Ivano Nardi è sicuramente uno dei musicisti più eclettici, irrequieti e visionari della scena jazzistica italiana. Ha condiviso il suo percorso musicale – che non è mai sceso a compromessi con il gusto mainstream – con artisti del calibro di Massimo Urbani, Mario Schiano, Gaetano Liguori, Don Cherry, Lester Bowie, solo per citarne alcuni. E’ considerato uno dei punti di riferimento della scena free italiana.

Negli ultimi anni ha realizzato una serie di incisioni discografiche fondamentali d’avanguardia concettuale – poco considerate dalla stampa e dalla critica Jazz: “Homage to Kandinsky” – con le partecipazioni di Giancarlo Schiaffini – trombone, Eugenio Colombo – sassofoni e flauto e Roberto Bellatalla – contrabbasso; il live album del Ghost Trio – con Marco Colonna – clarinetto, sax baritono e flauto e Silvia Bolognesi – contrabbasso. Gli originalissimi lavori “Two Drums Two Reeds” – con Marcello Magliocchi – batteria e percussioni, Vittorino Curci – sax alto e Giuseppe Valzano – soprano – e il duo con Marco Colonna “The Better way”.

Lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo ultimo Lavoro “Duets for one/Visionary Meeting”, un progetto in cui Ivano Nardi ha inviato una sua composizione, Giallo Indiano, da lui registrata in completa solitudine, a 26 musicisti, chiedendo loro di aggiungere il proprio strumento: Angelo Olivieri – tromba, Lucia Ianniello – Tromba, Sebi Tramontana – trombone, Giancarlo Schiaffini – trombone, Tony Cattano – trombone, Marco Colonna – sopranino, Roberto Ottaviano – sax soprano, Daniele Cavallanti – sax tenore, Pasquale Iannarella – sax tenore, Edoardo Ricci – clarinetto basso, Stefano Leonardi – flauto basso, flauto e small noise, Bruno Gussoni – Shakuhachi, Giorgio Pacoring – piano acustico e elettrico, Paolo Tombolesi – pianoforte, Emanuele Parrini – violino, Matthias Boss – violino, Mauro Sambo – violoncello e elettronica, Andrea Massaria – chitarra elettrica, Enzo Rocco – chitarra elettrica, Danilo Gallo – contrabbasso, Igor Legari – contrabbasso, Davide Merlino – vibrafono e piccoli cimbali, Paolo Sanna – kalimba, Basta scrivere Valerio – percussioni e elettronica, Marcello Magliocchi – batteria, campane e cimbali e Filippo Monico – batteria

 

Com’è nata l’idea di questo progetto?

“Duets for one/Visionary Meeting” è una idea di questo periodo, senza tempo e nel tempo, nel quale ho innescato collaborazioni a distanza, ma così vicine nel condividere la voglia irriducibile di resistere. Resistere per esistere. Nasce per ribellione, per disperazione, come un’uscita di emergenza. Molti musicisti hanno subito risposto – e condiviso la mia idea – al mio grido oscurato dall’indifferenza totale e imperdonabile, come fiamme vive che si illuminano. Si possono ascoltare tutte le collaborazioni nel mio gruppo Ivano Nardi Ensemble, presente su Facebook e su Soundcloud, ma il master definitivo del cd è pubblicato su Bandcamp dall’etichetta Floating Forest.

 

Come hai scelto i musicisti con i quali “duettare”?

L’Idea iniziale è stata quella di coinvolgere solo alcuni musicisti con i quali collaboro di solito. Ma l’idea è piaciuta molto ed il suggerimento è stato di allargare il progetto coinvolgendo più musicisti, molti dei quali conoscevo di nome oltre che per stima e affetto nei loro confronti.

E’ stato un piacere enorme e una grande soddisfazione il fatto di poter in qualche modo collaborare anche con loro. Sicuramente qualcosa nascerà con molti di loro. Pillole di autostima e energia per sentirsi vivi in un” momento” oscurato dall’indifferenza e dalle molte problematiche insite nel realizzare programmazioni coraggiose di Festival e rassegne dedicate a chi lavora sulla frontiera creativa e non solo di cartellone!

Un progetto quindi sociale e politico, oltre che musicale.

Altre direzioni e libertà di scelte musicali e non solo, esigenze pratiche (di vivere) e spirituali/interiori. Andare oltre la “solita musica”, la curiosità ci rende liberi e creativi. Costruire la collettività, l’unità tra musicisti organizzatori e di chi ne scrive. L’importanza di fare gruppo… concetti e idee che “grido” ormai da molto tempo; ma persone e luoghi sono da sempre refrattari al nuovo, al diverso, a parte poche ma significative, ottime realtà che resistono nonostante le solite grandi difficoltà, alla libertà e onestà intellettuale, preservando ancora bellezza/energia nuova/voglia di rischiare ancora/curiosare/… oltre a qualche musicista organizzatore visionario che prova a portare “fuori dai salotti buoni” altre realtà musicali e io sono uno di questi (ma qui il discorso sarebbe molto lungo e complicato da poter riassumere in poche righe). Dimenticavo di dire che “uscita di emergenza” è un cartello sul quale mi fissai nella sala d’attesa di un ospedale per una visita importante… e la musica a volte fa miracoli!

 

“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.
Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.”

A. Gramsci, 1919

 

“Il tamburo è il potere. Continuiamo testardamente e
lucidamente a cantare rabbia, miseria e liberazione.
Utopia? Questa musica scandisce ritmicamente
i passaggi della nostra lotta di classe.”
È la nostra colonna sonora.

Ivano Nardi, 1997

Un altro lavoro molto interessante è quello dedicato a Kandinsky.

Il progetto dedicato a Kandinsky era nel cassetto, un sogno da realizzare da tempo, ma la vita di tutti i giorni e le sue tante difficoltà mi hanno distratto, poi qualche problema di salute hanno ritardato il tutto, però aspettavo il momento giusto, che è finalmente arrivato. Ma, realmente, i sogni realizzati sono stati due: il primo, quello di essere stato pronto; il secondo, quello di poter coinvolgere i musicisti a cui mi legano affetto, stima e amicizia. Le mie fonti di ispirazione sono le solite da sempre: letture, poesie, personaggi importanti che rappresentano in qualche modo cose o avvenimenti o scritti importanti, insomma la vita stessa, che spesso si associa a tutto questo, senza mai dimenticare la curiosità del voler scoprire cose nuove, avvenimenti che si susseguono in continuazione. I progetti che hanno la priorità sono quelli ai quali sono molto legato e che non hanno esaurito l’energia e il significato. Ci tengo a dire che con molti musicisti si è instaurato un rapporto umano profondo, che va oltre la musica, oltre la performance, e che ritengo per questo molto importante. Naturalmente, con questi compagni di viaggio abbiamo imparato molto gli uni dagli altri: punti di vista, lunghi viaggi, chiacchierate importanti, e forse ci ho guadagnato io più di tutti.

Ghost Trio è il gruppo con Silvia Bolognesi e Marco Colonna; “To Max With Love – Omaggio a Massimo Urbani” ( è anche presente il mio gruppo su Facebook) con Eugenio Colombo, Roberto Del Piano, spesso con Roberto Bellatalla o Silvia Bolognesi, “Homage To Kandinsky” il trio con Eugenio Colombo e Roberto Bellatalla + 1, in questo caso master Giancarlo Schiaffini (anche qui si alternano altri musicisti ospiti). The Better Way il duo ormai storico con Marco Colonna (che ha registrato l’album omonimo e “It’s Always An Our Problem”, dedicato alla memoria di Pierpaolo Faggiano.

Come nasce il tuo sodalizio con Marco Colonna?

Il rapporto con Marco è qualcosa di importante… “l’impronta di un dono”, si condivide oltre che la musica pensieri motivazioni curiosità e in generale il concetto di arte, di ricerca di spiritualità oltre l’aspetto intellettuale di intendere l’impegno dell’artista. Gli voglio molto bene e sono felice di averlo come amico e spesso consigliere! lo strumento più importante è e rimane la gratitudine… Ci sono tanti altri musicisti che non sono batteristi, ma che hanno influenzato notevolmente il mio modo di suonare e sentire la musica.

A questo punto non posso fare a meno di chiederti un ricordo di Massimo Urbani.

Massimo Urbani per primo mi fece ascoltare e conoscere tanta musica, ascoltando tantissimi dischi sudici sul suo giradischi sgangherato, a casa sua. Per il resto non mi è facile da raccontare il nostro rapporto. Volevo dedicargli da subito un mio progetto, dopo la sua morte, ma poi passarono molti anni prima che lo facessi sul serio, perché dovevo aspettare che il dolore emotivo passasse. “To Max With Love” è il trio che ho formato e fortemente voluto, con Eugenio Colombo e Roberto Del Piano, al quale si è aggiunta Carola De Scipio, che ha scritto “Massimo Urbani. L’avanguardia è nei sentimenti” in occasione della registrazione di un album uscito per l’etichetta discografica Setola di Maiale. In aggiunta al trio spesso, dal vivo, si sono alternati Marco Colonna, Roberto Bellatalla e Silvia Bolognesi in base alle esigenze del momento. La musica che ne viene è quella che più mi rappresenta e che rappresenta la personalità di Massimo, per ricordarlo fuori dalla logica della commemorazione. Non replica la musica di Massimo, ma l’aspetto creativo, umano e spirituale, libero e avventuroso, come era lui. Grazie ancora Max per tutto ciò che mi hai dato e ciò che abbiamo vissuto insieme per molti anni…vita /musica/ gioie e tristezze infinite/esperienze e lunghi viaggi…le parole hanno le rughe…la consapevolezza della riconoscenza non ha tempo nel tempo. Le nostre strade a un certo punto si dividono musicalmente, ma non certo il nostro rapporto intimo di amicizia complicità e crescita. Molte storie le ho raccontate nel libro di Carola, altre sono e rimarranno strettamente personali.

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