Si intitola “Magaria” il nuovissimo disco di Tiberio Ferracane, disco di nostalgia e di salvezza, disco di memorie e di celebrazioni antiche… ma anche disco di incontri e collaborazioni importanti come accaduto con Philippe Troisi a cui l’opera tutta è dedicata (artista marsigliese scomparso proprio poco prima dell’uscita del disco)… ma anche disco di omaggi a grandi canzoni della nostra storia. Scoprire “Magaria” significa intraprendere un viaggio lungo una vita, dalla forma noir americana, dal sapore notturno francese, dalle aperture mediterranee della nostra bella canzone d’autore. Un disco suonato, suoni veri, acustici, sentiti… un disco dentro cui incontrare l’uomo prima di tutto.

 

Partiamo con i complimenti per la produzione. Un disco davvero ben registrato. Ci racconti di questo lavoro? Come si è svolto?

Grazie, grazie davvero e mi dai modo di ringraziare in prima persona Fabrizio Cit Chiappello della Transeuropa recording che è stato il regista del disco.

Io volevo un disco vero, all’inizio ho pensato addirittura di registrarlo tipo live in diretta, tanta era la voglia di sentire la musica suonata.

Poi abbiamo usato la registrazione di una volta, strumento per strumento, pista su pista dalla batteria al contrabbasso e via via tutti gli altri strumenti. Riprese in dirette degli strumenti, volevo sentire lo sfiato della fisarmonica e dell’oboe, il martelletto del piano verticale, le dita che battono sulle corde del contrabbasso o lo sfregare sul manico della chitarra. È stato un lavoro lungo ed attento.

 

Tutti suoni acustici immagino… parliamo invece dell’elettronica in gioco… come ha colorato il tutto?

I suoni sono tutti rigorosamente acustici, ma ovviamente le riprese finiscono tutte su apparecchiature digitali. È chiaro che il lavoro di post-produzione viene fatto con le macchine di ultima generazione che ti permettono di utilizzare ampie gamme per arrivare al suono all’idea a cui aspiravi, aspiravamo.

 

Sbaglio o torna spesso il tango argentino in diverse sue sfumature? Ha una ragione nel caso o sono io che sento male?

Io adoro Astor Piazzolla e si trovano sui miei canali digitali due brani, Balada para mi muerte e Balada para un loco interpretate da me. Quindi si! Miei omaggi a quel mondo che in qualche modo mi ha influenzato.

 

E poi l’immagine di copertina: come possiamo leggerla? Molto mi rimanda alla Spagna…

Volevo colori caldi, volevo i colori che mi ricordano il Sud : Il giallo, l’arancio e le sue sfumature. La Spagna, così come la Sicilia nel mio immaginario, rappresentano il Mediterraneo.

La danza poi, la donna che danza, la magia della danza il mistero, sì, anche in questo non sbagli.

Grandi classici anche ricantati e fatti tuoi. Ho come l’impressione che in molte parti rivedi anche l’impatto emotivo restituendo un significato altro ad alcune canzoni. Diventano tue… lo penso davvero. Dimmi la tua…

Per questo mio disco, per questo mio racconto avevo bisogno di una colonna sonora, sentivo la necessità di raccontare con canzoni che rappresentassero il periodo, questa navigazione. Nel rispetto delle strutture ho rivisitato o meglio ho tolto i corbelli.

Sono brani perfetti a cui basta un pianoforte ed una fisarmonica.

Nel caso di Capodanno di Franco Califano o addirittura solo la voce per U’pisci spada di Modugno; solo in una ho lasciato l’arrangiamento molto simile all’originale ma con sapori manouche, in Storia d’amore di Celentano.

 

A chiusura: come e dove lo sentiremo dal vivo questo disco?

A breve usciranno i vari appuntamenti. Che si troveranno nei miei social. Cominceremo da agosto in Sicilia, con presentazione ufficiale a Torino Roma e Marsiglia da Settembre.