Ubertone ci racconta il suo album “Meconio”

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Fuori da venerdì 20 gennaio 2023 su tutte le piattaforme di streaming Meconio, il primo album di Ubertone. Con questa raccolta, che spazia da intense ballate introspettive a piccole narrazioni caratterizzate una componente umoristica, il cantautore rodigino ci introduce al suo peculiare mondo poetico fatto di forti chiaroscuri, musicali ed emotivi.

Qual è stato il momento in cui hai capito che era ora di dar vita al tuo progetto musicale?

La produzione di questo disco è un primo passo per mettere in bella un progetto piuttosto ampio che, in forma più volatile, esiste già da parecchio tempo. Sono almeno dieci anni, infatti, che suono i miei brani nei locali e nelle case private (con la formula dell’house concert) e in questo periodo la scrittura di canzoni è diventata sempre più centrale nella mia vita. L’esigenza di “esistere” anche discograficamente credo sia una naturale conseguenza di questo processo. Sto continuando a scrivere parecchio e quindi le prossime uscite saranno un mix di pezzi ho già suonato dal vivo e di altri completamente nuovi.

 

Come senti di essere evoluto da quando hai cominciato a fare musica ad oggi?

Ho cominciato a scrivere le mie prime canzoni a diciassette anni e tra pochi giorni ne compio quarantuno. Quindi in questo lasso di tempo ci sono state evoluzioni in alcuni aspetti e probabilmente involuzioni in altri. Uno dei frangenti in cui però ho cercato di forzare la mano ultimamente è quello della concretezza. L’operazione demiurgica di cui parlavo prima, il trasportare la mia musica dal mondo delle idee a Spotify, ha richiesto uno sforzo in questo senso che sono felice di aver fatto. Artisticamente invece il cambiamento ha seguito le mie esperienze di vita, le mie passioni musicali e i miei stati d’animo. Quando ho cominciato a scrivere scimmiottavo i miei artisti preferiti, ora mi sembra di aver trovato una maggiore consapevolezza della mia identità.

 

Tra tutti i brani presenti in “Meconio”, qual è quello che ti rappresenta di più e perché?

In alcuni brani non mi riconosco più, lo ammetto. Ma va bene così. Il loro scopo non era esprimere una visione del mondo che io potessi avallare in eterno ma al contrario fotorgrafare il mio stato d’animo nel momento contingente in cui li ho scritti. Tuttavia dovendo scegliere una canzone, paradossalmente, scelgo quella più vecchia: Caro diario. Nel testo mi rivolgo a un diario che non ho mai scritto per paura di accorgermi della mia pochezza. Questo tipo di conflitto, anche se è cambiato nel tempo, in me persiste.

 

Che musica stai ascoltando in questo periodo?

Ultimamente sto rispolverando molto grunge e molto punk. Credo che queste mie passioni adolescenziali si sentiranno parecchio nelle mie prossime produzioni.