EUNHYE JEONG | Chi-Da: The Colliding Beings

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EUNHYE JEONG
Chi-Da: The Colliding Beings
Audioguy GDCD007
2021

Grande visionaria dell’approccio pianistico, come apprezzato nel di poco precedente, ed assai significativo album “Chi-Da”, la giovane e talentuosa autrice coreana Eunhye Jeong torna a prodursi entro un ensemble più composito e diversamente ambizioso nell’articolata performance live in terra natale, aggiungendo al sintetico titolo e marchio di fabbrica Chi-Da il nuovo sottotitolo, traducibile con “esseri in collisione”, laddove il precedente esprimeva lo “esser silenzioso più forte possibile”: caratteri suggestivi e parzialmente enigmatici, coerentemente al grande bacino simbolico della cultura originaria.

Non nuova all’esperienza in collettivo, come nel primo lavoro “Turtle Suite”, Eunhye non ne riprende la colorita line-up coreano-statunitense, arruolando piuttosto nell’attuale formazione ‘all-Korean’ un assortito quanto concentrato combo che espone della penisola asiatica differenti aspetti sia stilistici che identitari, cimentandone la tradizione con la contemporaneità del sentire musicale e teatrante.

Con apprezzamento vi riscontriamo il rinomato Il-dong Bae, depositario dell’arte del Pansori, peculiare forma di narrazione in musica, pescante molto a ritroso nella drammaturgia e poetica locale, di norma eseguito in forma di duo completato da un percussionista; il ruolo è qui (in parte) assolto dalla batterista jazz Soo Jin Suh, leader del Chordless Quartet e componente del Near East Quartet (recentemente notato su ECM). L’eclettica violoncellista avant-garde JI Park completa, non certo ultima per valore, l’assortita formazione, apportandovi innesti post-accademici non disgiunti da un franco spirito improvvisativo; infine, si ritiene di esser adeguatamente introdotti alla peculiare arte della pianista ed animatrice , idiomaticamente trasversale ed espressivamente scultorea, già abile a palesare una personale arte ed una vasta cultura tendente a trascendere il pur fondativo patrimonio classico così come l’evidente filiazione jazz (Wadada Leo Smith e Vijay Iyer tra le importanti frequentazioni statunitensi).

Così ci si dispone alla partecipazione ad un complesso programma verso cui si dovrà preventivamente ammettere limitata dimestichezza e pertanto notevole rilevanza dell’elemento sorpresa, e che non mancherà di disvelare anche un’importante componente d’impegno (qualche elemento potrebbe già essere insinuato dal carattere proprio del repertorio Pansori che tratta, nelle sue tematiche, per lo più di tristi storie di persone oppresse, povere e derelitte).

Nell’introduttiva Jeogori, in poche mosse lo scultoreo pianismo della titolare impone spazialità e scansione drammatica all’increspato plateau sonoro su cui s’installa, come avverrà nelle cinque misure dell’album, la vocalità di tempra inedita e spiazzante, di gutturale ed imperioso senso drammatico di Il-dong bae, che conferisce speciale corpo insieme al sintonico trio strumentale ad un canto tradizionale tipico dei fanciulli della diaspora coreana in Giappone.

Aliti metallici, asprezze cellistiche ed eviscerazioni del corpo pianistico convergono a conformare la tesa vertigine di Return to Life, che consolida la complessa fisionomia teatrante del lavoro; di estesa articolazione e centrale nel corpo della raccolta, The Hope Landed si apre nella corposa sonorità del violoncello ad introdurre la sempre spiazzante vocalità, di severità monastica , non raramente vociante e bellicosa, su cui convergono turbolenze percussive animate sia dalla tastiera che dal drum-set, entro un passaggio di tesa e scabra drammaticità.

Brano di rilevante tensione civile, The Sacrifice commemora l’immane disastro marittimo del 2014 (il naufragio del Sewol Ferry) costato oltre 300 vite, rappresentato in un passaggio di straniante costernazione. Disturbante ritualità nell’incisiva iterazione di tamburi e nei clusters dei due strumenti melodici, configurando un teso camerismo con non pochi prestiti dai più devianti idiomi del Novecento, conferendo alla conclusiva Curtain Call la fisionomia di vigoroso upgrade del (non estinto) filone post-accademico, improntato da uno spregiudicato intuito improvvisativo.

Senza voler sminuire l’apporto delle tre ben distinte e coinvolte strumentiste, riesce catturante (nonché inedita) come c’è da attendersi la prestazione dell’ispirato declamatore, di vocalità arcaica, ruggente e di inusuali caratteristiche, in parte grazie all’interazione, complessa e per lo più imprevedibile, nel composito sound d’insieme; la scrittura sembra offrire poco più (o poco meno) che spunti di traccia, per un programma tratteggiato mediante pennellate ampie e spesso violente, da notevoli ed influenti pulsioni ‘avant’, avvalorate da un notevole senso del dramma mercé un energico istinto per la performance istantanea, oltre ad una ponderosa dimensione d’impegno rappresentativo.

Piuttosto impressionante dunque la prestazione d’insieme degli  assortiti (ma assai ispirati) “esseri in collisione” qui convocati, e non avvertiamo grande forzatura nel convenire che trattasi di “ultraterrena intensità fedele allo spirito dell’epica tradizione coreana Pansori”, ma ulteriormente riscontriamo (e concordiamo) dalle suggestive note ad introduzione: “I contenuti sonori risuonano attraverso ogni essere (un interprete e il suo strumento nel suo insieme) e si scontrano per creare e materializzare un nuovo campo sonoro, creando a volte una giustapposizione. Il Chi-Da Quartet crede che si possa trovare il cosmo da una gamma apparentemente caotica di musica e attualizzare “和而不同“, uno degli insegnamenti di Confucio che significa “si cerca l’armonia non l’unità omogenea”.

Della titolare si confermano dunque l’interessante progettualità ed il valore del pianismo, che conferma e rinsalda fisionomia statuaria e monumentale, e ne attendiamo  ulteriori esternazioni (già annunciato per il corrente anno  “Nolda”, ancora per piano solo), ritenendo di voler conferire omaggio alla giovane e talentuosa Eunhye Jeong in generale per la palese motivazione di edificarsi un profilo fattivamente partecipativo alla contemporanea scena creativa trans-stilistica.

 

Musicisti:

Eunhye Jeong, pianoforte
JI Park, violoncello
Soo Jin Suh, batteria
Il-dong Bae, voce (Pansori)

TrackList:

01. Jeogori 17:50
02. Return to Life 13:05
03. The Hope Landed 25:45
04. The Sacrifice 12:42
05. Curtain Call 6:20

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