WOMEN | Women

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Women
Women
Jagjaguwar - distr. Goodfellas
2008


Grazie a una scena underground che sembra una vera polveriera, negli ultimi anni il Canada sta ammassando una quantita’ di nomi profetici e interessanti. Tra gli ultimi esplosi ci sono gli Women di Calgary, quartetto (formato da soli giovanotti) che trova un mentore d’eccezione in quel genietto di Chad VanGaalen, produttore di questo loro eponimo album d’esordo. Un disco che dura appena mezz’ora ma che in dieci brani irradia una molteplicita’ di idee, atmosfere e citazioni espressive a dir poco strabilianti. Melodie candidamente rumorose e sferraglianti, ritmicamente tribaloidi e lisergicamente sfasate, midollo osseo di estetiche no wave e post-punk ma anche di allucinazioni pop figlie degli anni Sessanta. L’umore urgente e decadente di Cameras, con le sue chitarre grattugiate e i suoi corposi contrappunti di synth e basso new wave, pone subito in risalto una caratteristica peculiare e originale della scrittura degli Women, ossia quella di una omogenea “atonalita’” generata da ieratiche e limpide armonie vocali che si emancipano dal ritmo del tessuto sonoro, raramente aderendo ad esso, piu’ spesso seguendolo, sopra o di lato, con lieve ritardo oppure anticipo. L’ascolto prosegue con le dissonanze intriganti e sincopate, crivellate da rumorismi di stampo “industrial”, loop e feedback di Lawncare e gli sfrigolanti esercizi dronici e ambientali di Woodbine fino ad arrivare ad uno dei vertici della raccolta, quella Black Rice che con i suoi timbri chitarristici claudicanti e infantili, incastonati tra campanelli e percussioni strascicate, esalta celestiali armonie e linee vocali a meta’ strada tra Beach Boys (era Pet Sound) e Syd Barrett. Dopo le articolate scale “frippiane” del breve strumentale Sag Harbor Bridge e’ la volta di un altro paio di gemme: Group Transport Hall, un minuto appena di finissimo folk-pop retro’ stile Zombies, e Shaking Hand, favoloso intreccio di trasparenti chitarre Duruttti Column-Television e deformanti atonalita’ Sonic Youth su cui svolazzano teneri cori e visionari falsetti sixties reminescenti degli Electric Prunes di Release Of An Oath e Mass F Minor. Pu’ torvi e dissonanti gli ultimi tre brani (Upstairs, January 8th e Flashlights), dove la band cala fendenti percussivi, chitarrismi obliqui e clangori cacofonici che sanno molto di prima “gioventu’ sonica” e sbilenche tensioni a’ la Swell Maps. Un disco consigliatissimo, dal groove ficcante e agrodolce, che lancia nell’agone del rock alternativo un progetto “sopra le righe” da tenere sott’occhio nell’avvenire.


 


 




Voto: 7,5/10


Genere: Indie Rock / Post Punk, Noise-Psych Pop


 


 




Musicisti:


Patrick Flagen –  vocals, guitar, tapes


Matthew Flegel – vocals, bass, keyboards


Christopher Reimer – vocals, guitar, effects


Michael Wallace – drums, percussions


 




Brani:


01. Cameras


02. Lawncare


03. Woodbine


04. Black Rice


05. Sag Harbor Bridge


06. Group Transport Hall


07. Shaking Hand


08. Upstairs


09. January 8th


10. Flashlights


 




Links:


Women: www.myspace.com/womenmusic


Jagjaguwar Records: www.jagjaguwar.com