A quasi vent’anni dalla sua scomparsa avvenuta nel 2003, è doveroso ricordare la figura di Giovanna Maria (‘Nini’) Bardanzellu, per molti anni impegnata nell’organizzazione di eventi musicali e teatrali in Italia e all’estero.

 

Nata da genitori sardi a Torino il 18 dicembre del 1926, poliglotta (parlava correntemente, oltre la madrelingua italiana, francese, inglese, tedesco e russo) conseguì il diploma in pianoforte al Conservatorio della sua città, allora diretto dal Maestro Ludovico Rocco Micucci. Nel 1953 insieme con Emy Erede Moresco, (moglie del celebre direttore d’orchestra del Metropolitan di New York Alberto Erede), la Bardanzellu fondò la Società ORIA, “Organizzazione Rapporti Internazionali Artistici”, con sede a Torino e uffici a Milano e Palermo.

Nini Bardanzellu era una musicista e musicologa di ottimo livello, che perseguiva la sua professionalità con passione e competenza. Cresciuta presso la scuola del Maestro Sandro Fuga e della pianista Lidia Furrer, amava ogni genere di buona musica, non solo classica e sinfonica. Sapeva riconoscere dopo l’ascolto di poche note, il talento dei giovani musicisti, che aiutava ad affermarsi in carriera.

Amava molto Bach (‘l’essere’), Mozart (‘l’accadere’), Beethoven (‘il divenire’) e Vivaldi (‘la freschezza’). Suonava, e soprattutto organizzava, concerti di musica d’avanguardia per opere a firma di Shostacovich, Shönberg, Strawinsky ma anche concerti di jazz (Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Billie Holiday). Nell’alveo della tradizione la Bardanzellu professionalmente ebbe altresì a che fare con le rappresentazioni di opere di compositori russi come Ciaikovski, Prokofiev e Scriabin.

Fu proprio Nini Bardanzellu a portare per la prima volta in Italia celebri opere come “Porgy and Bess” di George Gershwin e artisti del calibro di Evgheni Mrawinski insieme all’Orchestra Filarmonica di Leningrado, Laurence Olivier e Vivien Leigh ed inoltre la danzatrice indiana Mrinalini Sarabhai, il balletto di Igor Moisseev, il mimo Marcel Marceau e tanti altri. Fra i molti artisti rappresentati, prediligeva Sviatoslav Richter, uno dei più grandi pianisti del nostro tempo, che a Palermo era “di casa”. Dopo le sue esibizioni Richter dietro le quinte, desiderava che Nini gli stesse accanto, spesso per proteggerlo dai troppi ammiratori che richiedevano autografi.

A Palermo, una circostanza curiosa resterà indelebile nel ricordo di molti: durante la rappresentazione dell’Opera di Pechino, oltre 40 teatranti chiesero di poter consumare, durante l’intervallo, tre uova ciascuno. Recepito il messaggio (non previsto in contratto) Nini sparì dal Teatro Massimo, dove si svolgeva lo spettacolo. Ritornò, trafelata dalla frenetica ricerca fra ristoranti e alberghi della città, con una borsa contenente 200 uova. Dal palcoscenico lei stessa disse al pubblico, impaziente per l’attesa: “Scusate per il ritardo. Non è stato facile trovare a quest’ora tante uova nei pochi negozi della città ancora aperti”. Il malumore per il ritardo del secondo tempo si trasformò in un caloroso applauso del pubblico e degli stessi teatranti.

Questo era il carattere di Nini: risolvere gli imprevisti tecnici e organizzativi degli spettacoli senza lunghi discorsi, con soluzioni concrete e immediate.

La Bardanzellu proseguì la sua attività di concert manager, con la collaborazione di una valida collega: Gabriella Giordano, fin quando un’infausta legge nazionale vietò l’esercizio della mediazione artistica. Continuò a titolo gratuito (questo non era proibito) la collaborazione con il Teatro Massimo e il Teatro Biondo di Palermo nonché con l’Associazione Amici della Musica, all’epoca sotto la direzione artistica di Amedeo Gibilaro ed in seguito del barone Francesco Agnello.

Nel frattempo, dal matrimonio con l’economista e docente universitario Gabriele Morello erano nati due figli: Daniele e Chiara cosicché la gestione familiare divenne per lei prioritaria rispetto agli impegni professionali. “Con la sua scomparsa – scrisse il Giornale di Sicilia del 28 gennaio 2003 in un articolo dal titolo: ‘Nini Morello, una vita dedicata a Palermo e al risveglio culturale’ – tramontava una parte di quella città colta, che costituiva un vero crocevia della cultura musicale e non solo”. La rimpiangono ancora i familiari e i molti amici, italiani e stranieri, che ricordano la sua intelligenza, il suo talento artistico e il suo impegno professionale.

Gabriele Morello