante novità tutto ancora da analizzare un’intensità, ci risono,  inesprimibile a parole, così quasi insopportabilmente dolorosa da riuscire poi a una leggerezza tenera, innocente, appunto, come suggerisce (idea originaria proprio di Luca, l’intenzione autobiografica di raccontare per ritrovarsi) il titolo del doppio cd.  É un pianismo a tratti singolarissimamente esitante, così evidentemente e febbrilmente riflettente su se stesso e su tutto, che finisce col rompere completamente le dighe che separano la creatività dall’umanità – non so come dire – e il musicista da chi lo ascolta. E tutto ciò perviene a esiti di un’altezza assoluta, di una poesia che lascia attoniti. E che dispensa bellezza. E gioia. Che è poi l’ultimo – e quasi miracoloso – paradosso della musica di “Innocence”.

A praticamente un quarto di secolo da “For those I never Knew”, vengono alla luce i nastri ancora inediti delle quattro sessioni da cui era nato quel capolavoro che già purtroppo fu pubblicato postumo. Si tratta quindi di qualcosa di inatteso e insperato, e Paolo Flores, fratello di Luca – e chi con lui con amore si è imbattuto nel ritrovamento di questi ulteriori inediti – è stato incerto per tanti motivi, legati al pudore e al rispetto delle intenzioni originarie di Luca, se pubblicarli o meno. Per nostra fortuna siamo qui a parlarne e sono particolarmente contento che escano per Auand, l’etichetta discografica multicolore e incontenibile di Marco Valente che con questa pubblicazione secondo me compie un ulteriore salto. Di spessore, di sensibilità.

E proprio nella splendida confezione viene ripercorsa la storia struggente di questa musica, e di questi dischi, a cui ovviamente rimando, della vita di Luca a partire dalla sua infanzia, corredata di foto, di inediti, di scritti di Flores riprodotti nella loro grafia originale.

 

Musicisti:

Luca Flores, pianoforte

Tracklist:

CD 1
01. Strictly Confidential
02. Broken Wing + Lush Life
03. Blues
04. Work
05. Donna Lee
06. Search for the Silver Lining
07. Kaleidoscopic Beams

CD 2
01. Ladder
02. But Not for Me
03. Coincidenze #1
04. Max 2 Supersoul
05. Look for the Silver Lining
06. Coincidenze #2
07. Leaving
08. My Ideal
09. Silent Brother

Link:

Auand

Registrato da Stefano Lugli (1994-95)
Mastering di Alessandro Galati (2018)
Prodotto da Paolo Flores