FABRIZIO SAVINO: visioni metropolitane e chiaroscuri della musica

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Sound Contest: Ciao Fabrizio; parliamo subito della tua ultima fatica, Metropolitan Prints, una sorta di album fotografico raccolto coi tuoi occhi – immagino nel corso di viaggi, alla ricerca di nuove esperienze – stampato nella tua mente, e poi mostrato e raccontato in un Cd attraverso la musica…

Fabrizio Savino: Direi proprio di si! E’ un racconto vero di un mio percorso di vita. Un viaggio attraverso sguardi, odori, sensazioni, profumi, idee, ansie, gioie, amori, dolori, durante il quale ho avuto modo di accrescere la mia sensibilita’ artistica e, logicamente, di vita. Metropolitan Prints (titolo del 2  brano e dell’album) racchiude tutto cio’. Avevo voglia di raccontare queste emozioni in musica. Avevo desiderio, probabilmente, anche di chiudere delle porte del passato. E diciamolo pure, la musica e’ il miglior mezzo di espressione per fare questo.

S.C.: La musica, da sempre, rappresenta un linguaggio, una forma espressiva con “l’effetto collaterale” di trasmettere sensazioni, di modificare stati d’animo e di suscitare visioni ed emozioni, ed in effetti questo e’ lo scopo delle colonne sonore cinematografiche, teatrali e quant’altro. Possiamo dire questo tuo esperimento di globalizzazione sensoriale ben riuscito e come ti sei trovato in veste di protagonista?

F.S.: Felicemente dentro ogni singola nota del disco. Ogni brano racconta una storia ben precisa. In questo disco cerco di racchiudere ogni singolo attimo di cio’ che e’ stata la “Metropoli” durante questo mio percorso di vita. Per accrescere la mia fame di musica, ho girato tanto viaggiando e vivendo in molte citta’, ognuna delle quali possiede un pezzo della mia vita. Per la precisione le citta’ piu’ importani sono state sette, e da qui nasce il titolo del brano “Seven Town”. Tutt’ora riascoltando il disco, vivo delle emozioni che probabilmente solamente suonando sarei stato in grado i dirle e soprattutto viverle.

S.C.: Metropolitan Prints e’ formato quasi interamente da brani originali composti da te. Il brano di apertura, John Street, e’ un omaggio a John Scofield e, attraverso lui, un riconoscimento a tutti i grandi maestri del jazz per gli insegnamenti, per aver tracciato una strada da seguire e da sviluppare…

F.S.: La mia e’ stata una sorta di ringraziamento a colui che ritengo un grande artista, capace di raccontare la musica, in ogni suo disco, in maniera differente. Basti pensare a “Blue Matter”, uno dei primi dischi di Scofield (fusion), fino ai dischi di oggi quasi del tutto blues…un artista senza un preconcetto musicale, capace di racchiudere tutti  i generi in una sola parola: MUSICA. E come lui citerei un altro artista importantissimo per me e per la storia della musica passata e futura: MILES DAVIS….UNICO! Da loro e da tantissimi altri, ho imparato il “dire” facendo musica. Cerco in ogni mio brano, e anche riaffrontando standard, di dire qualcosa di mio. Cito una frase di J. Coltrane: