GOYAH o del rock rappresentativo

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I Goyah si sono formati nel febbraio 2008 con l’idea di unire sonorita’ tipiche delle colonne sonore cinematografiche al pop rock moderno; il gruppo combina infatti atmosfere e suoni orchestrali (piano, archi, cori polifonici, fiati) con suoni elettronici in aggiunta alla struttura della classica band pop rock (chitarra elettrica, basso, batteria e voce): da qui nasce in altre parole il loro dream rock.




I Goyah
inoltre ha pubblicato da poco il suo ultimo album Memori, ma per conoscere qualche aspetto in piu’ delle undici tracce che lo compongono, abbiamo posto alcune domande direttamente a Paolo, frontman della band.



 


Sound Contest: Prima domanda semplice ma doverosa: da dove nasce il nome Goyah?


Paolo Goyah: Un giorno cercavo con insistenza un nome per il progetto, cominciai a sfogliare “La storia della bellezza” di Umberto Eco e notai su una pagina che un quadro aveva delle maschere molto simili a quelle del film “Eyes wide shut” di S. Kubrick. Lessi la descrizione ed era del pittore Francisco Goya; mi piacque e decisi di chiamare cosi’ la band; per distinguerci aggiunsi una “H” e solo dopo pochi mesi, sfogliando nuovamente il libro, mi resi conto che avevo letto male…il quadro era di un italiano di cui non ricordo mai il nome.



 


Come nascono i vostri pezzi?


Per quanto concerne i testi, sono riadattamenti in metrica di miei pensieri e poesie.


Personalmente, nel momento in cui mi nasce un’idea melodica, la appunto su uno spartito e la armonizzo, soprattutto relativamente all’ensemble orchestrale, voce e piano; relativamente agli strumenti della band, scrivo solo una linea guida, lasciando ai musicisti la piena liberta’ espressiva per il proprio strumento.


Diverso, invece, e’ il metodo usato dagli altri componenti nel caso di Caralho.



 


In che senso? “Caralho” e’ l’unico brano strumentale del cd. Come e’ nato?


Appunto, Caralho e’ nato dall’idea di dare un’intro di pianoforte alla canzone “Shapes” ed e’ stato composto interamente da Gian Luca Nigro, il nostro tastierista. Gianluca usa software di composizione elettronica, esegue, registra, crea e campiona i suoni. Il brano doveva durare massimo 30 secondi, ma perfezionandolo e’ diventato un vero e’ proprio brano definitivo e cosi’ l’abbiamo inserito nell’album separato dalla sua matrice Shapes. Il nome e’ un altro errore di valutazione e significa ca**o in portoghese.



 


Quali sono le vostre influenze musicali?


Spaziamo dalla musica colta ai Pink Floyd, pero’ siamo influenzati maggiormente, per una passione comune, dalle colonne sonore cinematografiche e soprattutto da quelle americane.



 


I testi sono tutti tuoi e sono tutti in inglese. Qual e’ il tema predominante nelle tue liriche?


Il tema principale e’ il volontario smembramento del corpo da parte dell’uomo divinitas nella ricerca della propria identita’ originale nel nulla. Viene rappresentato nei testi con il sesso, tanta natura, spettri, atrocita’ umane e cosi’ via.



 


Prima di ‘Memori’ avete registrato un EP con 4 tracce ed un ‘Live in studiò. Quando avete capito che i tempi erano maturi per registrare un album intero?


Dopo innumerevoli riarrangiamenti, ci siamo ritrovati a Londra un anno fa io e il tastierista e discutendo insieme del futuro del progetto decidemmo di rischiare: