EUGENIO CIUCCETTI E RAFFAELE RINCIARI | Abbiamo fatto Il Boom!

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Esce il primo disco de Il Boom, un disco che vuole rappresentare l’esordio discografico di un progetto nato dall’incontro artistico ed umano di due grandi personaggi della musica italiana. Parliamo del paroliere, poeta e scrittore Eugenio Ciuccetti e del musicista Raffaele Rinciari. Il primo già autore per la CNN, ma anche discografico per la Bazee Records, con cui pubblica questo disco. Il secondo firma brani per il film di Zalone – “Io cado dalle nubi” – ma anche programmi tv, spot per Mediaset e pianista al seguito di grandi artisti come Morandi, Ron, Mango, Lavezzi. Nel disco guida il trio formato da Michele Lazzarini (Sax e Flauti), Alessandro Cassani (Contrabbasso) e Donato Tarallo (Batteria).

Quando la canzone d’autore lascia spazio a nuovi e classici orizzonti del Jazz mantecato di Swing e musica della tradizione. E non mancano certamente tracce di buon mediterraneo. Si intitola “Così come ci viene”, si pregia di un bel video ovviamente swing ovviamente da club ovviamente dal titolo “Jazz Club”.

 

 

L’incontro tra Eugenio Ciuccetti e Raffaele Rinciari. Casualità o frutto di un progetto comune?

Eugenio, che oltre ad essere un autore è il produttore dell’etichetta Bazee, stava cercando nuove musiche per altri progetti discografici. L’incontro con Raffaele quindi non è stato di per sé casuale. Ciò che era imprevedibile, piuttosto, è stata l’immediata sintonia creativa sbocciata tra noi. Il primo album de Il Boom – intitolato “Così come ci viene” – è stato scritto in un poco più di un mese. Evidentemente le parole di uno stavano cercando da tempo le note dell’altro e viceversa. Il risultato è un mix effervescente fatto di ritmo e contenuti che, a nostro avviso, può intrigare sia il pubblico più adulto e raffinato che quello più giovane e curioso.

 

L’idea del disco? Nasce prima da qualcuno in particolare oppure è nato per caso durante una cena o una chiacchierata con gli strumenti a portata di mano?

L’idea è nata da Eugenio che ha immediatamente creduto nelle potenzialità di Raffaele e della sua band. Scrivendo insieme un pezzo dopo l’altro, poi, la visione si è trasformata in progetto e ha preso corpo e anima.

 

Con tante risorse in campo, perchè non avete provato a sperimentare in modo più trasgressivo sui suoni e sul disegno sonoro?

Perché i suoni acustici sono i più veri e meglio si addicono ad essere uniti alla poesia.

 

A quale scena della canzone d’autore pensate di appartenere? E qual è invece quella del Jazz che più vi rappresenta?

Nel nostro disco convergono spunti e influenze differenti. Musicalmente non c’è dubbio che tanto provenga da Fred Buscaglione, Renato Carosone, fino a Paolo Conte. Eugenio, che scrive i testi, ama molto Giorgio Gaber, Enzo Jannacci e Rino Gaetano.

 

Dal brio e l’America suonata in “Jazz Club” al barbone raccontato in “Parco Sempione”, esiste un vero filo conduttore per tutto il disco?

La sincerità. La spontaneità con cui questo disco è nato, è stato concepito e sviluppato. La voglia di raccontare qualcosa e non fare soltanto rumore.

 

Lasciamo da parte gli stereotipi e le etichette: il vostro disco, che disco è?

Un disco jazz, non snob, rivolto a chi ama e vive la musica e non la riduce a mero sottofondo.