NEW CONVERSATION JAZZ 2012: Uri Caine, Stefano Battaglia, Ron Carter

0
419

L’avaro Diabelli fu un munifico compositore di quella che tra ‘700 e ‘800 era considerata LA musica. Poco dopo Ludwig Van Beethoven ne trasformo’ un anonimo valzer nel “piu’ grande insieme di variazioni mai scritto” come disse sagacemente il critico Donald Francis Tovey a cavallo del XX secolo.


Partendo dal tema con variazioni, Uri Caine compie una complessa operazione di reinvenzione, proprio come Beethoven aveva fatto col piccolo Valzer, realizzando un salto nei secoli attraverso il sottile segmento dell’improvvisazione. Famoso per le sue rivisitazioni di Mahler, Schumann e Bach, dal 2003 possiamo aggiungere anche questo progetto, gia’ eseguito con altre orchestre europee che, a differenza dell’orchestra dell’Olimpico, si sono mostrate piu’ disponibili ai giochi ironici di cifra fortemente ebraica con i quali Caine sdrammatizza le partiture originali.


Il concerto e’ iniziato con un breve solo di Caine sul tema iniziale della Sonata K 545 di Mozart per finire con generosi bis su alcuni movimenti delle piu’ famose sinfonie beethoveniane. Nel mezzo le 33 Variazioni hanno visto sfilare tutti gli elementi tipici dell’approccio avanguardistico di Caine, dai quasi infantili giochi ritmici realizzati con le mani, con le dita o con gli starnuti, fino alle citazioni de “Al chiaro di luna” e “Inno alla gioia”. Indagando anche i suggerimenti della scrittura di Handel e Haydn, importanti compositori per Beethoven, il jazzista arriva ad elaborare la forma concerto spingendosi fino all’uso di stili cosi’ diversi da includervi i compositori piu’ contemporanei delle avanguardie e delle sperimentazioni estetiche post moderne.



8 maggio, Teatro Olimpico
Uri Caine e Orchestra del Teatro Olimpico
Beethoven’s 33 Diabelli Variations
Uri Caine (piano)
dir. Carlo Tenan 



 



La formazione classica di Stefano Battaglia emerge poderosamente dall’estesa gamma sonora del suo tocco pianistico. Capace di estrapolare dalle corde del piano, tasto per tasto, intensita’ diverse con la sola pressione differenziata delle dita, elemento non comune di solito ai pianisti jazz, riempie il suono del suo progetto di tutte le suggestioni musicali antiche aprendo la via alla nuova strada del jazz europeo.


L’elemento portante per Battaglia, capace di suscitare reazioni emozionali intense, e’ la melodia che diventa il tramite della sperimentazione e riscoperta dei suoi grandi riferimenti stilistici: Lennie tristano, Bill Evans e Paul Bley.


In questo trio, la linea melodica, a tratti struggente e trascinante, dialoga sapientemente con le acrobazie sonore di Roberto Dani, batterista interessante per la sua attenzione alla destrutturazione del ritmo e alla fusione melodica con pianoforte, basso o voce secondo i progetti. Ha all’attivo tra le molte incisioni anche un progetto per solo drums: Drama, (Stella Nera, 2008), dal quale emergono proprio le ricerche sonore effettuate sullo strumento che spesso suona con un archetto. Salvatore Maiore e’ l’elemento legante grazie al suo contrabbasso. Garantisce l’interplay, per altro gia’ altissimo in questa ensemble, proprio da esperto membro in svariate formazioni.



9 maggio, Teatro Comunale
Stefano Battaglia Trio
Stefano Battaglia (piano), Salvatore Maiore (basso), Roberto Dani (batteria)




L’elegante e sobrio Ron Carter si presenta con un trio in completo scuro e cravatta rossa.


A far note le sue intenzioni campeggia il nome della formazione, The Golden Striker, titolo di un brano di John Lewis, fondatore del Modern Jazz Quartet. L’alta qualita’ delle performance del quartetto divenne famosa alla stregua di quelle di Duke Ellington, per l’equilibrio e la liberta’ con cui i membri potevano esprimersi e compiere le proprie ricerche musicali, seppur fedelmente alle direttive del band leader.


Carter si comporta allo stesso modo favorendo un’interplay ricco di osmosi e carattere. Il pianista Donald Vega e il chitarrista Russell Malone, attentissimi ad ogni variazione di tempo, ritmo, melodia o semplice espressione del viso di Carter, pur muovendosi con destrezza nello swing e nelle sonorita’ equilibrate del contrabbassista, mantengono l’originalita’ del loro spessore musicale. I dialoghi contrappuntistici tra i tre si muovono su articolati tappeti di interazione ritmica e melodica piu’ o meno rischiosi ma saldamente costruiti su sonorita’ classiche e assoli ariosi.


Il tutto abilmente sintetizzato nello standard di “My Funny Valentine”, affrontato con una sintesi affatto tediosa dell’approccio dolce e sentimentale che caratterizza il brano.



9 maggio, Teatro Comunale
Ron Carter “Golden Striker Trio”
Ron Carter (contrabbasso), Russell Malone (chitarra), Donald Vega (piano)