«Sarà un live più pacato, più acustico» presagiscono con una certa dose di rammarico due ragazze schiacciate sotto la transenna prima del concerto ma le loro aspettative verranno disattese da Samuel, Max, Boosta, Vicio e Ninja e gli stessi cinque che sul finire degli anni ’90 (ad eccezione di Vicio, subentrato nel ’99) diedero un suono al mondo alla scena torinese fermentata nei centri sociali.

Quel suono, targato Subsonica, è approdato nella sala a due piani del Common Ground Club dopo sette rinvii. La tappa napoletana del Microchip Temporale tour – dal titolo del loro ultimo disco pubblicato nel 2019 con cui i Subsonica hanno celebrato i 20 anni (diventati poi 22) del loro secondo album “Microchip emozionale – è un concerto che recupera tutto il groove andato perso in questi due anni di pandemia.

Due ore senza sosta dominate dal suono: libero, potente, elettronico, dance, a tratti rivisitato come in Disco labirinto che, privata di quel riff di chitarra ormai celebre e in versione tribal con Casacci ai tamburi, non è più la stessa e quasi dispiace.

Ma partiamo dall’inizio quando l’intro di Ali scure (non a caso è un testo che parla di bombe che cadono) è scandito dal suono altrettanto scuro delle serene di Kiev perché se è vero che siamo tornati alla tanto anelata “normalità” un po’ sudaticcia, quello che accade fuori non viene rimosso dalla band torinese che ha segnato e ancora marca una linea gotica su ciò che può essere indicato come il terreno delle avanguardie sonore in Italia.

Si danza, perché il dancefloor è la dimensione ma il clima è più quello di un centro sociale ad alto tasso di densità umana che quasi fa a pugni con l’atmosfera elegante del club partenopeo.

Invasione di campo su Liberi tutti: c’è chi sale sul palco e salta insieme alla band ma il ballerino sovversivo prontamente viene tirato giù dai bodyguard mentre Samuel non smette di muoversi nel suo stile che evoca il trip-hop londinese e ammette al microfono: «non succedeva dagli anni ’90 una cosa così, sei grande!»

Inarrestabile forse è l’aggettivo più giusto per questo concerto che con la sua scaletta, tutta ispirata al secondo riuscitissimo album, ci riporta indietro con pezzi che smuovono ancora fortissimo come Aurora sogna: sia sul fronte della ritmica ma anche dei suoni così come furono concepiti nel sottobosco torinese all’ombra del Po. Electro-pop da ascoltare, prima ancora che da ballare perché la qualità del sound è davvero ineccepibile e intatta, del tutto ipnotica come le tastiere di Boosta sostenute da un basso che spinge forte e da una batteria che regge tutto con grande forza ritmica.

A metà del live c’è un’invasione ma stavolta autorizzata e prevista, quando sul palco sulle note di Il cielo su Torino sale Ensi e ci mette su le sue rime: rapper torinese di lungo corso benché ancora giovane. Insieme, poi, intonano un omaggio a Giovanni Pellino in arte Neffa, Aspettando il sole, inno generazionale dell’old school e neanche a farlo apposta, Neffa è campano di origine.

Il tributo viene da sé su Il mio dj che offre il pretesto per l’omaggio a Claudio Coccoluto, che firmò insieme alla band la traccia fantasma di “Microchip emozionale”, come ricorda anche Samuel dal palco. Ed è questo il brano che apre la disco ovvero la tranche più danzata del concerto in cui restare fermi è impossibile.

Sul penultimo brano, Strade, Samuel ricorda il fotografo Pasquale Modica che di strada ne ha percorsa con loro fino ad arrivare al saluto sul pezzo che li fece conoscere all’Italia intera, sul palco dell’Ariston, tanti “Sanremo” fa. Una versione nuda e cruda di Tutti i miei sbagli: l’effetto nostalgia non è stato scongiurato a meno che non lo si infili nella tracklist dei brani “immortali”.

 

Subsonica
Common Ground
Napoli, 28 aprile 2022