MENOMENA | Mines

0
417

Menomena
Mines
Barsuk Records / City Slang
2010

Trio di Portland (Oregon), i Menomena sono una delle realta’ piu’ belle e interessanti della scena alternativa del North-West. Sin dall’album di debutto (I Am The Fun Blame Monster, del 2004) la loro formula si e’ distinta per un discorso “art rock” stilisticamente sfuggente e accattivante, ben corroborato da capacita’ tecnico-strumentali fuori dal comune (parti vocali e strumenti ruotano di continuo tra i tre, specie nelle performance dal vivo) e da una fantasia di scrittura che lascia spazio tanto a soluzioni sperimentali quanto a strutture armoniche estremante dirette e ficcanti.


 



Cose che vengono facili quando si ha la fortuna di disporre nel proprio organico di uno come il polistrumentista e cantante Brent Knopf, mago dei computer e inventore del “Digital Looping Recorder” (l’arma segreta del gruppo, utilizzata nel processo creativo in studio) nonche’ artefice del side-project Ramona Falls, titolare nel 2009 del piacevole e stravagante Intuit, condiviso e realizzato con la bellezza di ben 35 musicisti della scena di Portland.


 



Mines e’ la nuova, quarta, uscita discografica del progetto, completato dagli altrettanto validi e bravi Justin Harris (basso, chitarra, voce, sassofoni) e Danny Seim (batteria, voce e percussioni). Un album che forse piu’ dei precedenti fornisce la misura di quanto variegata e intessante sia la proposta dei Menomena (nome rielaborato da Mah-na’ Mah-na’, celebre brano del nostro Piero Umiliani presente nella colonna sonora dell’erotic B-movie “Svezia – Inferno e Paradiso”), notevolmente cresciuta in termini di prospettive sonore e combinazioni ritmico-armoniche. Si parte con passo felpato, in punta di pop, con le fluttuanti e morbide linee elettroaustiche di Queen Black Acid, pezzo che se fosse scelto per un “blindfold test” potrebbe essere benissimo confuso con uno dei Blur, vuoi per le ascensionali trame lisergiche in chiave liturgica che per il cantato indolente assai simile a quello di Damon Albarn. Si passa poi a Taos ed e’ tutta un’altra musica, un groove “soul-rock” moderno e dirompente, introdotto da un giro di basso corposo e modulare, che cresce mano a mano su acide svisate di chitarra elettrica, contrappunti di piano, beat energico di batteria, movimenti d’archi e ottoni in levare che fanno da cornice a parti vocali febbricitanti e passionali.


 



Il piacere dell’imprevedibilita’ che si sussegue brano dopo brano e’ la carta vincente di questo disco, un piacere sempre piu’ raro da provare oggigiorno, sommersi e circondati come siamo da album, pure di gruppi alternativi e sotterranei, impostati su canzoni e motivi fotocopia. I paragoni e i confronti con altri modelli, si sa, sono fastidiosi e ingiusti per ogni band che cerca di trovare una sua strada con un certo tipo di sound. Eppure sono certo di non fare un torto ai Menomena dicendovi che nelle vertiginose tastiere, come nel canto e nel bel lavoro percussivo di Killemall troverete mescolati in parti uguali l’electro-new wave dei New Order ed il paisley-rock dei R.E.M.; che la trasognata vena “folk-pop” in salsa lo-fi di Dirty Cartoons prende due piccioni (Beck e gli Eels) con una sola fava; che in Bote (pezzo eccezionale dal punto di vista degli arrangiamenti) allignano tradizione psichedelica, jazz-soul e garage-rock; che Lunchmeat e’ uno sfavillante esercizio di blues-roots tecnologico e avveniristico degno dei migliori Califone; che Pretty Boy, You’re Such a Big Boy vive su geniali accenti ritmici e variazioni melodiche innescate da accordi di piano, effetti glitch pop, chitarra slide e inserti di sassofono; che Five Rooms e’ un eccentrico cabaret prog-futurista ricco di schemi lisergici e suggestivi refrain dream-pop; che nelle celestiali armonie vocali e nelle sonorita’ timbricamente sorde e sfasate di Sleeping Beauty si agitano quei surreali vortici marziani tipici dei Flaming Lips.


 



In Mines non c’e’ la minima ombra di eccesso o sbavatura, tutto si regge su un magico equilibrio di tensione sperimentale e intuizione melodica, caratteristiche che rendono i Menomena una fabbrica sonora perfettamente in linea con le urgenze estetiche dei tempi correnti.


 




Voto: 7,5/10


Genere: Indie Rock / Experimental Pop


 


 




Musicisti:


 


Brent Knopf – guitar, keyboards, piano, vocals


Justin Harris – bass, guitar, baritone sax, alto sax, vocals


Danny Seim – drums, vocals


 


 




Brani:


01. Queen Black Acid


02. Taos


03. Killemall


04. Dirty Cartoons


05. Tithe


06. Bote


07. Lunchmeat


08. Oh Pretty Boy, You’re Such A Big Boy


09. Five Little Rooms


10. Sleeping Beauty


11. Intil


 




Links:


Menomena: www.menomena.com


Barsuk Records: www.barsuk.com