WILLIAM PARKER | Mayan Space Station

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WILLIAM PARKER
Mayan Space Station
AUM Fidelity Records
2021

Nella duttile e assai consistente discografia di William Parker “Mayan Space Station” è un disco che spicca e fa specie a sé. Si tratta, infatti, del primo progetto “guitar trio” guidato e condotto in sala d’incisione dal veterano compositore e contrabbassista newyorkese. La scelta di affidarsi per l’occasione alla sei corde bollente della giovane Ava Mendoza non poteva essere più indovinata e felice. Tra studi, collaborazioni di peso e progetti personali (in solo o con gli Unnatural Ways) la chitarrista d’origini californiane (da diversi anni trasferitasi a Brooklyn) protrebbe esser ben definita come l’alter ego al femminile di Marc Ribot se non degna concorrente e antagonista della poco più anziana Mary Halvorson.

 

Se poi date uno sguardo alla sezione ritmica, costituita dal leader e dal batterista Gerald Cleaver, allora potreste già immaginare nei timpani la caustica e graffiante sostanza sonora che deborda da “Mayan Space Station”. Un album che fin dalla splendida copertina riporta alla mente gli spazi arcani e intergalattici frequentati e rivelati da sua immensità Sun Ra. Mondi magici e misteriosi che la peculiare impronta spirituale di Parker decide stavolta di investigare dando vita ad un fenomenale cortocircuito elettrico e ritmico capace di far esplodere i più robusti fusibili di matrice free, acid blues e avant rock.

Piccante, decisa e molto aromatica come vuole il titolo, l’iniziale Tabasco chiama subito in causa il pulsante lavoro in tandem di Parker e Cleaver. Un giro mantrico e ossessivo che però diresti anche piuttosto swingante, contrapposto all’opera creativamente disturbante e destrutturante di Mendoza. Ascoltare Parker che percuote e slappa le corde dello strumento con vigore quasi post-punk non è cosa comune nei suoi progetti. Le sei composizioni da lui firmate per questo album stratosferico sguazzano in una melma lavica tanto cocente quanto cosmico-lisergica. In tale contesto la chitarra elettrica di Mendoza rappresenta il perno di scorribande sonore stilisticamente mutevoli, ben sorrette dalle solide eppur versatili manovre percussive di un Cleaver in palese stato di grazia.

Accomunate invece da ritmi sincopati e accenti centro-sudamericani, Rocos Rojas, Domingo e Mayan Space Station dispensano in chiave impro-jam assoli, riff e registri chitarristici su stadi alterati tipici di axeman quali Santana, Jimmy Page, Hendrix, Sonny Sharrock e Robert Quine.

Al contrario, sperimentalmente distorta, cacofonica e irregolare, Canyon Of Lights imbastisce un concitato dialogo tra l’archetto del leader, i piatti di Cleaver e le metallurgiche escursioni à la Keiji Haino di Mendoza mentre nella conclusiva The Wall Tumbles Down il trio argomenta brillantemente tra post-bob e psych-space-rock, lasciando alla fine il desiderio e la speranza che tale capolavoro d’album possa avere un altrettanto degno successore nel prossimo futuro.

Voto: 9/10
Genere: Free Avant Rock / Creative Music

Musicisti:

Ava Mendoza – guitar
William Parker – double bass
Gerald Cleaver – drums

Tracklist:

01. Tabasco
02. Rocas Rojas
03. Domingo
04. Mayan Space Station
05. Canyons Of Light
06. The Wall Tumbles Down

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