Intervista a GIORS | Favole sui bimbi è il nuovo singolo

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Esistono legami che travalicano le mere connessioni di sangue. Sono quei rapporti autentici, inimitabili e profondi che si creano tra anime simili, attraversate dalla medesima sensibilità per il mondo e i suoi componenti. Relazioni rare, ma fonti di calore e affetto prezioso.

“Favole sui bimbi”, il nuovo singolo del cantautore Giors disponibile su tutte le piattaforme digitali, è un inno a questi fili invisibili. Una «osservazione sugli aspetti antropologici», come ama definirla l’autore, che rivela alcuni “errori di sistema” correlati al rapporto tra genitori e figli e alla necessità stessa di porre al mondo questi ultimi.

In questa intervista cerchiamo di conoscere meglio la sua figura cantautorale e addentrarci meglio tra i fili invisibili del brano.

Qual è la genesi del nuovo singolo, “Favole sui bimbi”?

Un foglio bianco, una penna, un po’ di silenzio e un pianoforte per esprimere pensieri e riflessioni, che spesso l’immaginario collettivo fa fatica ad ascoltare. Così mi è venuto in mente di metterli in musica.

C’è stata una suggestione particolare che ne ha stimolato la nascita? – A quali persone ha pensato, mentre componeva il brano?

Una semplice osservazione sugli aspetti antropologici, da cui mi è parso cogliere alcuni “errori di sistema” correlati al rapporto tra genitori e figli e alla necessità stessa di porre al mondo questi ultimi.

In una buona parte dell’immaginario collettivo si rileva un pregiudizio diffuso: la convinzione che non si possano comprendere determinate dinamiche genitoriali se privi di prole. Ma è davvero così?

“Favole sui bimbi” tenta di smantellare tale immaginario, scardinandone i presupposti precipui e ponendo, anzi, in rilievo l’importanza di tutte quelle relazioni umane che scaturiscono spontaneamente nel corso delle nostre esistenze.

Qual è il messaggio alla base del testo?

Un inno a quei legami che travalicano le mere connessioni di sangue.
Sono quei rapporti autentici, inimitabili e profondi, una sorta di fili invisibili che si creano tra anime simili, attraversate dalla medesima sensibilità per il mondo e le sue componenti. Relazioni rare, ma fonti di Amore e Felicità.

– Il singolo trae spunto da una riflessione sul legame parentale, ma si rivolge anche a tutte quelle relazioni che sorgono nel corso delle nostre vite e che non sono, necessariamente, “di sangue”: c’è un rapporto umano, in particolare, che l’ha ispirata nel corso della stesura?

Più di uno penso, traendo spunto dall’esperienza vissuta. A poco a poco sono venuti alla mia mente grandi esempi di insegnanti, di persone con responsabilità di gestione negli ambienti di lavoro, di maestri e maestre di discipline dove imparare a vivere insieme è fondamentale per vincere il grande premio della consapevolezza e del coraggio. Dove l’esempio diventa la vera prova di autorevolezza.  E nella mia osservazione ho colto la non singolarità del mio sentire. Peccato davvero che certe belle cose parlino sempre sottovoce.

 

A quale pubblico si rivolgono le sue canzoni? E perché?

A chi ha tempo da dedicare all’ascolto di parole e musica. Ai bimbi e alle bimbe senza età, cioè a tutte quelle persone che custodiscono una parte del loro essere stati bimbe e bimbi anche nel loro vissuto di adulti, che gioiscono e soffrono nel loro quotidiano per varie ragioni e si pongono ancora domande senza rinunciare al Sogno, con la consapevolezza che il sogno rimane l’unico spazio utile all’anima per non smettere di Vivere, per coltivare sempre la speranza e l’impegno di realizzare un mondo migliore al di là di tutti i cambiamenti che ad una prima occhiata ci sembrano solo utopia.

 

– Da dove deriva la scelta di accostare un sound tipicamente country a un brano dal significato così denso e stratificato?

Con Vincenzo Delli Carri poniamo sempre più una costante attenzione a dare attraverso la musica una forma di leggerezza alle cose che scrivo. Una chiave per cercare di creare empatia di ascolto anche di fronte a temi complessi o sentimenti profondi.  E poi la musica country ci è sembrata appropriata perché è musica con radici di immigrazione, quasi una colonna sonora di vite che hanno dovuto affrontare difficoltà significative, cambiamenti epocali, che hanno compreso il valore della socialità reale, dello stare insieme, che si sono confrontate con forti cambiamenti di costume e pensiero, che hanno lottato per un ideale o per un sogno senza avere certezza di successo, che hanno voluto pensare di essere parte di qualcosa ritenuto migliore anche nella consapevolezza di essere a volte minoranza. Dunque un vestito buono anche per le cose che racconta Favole sui Bimbi in virtù del fatto che la favola incarna  nella maniera più istintiva e naturale quel bisogno di trasmettere valori.

– La copertina è particolarmente evocativa: com’è avvenuta la scelta? E che cosa significa per Lei?

Quegli occhi di bimbi che guardano il Cielo evocano immaginazione, semplicità, assenza di limiti, felicità, voglia di giocare, fantasia, desiderio di cose belle, spazio di libertà al di là di tutto quello che l’immaginario collettivo possa proporre loro come modello educativo. L’idea mi è venuta dopo aver visto “Opera senza Autore”, anche se poi Matteo Baracco ha dovuto riscriverla in chiave odierna per i confini dettati dagli spazi e dalle tecnologie. Per me significa assenza di omologazione, forza del pensiero, amore per la bellezza.

 

– Quali sono, secondo Lei, le caratteristiche del «mondo migliore» cui auspica, fil rouge delle sue canzoni?

Conoscenza, Tenerezza, Ascolto, Consapevolezza, Coraggio, Pazienza, Ricerca, Accettazione, Libertà, Doveri, Diritti, Fiducia, Partecipazione, Incanto, Impegno, Gioco, Bellezza, Cura, Lettura, Competenza, Musica, Verità, Pensiero, Autorevolezza, Pietas, Amore.

 

– A che cosa sta lavorando, adesso? Quali sono i Suoi i prossimi progetti musicali?

Un brano che si interroga sul Futuro e che suggerisce qualche pillola di realismo sul modo di immaginarlo anche durante e dopo questa pandemia. E poi chissà, il tempo e la musica ce lo suggeriranno.