GIORGIO GASLINI | Thelonious Monk – La logica del genio. La solitudine dell’eroe

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Giorgio Gaslini
Thelonious Monk – La logica del genio. La solitudine dell’eroe
Stampa Alternativa / Nuovi Equilibri, Viterbo - 1994
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Pubblicato nel 1994 (ma per niente datato, anzi attualissimo), il libro che Giorgio Gaslini ha realizzato su Thelonious Monk ha il merito di porre l’attenzione su alcuni aspetti ‘alti’ della musica del pianista di Rocky Mount.
Cio’ che emerge dalla lettura del testo (sin dalla prefazione di Johnny Griffin) e’ quanto Monk perseguisse ‘naturalmente’ un carattere di originalita’/autenticita’ per la sua musica, il che significa per la sua personalita’. Inquadrando la figura del pianista all’interno di un discorso generale – anzi, universale – sulla musica e sull’arte del XX secolo, Gaslini ne evidenzia alcune caratteristiche nascoste, giungendo a portare talvolta alla luce l’aspetto ‘esotericò della musica di Monk.
La musica e’ un gioco di rapporti armonici, e Monk esalta tutto cio’ in maniera ‘non progettata’, giocando con numeri e figure geometriche e mantenendo sempre una spiccata coerenza stilistica – anche questa naturale, spontanea – che va colta dal particolare di ogni suo brano fino all’universale dell’intero corpus di sue composizioni, coinvolgendo addirittura la sfera personale e comportamentale.


Si, la sfera. Gaslini, giocando con il secondo nome del musicista oggetto della sua trattazione – Sphere, appunto – pone l’accento sulla geometricita’ della sua musica, sulla sua circolarita’ e sfericita’. Una musica che parte e ritrova periodicamente, lungo il suo percorso, il proprio punto di partenza, e cio’ grazie anche alla struttura dei suoi brani – standards ‘adottati’ e composizioni proprie – tutti “nella forma delle 32 misure A-B-A del blues”. Una circolarita’ che, evidente anche nei comportamenti di Monk (che amava spesso girare su se stesso), rimanda a quell’esoterismo di cui dicevamo all’inizio: cerchio simbolo di divinita’, armonia dello spirito, simbolo dell’assoluto, pregno di significati cosmici e mistici.
Ma Gaslini va oltre. Alla circolarita’ (bidimensionale) della tendenza di Monk a collegare le armonie in “rapporti di quinte concentriche”, l’autore fa seguire sillogisticamente – comprendendo nel discorso anche la melodia ed il ritmo – un logotipo grafico che evidenzia la sfericita’ della musica, portando il discorso sulle tre dimensioni:


MELODIA: MOTO VERTICALE – ORIZZONTALE
ARMONIA: MOTO CIRCOLARE
TEMPO-RITMO: MOTO ORIZZONTALE-VERTICALE


Ci piace anche come Gaslini vede Monk all’interno del discorso sullo sviluppo del linguaggio propriamente jazzistico, ponendolo nel gruppo di musicisti che hanno indicato la nuova via con la rivoluzione del bop. Soltanto che Monk non sembra avere altri fini se non la sua musica: fa tutto in maniera spontanea, situazionista, a rafforzare la sua immagine di musicista originale/autentico.
Un testo fondamentale, questo, per intendere l’arte di Monk, che va ben oltre la pur necessaria enunciazione nozionistica di dati biografici e discografici e che riesce a condurre nelle stanze piu’ nascoste della musica e della personalita’ di un gigante dell’arte del Novecento. E Gaslini fa tutto cio’ con una semplicita’ di linguaggio encomiabile e con un apprezzabile approccio diretto, quasi amichevole, con il lettore.
Come e’ vero che il jazz e’ musica che affratella (… e talvolta divide).


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