Quinto lavoro in studio per uno dei più famosi ensemble che da anni porta in giro per il mondo il suono antico del tango argentino (e non solo ovviamente). Il collettivo guidato dal pianista, compositore e cantante Mariano Speranza oggi approda a questo lavoro dal titolo “Vamos a la distancia”, disco che celebra il grande Astor Piazzolla in un anno che ne dista 100 dalla sua nascita. Dunque esecuzioni personali, rilette e rispettate, ma anche scritture inedite che al maestro argentino devono una cifra stilistica e un ovvio debito d’ispirazione. Un lavoro che dedica la sua voce a chi ha seminato non solo un suono ma anche un genere e una scrittura divenuta poi bandiera popolare per le generazioni a venire. Probabilmente sono questi i suoni a cui dovremmo rimandare un’alta definizione del concetto di “pop”.

 

 

Parliamo innanzitutto di produzione. Come nasce “Vamos a la distancia”?

All’inizio c’è sempre un’idea, questa si confronta con altre, si trasforma, si sviluppa, si plasma per concretizzarsi pian piano. Un album di Tango Spleen deve avere sempre un concetto chiaro, per questo è necessario cercare tanto affinché rappresenti, dalla scelta della scaletta agli arrangiamenti, tutti coloro che ne fanno parte.

È stato un bel lavoro di squadra, per niente facile per il periodo imprevedibile di limitazioni che stavamo attraversando, ma con fiducia e grande entusiasmo siamo riusciti a dare alla luce, anche tramite l’home recording, queste nostre idee musicali.

 

Dal vivo si sta tornando a quello che siamo abituati a vedere di voi?

Un po’ sì e un po’ no. Si torna con più consapevolezza e con più voglia, con una energia ricambiata: di conseguenza la nostra musica è cambiata, è cresciuta. Energia e poesia penso che oggi siano due concetti più maturi nei nostri live e pertanto anche noi percepiamo un pubblico diverso, con altre necessità ed un’attenzione nuova e rinnovata.

 

Anche perché temo che dischi del genere siano privati di una qualche energia tutta loro se portati lontani dal palcoscenico… vero?

Di sicuro la musica dal vivo ricrea delle sensazioni che non si possono completamente raggiungere ascoltando una registrazione. Peraltro, quando si parla di tango soprattutto in Italia, succede che si creino molti preconcetti ed è difficile che un ascoltatore non appassionato a questo genere cerchi spontaneamente di ascoltare un tango per la voglia di goderselo a casa propria. I nostri concerti ed il nostro successo sono la prova che bisogna far conoscere di più questa musica, avvicinarla al pubblico per sfatare tante interpretazioni ormai superate. Che sia dal vivo o in registrazione, tutto può capitare tranne la noia quando si ha voglia di ascoltare questo genere.

 

E penso che molta di questa produzione ne abbia tenuto conto. Sbaglio o si è tenuto conto di restituire al disco anche un forte impressione live?

Abbiamo cercato fin dal primo momento un ideale bilanciamento tra il live e la registrazione negli arrangiamenti, nella preparazione e nelle prove. In particolare abbiamo curato molto lo slancio e la conduzione dei tempi di ogni brano per assicurare una buona riuscita della registrazione. Abbiamo cercato di tenere alto il livello di intensità ed espressività proprio come cerchiamo di farlo nei nostri live.

 

Un video a celebrazione del disco?

Stiamo lavorando a nuove produzioni e una di queste sarà con video.

 

Visto il tempo che corre, arriverà anche una stampa in vinile?

In tanti ce lo chiedono, vorrà dire che potrebbe essere una bella idea!