NEWDRESS | Il bel gusto New Wave dei giorni nostri

0
455

Allora è vero che la New Wave non è morta e defunta. E forse, come detto da più parti, questo nuovo lavoro dei NEWDRESS sarà l’ultimo lavoro come discografico (Discipline Records) per il tanto amato Garbo, cantautore ed eclettico visionario dell’epoca beat italiana, la new wave che ha fatto storia… e a quanto pare, forti anche di collaborazioni importanti come Antonio Aiazzi dei Litfiba, Diego Galeri e Stefano Brandoni, il nuovo disco dei nostri bresciani si attesta come un’opera davvero gustosa, efficace e di grande impatto. Si intitola “LEIcontroLEI”, fotografie ricche di stile glitterato e di un sound davvero accattivante, internazionale per quel certo modo di compiere gli arrangiamenti, italiano figlio del pop per quel modo di disegnare le melodie. Ed è un concept che parla di donne importanti, donne della storia, della politica, dell’arte e delle grandi tragedie. Un nuovo disco che reagisce alla tendenza omologante della indie italiana. Due chiacchiere con i fondatori storici: Stefano Marzoli e Jordan Vianello.

 

 

Per parlare di questo nuovo disco dei NEWDRESS dobbiamo parlare per forza di suoni digitali. Per voi, oggi che è divenuto pane quotidiano, che peso ha l’elettronica nella musica?

Stefano: Una volta l’elettronica era un genere oggi è una necessità dettata dai tempi e dal budget. Si è sempre pensato che per fare rock servisse la batteria acustica, oggi sono tantissimi i gruppi che per fare prima utilizzano software per programmare le batterie con suoni acustici campionati, non è più rock? Penso che preferirebbero anche loro fare “alla vecchia” ma con quali costi? Sicuramente non è musica elettronica ma utilizza l’elettronica.
Io ho cominciato con i sintetizzatori analogici, i sequncer e le drum machine, spesso senza il MIDI ma con il CV GATE… un delirio. Ma quella era musica elettronica… entravi dentro il synth e diventavi parti di lui con tutti gli errori che potevano nascere, oggi parliamo di COMPUTER MUSIC, dove trovi tutto già pronto ed assembli a gusto personale. Spesso il risultato è ottimo, ma mi sembra si stia andando verso una musica sempre più uniforme.

 

E puntiamo il focus su questo nome che ormai ha una sua storia nella scena new wave italiana. NEWDRESS come a dire “nuova faccia” … o cosa?

Stefano: Si l’intento era quello di avere un nome che richiamasse la New wave… i New Order… i Depeche Mode (è il titolo di una loro canzone) e un senso di nuovo, per nuovo non intendiamo “inventare qualcosa di nuovo” che sarebbe pretenzioso, ma essere diversi e nuovi nel proprio contesto musicale e storico. I Bluvertigo non hanno inventato nulla di nuovo ma quando usciti con il promo disco erano diversi perché in quel periodo andava tutto un altro genere e loro erano innovativi. A Brescia negli anni 90 c’era il post-rock l’indie quello vero, il metal e il grunge…. Noi facevamo New wave anni 80…. Non eravamo molto considerati… ma mi permetto di dire che siamo sempre stati dalla parte “giusta”.

 

Nel corso degli anni com’è cambiata la vostra musica?

Stefano: La nostra mentalità non è mai cambiata, sperimentare, fare progetti ragionati e con attitudine artistica ma che possano risultare fruibili da tutti. Musicalmente ci siamo orientati verso una natura più elettronica anche se in passato non avendo i messi abbiamo fatto esperimenti assurdi pre triggerare la batteria acustica di Jordan per fare Alibi, ma ci siamo divertiti un sacco.

Bellissima anche la copertina che sulle prime mi fa pensare ad un disco di progressive… ce la raccontate?

Jordan: Brescia è una città florida musicalmente ma anche a livello prettamente artistico e fra i tanti esponenti dell’arte illustrativa spicca Giulia Rosa una giovane disegnatrice che dedica i suo lavori, spesso provocatori, per lo più al mondo femminile, di recente ha pubblicato un libro illustrato sulla performer Marina Abramović. Per questo disco volevamo un art work vivace e variopinto, in netto contrasto con il bianco e nero del precedente album “Falso Negativo” a sottolineare la scelta fatta per questo lavoro: sdrammatizzare tematiche pesanti e difficili da raccontare in canzoni. Parlando di donne abbiamo quindi pensato di rivolgerci a Giulia chiedendole un art work variopinto e risolutore ma allo stesso tempo provocatore. Ecco quindi la copertina in cui le due LEI si sfidano, si sfiorano, si accarezzano in un vortice di metaforiche serpi colorate. Giulia ha poi creato un’illustrazione per ogni canzone costruendo un libretto multicolor e accattivante, a questo punto ci siamo resi conto che una nostra fotografia avrebbe stonato parecchio quindi le abbiamo affidato anche il compito di disegnarci. Il risultato finale è una bomba colorata pronta a scoppiarvi fra le mani.
Invitiamo tutti i lettori ad andare alla sua mostra “Amore Mio Illuminato” che si terrà a Vicenza presso la Fondazione Vignato dal 29 Novembre al 31 Gennaio, dove troverete esposte le tavole del suo nuovo libro e alcune sue opere personali.

 

A chiudere: trovo che tutto questo suono del disco sia fortemente ancora agli anni ’90. Una scelta ovviamente voluta… per quale ragione?

Stefano: Gli anni 90 italiani che grande periodo per musica del nostro tricolore, abbiamo anche dedicato un disco a questo florido periodo che s’intitola appunto NOVANTA in cui rivisitiamo “in chiave Newdress” alcune delle canzoni per noi fondamentali di quegli anni, rifacendole con chi le aveva scritte: “Senza Vento” con Omar Pedrini, “Grandi Giorni” con Garbo, “Nero” con Lele Battista dei LaSintesi e “I Am Happy” con Luca Urbani dei Soerba.
Risulta quindi per noi naturale avvalersi di tutte queste influenze quando creiamo musica, sono oramai conficcate stabili nei nostri geni.