UMBRIA JAZZ WINTER | Una domenica speciale!

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La domenica mattina, dopo una robusta colazione, ci vede nuovamente pimpanti ed in giro a caccia di note…ci imbattiamo nei Funk Off che, partendo dalla Funicolare di Piazza Cahen, riscaldano con i loro brani, vecchi e nuovi, l’aria sferzata dal vento gelido e radunano il pubblico che li segue con rinnovato entusiasmo, mentre risalgono il Corso Cavour, marciando tra le botteghe ed i piccoli negozi.

Propongono dei pezzi classici del loro repertorio, come l’ormai notissima Uh Yeah!, Waking Up At UJ, The Funkin’ Been, Women And Money e brani più nuovi, come It’s OK. Presentano inoltre alcuni lavori inediti, come Time Out, e colgono l’occasione per pubblicizzare il loro ultimo cd, appena uscito e registrato durante un concerto live organizzato proprio da Umbria Jazz al Blue Note di Tokyo.

 

Alle ore 12.00, alla Sala dei 400 del Palazzo del Popolo, ci facciamo incantare dall’arte e dalla classe del pianista di New Orleans Sullivan Fortner che, insignito del Lincoln Center Award For Emerging Artists nel 2016 e membro resident dell’ultima formazione del compianto trombettista Roy Hargrove, propone un repertorio vario ed accattivante.

Lo accompagna, sul palco, la ballerina newyorkese di tap dance Michela Marino Lerman, che aggiunge ulteriore fascino alla già ricca performance musicale.

L’ incalzante e preciso ritmo del tip-tap della Lerman, diventa, in questo ambito, uno strumento a percussione vero e proprio ed offre al pubblico un affascinante esempio di perfetta fusione tra due diverse abilità artistiche: la danza e la musica.

Ci concediamo una pausa musicale, per recarci a vedere Anomalie, la mostra fotografica degli intriganti scatti di Francesco Truono, esposti nella bottega del pittore orvietano Massimo Chioccia, insieme alle sue coloratissime tele jazz.

Il filo conduttore della mostra è quello che caratterizza lo stile fotografico di Truono: gli scatti in movimento, il gioco di luci ed ombre rispetto a determinati soggetti, l’attenzione per i dettagli dei vari strumenti musicali, la ricerca della luce ed il ritratto in primo piano di alcune parti del corpo.

I protagonisti delle foto sono i musicisti che hanno preso parte alle varie edizioni di Umbria Jazz, sia nella edizione invernale, che in quella estiva.

Uno spazio particolare è dedicato ai Funk Off, presenti in ben dieci scatti: un gradito omaggio al loro essere il “trait d’union” – attraverso le loro marcianti – tra le città che ospitano la manifestazione ed il festival stesso.

 

Dopo un po’, siamo nuovamente in coda fuori al Palazzo del Popolo, per accedere alla Sala Expo, dove si esibisce, alle 15.30, un quartetto d’eccezione: Rosario Giuliani al sax alto ed al soprano, Joe Locke al vibrafono, Dario Deidda al basso elettrico e Roberto Gatto alla batteria.

Presentano “Love In Translation”, il loro ultimo lavoro discografico che segna il ritorno, insieme, di questa bella e talentuosa formazione, nata proprio ad UJ, venti anni fa.

Giuliani e Locke, cresciuti nel frattempo artisticamente, sono ormai due eccellenze internazionali del rispettivo strumento: ritornano quindi con piacere a fondere le rispettive esperienze ed a sugellare ancora di più la loro amicizia, proponendo un progetto musicale dedicato all’amore e che, come quest’ultimo, è intenso e passionale.

Il concerto è dedicato alla memoria del recentemente scomparso Mario Guidi, padre del pianista Giovanni Guidi.

Ad alcuni immortali standard jazz, si alternano brani originali, come quelli composti in memoria di Roy Hargrove e Marco Tamburini, musicisti prematuramente scomparsi.

 Giuliani-Locke-Deidda-Gatto_Love In Translation_ UJ#27_Orvieto_©SpectraFoto_29-12-2019_01

Alle 19.00, il concerto in programma nella Sala dei 400 ci regala “Le Canzoni di Mina”: il magistrale tocco di Danilo Rea al piano, la maestria di Massimo Moriconi al contrabbasso ed i virtuosismi alla batteria di Alfredo Golino ci propongono una riuscita ed intimistica rilettura in chiave jazz dei grandi successi della Tigre di Cremona, già edita nel lavoro discografico “Tre Per Una”.

Una platea entusiasta applaude brani immortali come La Banda, Non Credere, Parole Parole. Graditissimi pure gli altri omaggi alla canzone d’autore italiana: E Se Domani, Se Telefonando, proposta in un inedito medley con la natalizia Jingle Bells.

Ed ancora non manca una apprezzata incursione in un altro progetto musicale di Rea, dedicato a Fabrizio De Andrè, del quale propone La Canzone Di Marinella e Bocca Di Rosa.

Alle 20.30 ci trasferiamo al Palazzo dei Sette, dove ci aspetta la grande voce della brava e simpatica Greta Panettieri, che si esibisce in quartetto.

Special Guest è il sassofonista Max Ionata, con il quale la Panettieri ha iniziato un vincente sodalizio artistico nel 2013.

La Panettieri, che si forma artisticamente negli Stati Uniti e che pubblica a New York il suo disco d’esordio “The Edge Of Everything” nel 2010, ha al suo attivo 7 album pubblicati a suo nome ed una intensa e variegata attività artistica.

Propone un programma misto di tradizione e di modernità, che spazia dal tributo alla canzone d’autore italiana ed internazionale ad alcuni successi di Mina, piacevolmente interpretati alla sua maniera.

Da notare l’incredibile estensione vocale ed il perfetto controllo che la Panettieri riesce ad esercitare sulla sua voce, che arriva a toccare, con successo, anche note molto alte.

Ci regala, tra le altre, Easy, Parole Parole, Pensamento Feliz e chiude la sua esibizione con Brava.

 

Dopo una pausa di un paio d’ore, torniamo al Palazzo dei Sette per goderci la jam session di questa sera; alla resident band composta da Odorici, Scannapieco, Pozza, Benedettini e Pinciotti, stasera si affiancano, per la gioia del pubblico presente, che gremisce la sala, molti dei musicisti che si esibiscono al festival: il pianista Sullivan Fortner, i batteristi Gege’ Munari e Roberto Gatto, i sassofonisti Filippo Bianchini e Vittorio Cuculo e la cantante Mila Ogliastro che interpreta I Could Write A Book e Come Rain Or Come Shine.

Al termine della jam, le porte del Palazzo dei Sette che si chiudono, segnano la fine della nostra stavolta breve, ma sempre bella ed intensa, permanenza orvietana.

 

Grazie Umbria Jazz Winter e grazie Orvieto, per la musica, le emozioni e l’atmosfera unica ed impagabile che, in perfetta sinergia tra organizzazione e territorio, riuscite sempre a creare.

Alla prossima, con i migliori auguri di un buon anno 2020 a tutti!

 

 

Ecco la photogallery completa di Umbria Jazz Winter #27