Diego Moreno racconta il suo Don Carlos Gardel

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Abbiamo incontrato il compositore, chitarrista e cantante argentino Diego Moreno – recentemente anche scrittore – nel corso di una delle presentazioni del suo libro “Cada Dia Canta Mejor! Il Mio Don Carlos Gardel”. Con la simpatia e disponibilita’ che lo contraddistinguono, ci racconta personalmente di lui e del suo lavoro.

SoundContest: In cosa si differenziano, secondo te, la forza della musica e quella della parola scritta? E’ stato davvero cosi’ forte il bisogno di posare per un attimo la chitarra e di impugnare la penna …?

Diego Moreno: Si… solo per un attimo, perche’ e’ vero che ho scritto, ma ho anche suonato e cantato, visto che si tratta di un libro con un Cd allegato. E’ dedicato a mio padre He’ctor Lemmi, fondatore e tuttora Presidente dell’Associazione Carlos Gardel a Mar del Plata (Argentina). Inoltre credo di aver colmato un vuoto, visto che, su Gardel, c’era pochissima di bibliografia, pur essendo l’icona del Tango Argentino. Scrivere per me, e’ stata una sfida: non si trattava “solo” di una canzone, forma di scrittura alla quale sono piu’ abituato… e devo dire che la narrativa ha un fascino particolare. Mi sono fatto aiutare dal mio caro amico e batterista Davide Ferrante per la forma ma, pur essendo argentino, ho anche avuto complimenti per la mia proprieta’ di linguaggio… dico solo grazie!

SC: Gardel e’ un personaggio di altri tempi, che non appartiene affatto alla tua generazione: cosa ti ha spinto ad occuparti di lui e del tango? Cosa vi accomuna? Perche’ proprio Gardel?

D.M.: Non credo che l’arte abbia bisogno di un periodo storico per essere attuale o meno. Se solo vediamo la testimonianza concreta che Gardel ha lasciato con la sua opera – piu’ di 1.000 canzoni registrate; autore di 120 “capolavori” tra i quali “Volver”; 7 films per la Paramaunt a NY… e tanto altro – chiunque si sarebbe potuto ispirare. Certamente, mi accomuna a lui l’amore immenso per la musica, io sono argentino ed ho vissuto 20 anni della mia vita la’ e, mentre ascoltavo i Beatles o i Deep Purple, Carlos Gardel faceva parte del “sound track” della mia vita… mio padre ha tutta la collezione dei suoi LP!

SC: Qual e’ l’importanza che Gardel ha per la tradizione argentina, e come e perche’ potra’ essere di interesse anche per il pubblico italiano?

D.M.: Oggi, in Argentina, la parola “Gardel” significa il “non plus ultra”… ovvero: Diego Maradona non e’ “un grande”… e’ “GARDEL”! E’ stato, ed e’ tuttora sicuramente, uno dei piu’ importanti ambasciatori di cultura argentina, sicuramente il piu’ internazionale; il pubblico italiano in questo momento (quasi come nel resto del mondo) ha riscoperto il Tango, quel pensiero triste che si balla, pieno di sensualita’ e passione… “latino” insomma. Gardel e’ sinonimo di Tango, anzi e’ l’inventore del Tango/Cancio’n… poi in Italia io risiedo, in particolare nella zona dei bellissimi Campi Flegrei, e sono un partenopeo d’adozione, per cui e’ un po’ il mio orgoglio che dall’Italia, proprio da questa parte dell’Italia, sia partita questa mia avventura letteraria su Gardel.

SC: Gardel, nel corso della sua carriera, ha incrociato altri grandi della musica, dal “nostro” Enrico Caruso al “vostro” Astor Piazzolla. Che analogie hanno avuto, se ne hanno avute, tra loro ed in che modo si sono eventualmente influenzati reciprocamente?

D.M.: Il legame con Astor Piazzolla e’ molto concreto. Anche lui e’ nato nella mia Mar del Plata dove ho presentato il mio recital “TangoMoreno”, in occasione del “Festival Internazionale di Cinema”, e dove mi sono commosso davanti ad un “ragazzo” di 92 anni, “Don” Mario Monicelli, premiato a Mardel… Dicevo, il legame con Piazzolla e’ molto concreto, hanno suonato insieme e, anche se Astor era un ragazzino, Gardel aveva visto bene… poi per Gardel il “sommo” Caruso era un idolo, “Carlitos” amava la lirica e per lui fu un indimenticabile incontro, nel quale addirittura si dice abbiano cantato “Pagliacci” insieme – Gardel faceva la parte del baritono – durante un viaggio verso Rio de Janeiro…!

SC: Torniamo al fatto che tu vivi e lavori molto qui, in Italia, e particolarmente a Napoli: cosa ti spinge a rimanere nel nostro paese e perche’ proprio nella Napoli martoriata da tanti problemi…?

D.M.: … Si… dicevo prima, mi sento abbastanza partenopeo e ne vada fiero. Il mio caro amico Enzo Decaro mi ha ribattezzato: Tanghizzo, un po’ tanguero un po’ scugnizzo!… Dal mio primo viaggio in Italia sono passati piu’ di 13 anni e, sebbene giri il mondo, torno volentieri a Napoli e dintorni… poi Napoli e’ una culla di cultura… che sia un momento particolarmente duro e’ vero, e mi dispiace molto, sopratutto per gli innocenti che pagano… e per i ragazzi che, a volte, non hanno futuro… ma il futuro c’e’ nella formazione, nella cultura… e Napoli e’ stata capitale di cultura, non bisogna mai dimenticarlo! Amo la cultura napoletana che e’, ovviamente, parte della cultura italiana!

SC: Come ti trovi a lavorare con i musicisti-scrittori, che hanno partecipato con te a questo progetto musicale e letterario ed in particolare con Antonio Onorato, che ne e’ stato uno dei promotori.

D.M.: La parola “collaborare” ha, per me, un bellissimo suono… ho avuto modo d’incontrare tutti gli altri “autori/musicisti” della collana “Noteinedite”, tutti molto bravi!… da Joe Amoruso, grande musicista, a Indio, percussionista e cantante, con il quale negli anni novanta formammo il gruppo TAWA, al “Maestro” Franco Cerri, sensibilita’ ed eleganza fatta persona e con il mio amico fraterno Antonio Onorato, con il quale ho un legame particolare, avendo avuto modo di collaborare, precedentemente a questo progetto, scrivendo alcuni testi in spagnolo per le sue meravigliose melodie!

SC: Ringraziamo Diego Moreno, e gli auguriamo i migliori successi.

D.M.: Muchas gracias y Hasta siempre! Viva la Musica, el Tango y Gardel!


Diego Moreno official web site:
www.diegomoreno.net/
Diego Moreno on MySpace: www.myspace.com/diegomoreno69
Noteinedite: http://www.noteinedite.it/moreno/index.htm
Sigma Libri: www.sigmalibri.it/catalogo/vsigman4.htm