Chitarrista dalla verace e generosa musicalità, dalla spiccata cantabilità e dal naturale senso melodico, dal fraseggio limpido e comunicativo, ornato da interessanti intarsi armonici, Luca di Luzio è un jazzista che nel corso della sua carriera, grazie alle sue doti artistiche, ha condiviso palco e studio di registrazione al fianco di numerosi musicisti di levatura nazionale e internazionale del calibro di Jimmy Haslip, Marvin “Smitthy” Smith, Randy Brecker, Rodney Holmes, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu, Massimo Manzi, Javier Girotto, Marco Tamburini, Max Ionata, Giancarlo Schiaffini, Bob Stoloff, Garrison Fewell, Steve Thornton, soltanto per menzionarne alcuni. Oltre ovviamente all’Italia, il suo talento ha brillato all’estero in Paesi come Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Polonia. Luca di Luzio è anche presidente dell’associazione culturale musicale Jazzlife, che si occupa della direzione artistica di Cesena Jazz Festival. Questa prestigiosa rassegna, giunta alla quarta edizione, inizierà sabato 8 luglio per poi concludersi mercoledì 2 agosto. La Rocca Malatestiana, gioiello architettonico della città di Cesena, sarà la location (quella principale del festival) che ospiterà i sei concerti in programma: Lisa Manara Jazz Duo – “L’Urlo dell’Africanità”, Area Open Project – “Arbeit Macht Frei”, Yellowjackets, Globetrotter Project, Manuel Trabucco Organ Quartet e Massimiliano Biondi Jazz Quartet. Insomma, un ricco calendario stilisticamente eterogeneo in cui troveranno spazio stelle del jazz italiano, mondiale e giovani promesse del panorama jazzistico nazionale.

 

 

In primis sei un brillante chitarrista jazz e compositore, ma anche il presidente dell’associazione culturale musicale “Jazzlife” che si occupa della direzione artistica di Cesena Jazz Festival. Quest’anno, sul palco, si alterneranno jazzisti di statura mondiale e giovani promesse del jazz. Secondo quale criterio siete riusciti a trovare questa eccellente sintesi improntata su musicisti internazionali affermati e nuovi talenti della scena jazzistica italiana?

Al giorno d’oggi, al di fuori delle piattaforme social, i luoghi a disposizione per far sì che i giovani possano suonare e farsi notare sono pochissimi. Quindi, nelle programmazioni che gestiamo, cerchiamo un equilibrio tra giovani talenti e veterani.

Anche dal punto di vista stilistico, il programma prevede concerti che spaziano fra generi musicali differenti, tuttavia affini al jazz. Attraverso questa scelta intendete coinvolgere un pubblico che sia il più eterogeneo possibile?

In verità ci interessa coinvolgere un pubblico che difficilmente si avvicina al jazz in quanto musica di “nicchia”. Questo genere deve andare incontro alle persone, sdoganarsi, perdere quell’odore un po’ stantio che lo rende inaccessibile alle masse. Il jazz è una musica di gioia, di convivialità, basti pensare dov’è nato (Negli Stati Uniti, a New Orleans, ndr). Per cui dovrebbe iniziare ad abbracciare i giovani e il grande pubblico. Ecco perché cerchiamo una programmazione per «tutti i palati». Musica da ascoltare a casa, anche tutto il giorno.

Soffermandosi proprio su questa edizione del festival, tu sarai protagonista con il tuo progetto Globetrotter. Condividerai la scena con Manuel Trabucco (sax soprano e sax alto), George Whitty (tastiere), Alain Caron (basso) e Dave Weckl (batteria). Quali sono i tratti distintivi di questo quintetto e quali le peculiarità della tua musica?

Ad agosto festeggerò i mei 50 anni e, come regalo, ho avuto questa band di fuoriclasse con cui ci sarà da divertirsi. Addirittura Alain Caron e Dave Weckl non hanno mai suonato insieme prima di questo tour. Per me sarà un grande onore condividere il palco con questi giganti e soprattutto suonare con loro la mia musica originale (brani tratti dai suoi album intitolati “Globetrotter” e “Never Give Up”, ndr). Alcuni giorni fa ho trovato in un cassetto delle foto che hanno quasi trent’anni: una era con Jimmy Haslip dopo un concerto degli Yellowjackets del 1994, l’altra era una fotografia di Dave Weckl a un live di Mike Stern. Ho impiegato oltre venticinque anni per passare dalla platea al palco – ed è stato un lunghissimo periodo di studio, sacrifici, frustrazioni, così come di gioie, piccole e grandi soddisfazioni. Ogni tanto mi conforta guardare indietro, ma cerco sempre di rimanere concentrato sul futuro e sul “Next Step” (prossimo passo, ndr). Lo faccio con un relax diverso rispetto al passato, perchè ho accettato tanti aspetti del mio playing che magari prima consideravo limiti, lacune. Oggi sono caratteristiche distintive che raccontano in modo onesto e trasparente chi sono. Quando suono, io suono me stesso.

La Rocca Malatestiana, gioiello architettonico della città di Cesena, sarà la principale venue della rassegna. Per ciò che concerne l’acustica e sotto l’aspetto scenografico, quali sono le caratteristiche principali di questa location?

È un meraviglioso castello da cui si gode una veduta mozzafiato di tutto il circondario. L’acustica è buona e gli spazi sono ideali per creare un festival.

Oltre alla musica, ovviamente regina indiscussa del festival, ci sarà spazio per l’enogastronomia. Abbinare cibo e jazz, pensi che potrà rappresentare un valore aggiunto per coloro che assisteranno ai vari concerti?

Cibo, vino e jazz – da sempre – sono un connubio perfetto. La Romagna, appunto in quanto a cibo, vino e ospitalità, oggi non è seconda a nessuno. La Rocca Malatestiana è molto attenta sia alla qualità della musica che alla parte enogastronomica e dei vini proposti. Diciamo che gli ingredienti per la riuscita di un bel festival ci sono tutti.

Provando a riavvolgere il nastro, quali sono le sostanziali analogie e quali le differenze fra le prime edizioni di Cesena Jazz Festival e quella di quest’anno?

Quello di quest’anno è realmente il primo festival post Covid. Dobbiamo riabituarci ad andare ai concerti e a mischiarci con il pubblico, (ri)abituarci alla vita normale. Il programma di Cesena Jazz Festival 2023 è molto strutturato per la presenza di grandi nomi. In tutte le edizioni cerchiamo di migliorare sia dal punto di vista dell’organizzazione, che degli ospiti che riusciamo a portare.

Tornando invece alla stretta attualità, quali sono le tue aspettative per Cesena Jazz Festival 2023 in termini di partecipazione del pubblico e relativamente alla proposta artistica?

Spero che i concerti siano apprezzati dal pubblico, che cresce ogni anno e che solitamente gradisce la proposta varia ma in linea con il filone «jazz per tutti».