«Essere liberi cos’è se non difendere parole che non cercano altra via oltre l’esser poesia di libertà»
Nu Shu, che letteralmente significa “scrittura delle donne”, è un brano che ridefinisce il concetto di libertà prendendo spunto dalle donne cinesi dell’Hunan, le quali, seppur sessualmente segregate e obbligatoriamente analfabete, agiscono da esseri liberi sviluppando ciò che nessuno potrà mai rubare:
«Se penso alla libertà penso al Nu Shu, la lingua delle donne cinesi dell’Hunan, tra 1000 e 600 anni fa. A loro era vietata l’alfabetizzazione. Troppo rischioso, forse… E quindi, tra loro, svilupparono una lingua, scritta e parlata, che si tramandavano da madri a figlie, da figlie a nipoti. Gli uomini non potevano capirle, e loro, seppur schiave, si sentivano libere. Perché? Forse perché, in fondo, la libertà nient’altro è che provare la dignità di vivere in quello che vogliamo nascondere, tra quei segreti che nessuno ci può strappare e nella volontà di essere noi stessi con coloro che di sicuro avranno cura di quello che sentiranno uscire dalla nostra bocca e dal nostro cuore». Luca Bash
Il singolo è estratto da un CD di 15 brani, scritto e prodotto in due lingue (italiano e inglese). L’LP in inglese è intitolato “Keys of Mine”, mentre in italiano si chiama “Oltre le Quinte”. Il progetto si è sviluppato senza direzione artistica, in maniera sequenziale, chiedendo ad ogni musicista di arrangiare e registrare in remoto nella propria città senza indicazione alcuna. L’LP è quindi una composizione dove ognuno ha fatto ciò che la sua arte e gusto gli ha indicato. Di fatto il fine ultimo del progetto di Luca Bash è una dedica ai suoi amici musicisti. Il motivo è semplice:
«Per quanto una persona possa partecipare ad un progetto per sperare che succeda qualcosa o per tentarle tutte, loro (i musicisti) sono gli unici che con un semplice gesto quale suonare e amare le mie canzoni, hanno di fatto reso possibile il dare una forma a quello che io semplicemente sono: uno stupido artista che non ce la fa a rassegnarsi a vivere senza fare ciò che mi rende felice». Luca Bash
Dicono di lui
«Intriga non poco per le continue soluzioni compositive tutt’altro che banali e mai, e sottolineo mai, ovvie». FullSong
«Luca Bash pubblica questo nuovo disco che va ascoltato con attenzione in ogni angolo del suo incede, con un suono pulito e misurato, con soluzioni di mestiere e tanto istinto» Blog Music
«Luca Bash che torna in scena con un bellissimo disco di pop d’autore raffinato e colto». Interstella
«Oltre le quinte di Luca Bash è un bellissimo pop di matrice autorale, da cantautore del grande pubblico». VentoNuovo
«Un disco che non strizza l’occhio alla bellezza industriale da main stream […] ma lascia che sia l’emozione e l’incontro delle persone a dominarne l’ascolto». Loud Vision
«Un disco sincero, quello di Luca Bash, che in punta di piedi racconta uno spaccato di vita nel modo più pop e tradizionale possibile». Clap Bands Blog
«Un lavoro intenso, lungo, istintivo che porta con se la magia di una rievocazione, della sua carriera e delle sue amicizie, musicisti e collaborazioni»Sound36
«Luca Bash […] imprime sui testi una densità di parole e significato che rispecchiano efficacemente il suo intento, quello di dipingere la vita a colori accesi». Eroica Fenice
«Un disco dalle mille qualità, spunti, idee, intrecci musicali a profusione». Audio Follia
«Quindici brani dal sound indie-rock che incorniciano un songwriting dalla originale cifra stilistica, impreziosito dall’apporto creativo dei vari musicisti coinvolti». BlogFoolk
BIO
Luca Bash inizia a studiare musica all’ inizio degli anni ‘90, inizialmente con lo studio del violino, per poi passare nel ’94 alla chitarra. Comunque aspetterà fino al ’99 prima di scrivere la sua prima canzone, quando impatta in Dave Matthews, acquistando per caso il suo duo acustico “Live at Luter College”. La volontà di comprendere la composizione chitarristica lo spinge ad iscriversi all’ UM – Università della musica – a Roma, approfondendo la chitarra ritmica e l’armonia. Produce le sue prime 13 canzoni, tra cui “Dear John”, che lui stesso riconosce come il primo pezzo da poter presentare al pubblico.
Nel 2006, Bash fu invitato a partecipare al Festival Internazionale di Piombino, rassegna che vinse in duo acustico, corredando il suo successo con il premio di miglior interpretazione. Formò in seguito una band, chiamata BASH, la quale in 5 anni produsse un LP, “On Air” e vinse diversi eventi nella realtà indie.
I BASH ruppero nel 2011 dopo che I suoi membri principali cambiarono città per motivi lavorativi, ma l’avventura di Luca Bash non terminò. Continuò a scrivere ma nel 2013 ebbe un grave incidente in moto, che lo debilitò per diversi mesi e cinque giorni di coma. Durante la riabilitazione Bash acquisì una coscienza diversa rispetto la sua musica, trainato dalla fortuna di poter di nuovo suonare la chitarra. Da qui, ricontattò da Torino, la sua nuova città, il suo amico e chitarrista storico Giova (Giovanni) Pes per iniziare un nuovo capitolo della sua storia musicale. Nel 2014, un interessante storia discografica prende piede: il progetto CMYK. Il duo ha realizzato 4 EP di canzoni acustiche: Cyan, Magenta, Yellow and Key Black. Ogni EP rappresenta uno dei colori base nella stampa grafica che, a differenza dei colori video, RGB, sono fondamentali per stampare ogni tipo di immagine. L’ intento è quindi quello di fissare in maniera indelebile ciò che Luca Bash vuole esprimere dal profondo del suo io. Attraverso il progetto CMYK, la musica di Bash inizia a mettere piede nel panorama internazionale indie. Nel 2015 the duo realizzarono Single Drops, che raccoglie il singolo “Your Tomorrow” ed un brano favorito da ognuno dei 4 EP. La critica descrive questa nuova direzione al meglio: “Con una semplice base acustica, Pes aggiunge bellezza alle composizione di Bash attraverso la sua chitarra al fine di definire al meglio il proprio stile folk. Una sorta di fusione tra una chitarra latina e il country americano rendono unico il loro stile, specialmente per due italiani di provincia. Attraverso il suo viaggio musicale, Luca Bash è rimasto solido nella sua ricerca: cercare il link con il suo pubblico attraverso una vera e pura espressione della sua visione del mondo. Attraverso i suoi testi, che delineano il nocciolo di cosa significa essere ancora vivo, e grazie ai sui esperti manufatti chitarristici evidenti nei suoi brani, Bash continuerà la sua ricerca, provando nuove vie con ogni pubblicazione per collegarsi con i fan e gli amanti della vita. La ricerca è per un sorriso cosciente, un respiro profondo, un “Bravo!” e questo è più che sufficiente per guidare questo appassionato cantautore.
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