Periodo particolarmente favorevole, questo, per Andrea Rea, pianista e compositore, dovuto all’ottimo successo di pubblico e di critica che sta riscuotendo il suo ultimo successo discografico, el Viajero.

Ma, prima di parlare di questo suo quarto album, vorremmo ripercorrere brevemente i passi della sua carriera riassumendo un po’ i passaggi dei suoi studi, dei suoi riferimenti artistici, quindi dei primi lavori di successo e delle interessanti collaborazioni che ha avuto con personaggi importantissimi del panorama jazzistico nazionale e internazionale.

Ho iniziato nella scuola del mio paese nativo, Pomigliano D’arco, città che ospita da oltre 25 anni il Pomigliano Jazz Festival, uno dei più importanti e prestigiosi festival jazz in Italia.
Da ragazzo, assieme a tantissimi giovani che da sempre garantiscono con la loro opera il buon funzionamento della macchina organizzativa degli spettacoli, anch’io ho lavorato nello staff del Pomigliano Jazz e, grazie anche a quella esperienza, è sbocciato il mio amore per il jazz.
Da allora ho iniziato un percorso di studi che ha attraversato seminari, lezioni private, viaggi, come quello a  NYC, che mi hanno segnato per sempre.
Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di collaborare con tantissimi artisti –  Stefano Di Battista, Dianne Reeves, John Patitucci, solo per citarne qualcuno tra tantissimi – che non hanno bisogno di presentazioni. Questo quarto album lo considero un punto di partenza, in quanto ho cercato di fare una sintesi e far confluire in esso tutte le mie precedenti influenze musicali ed esperienze.

Nell’essenzialità, nella luminosità e nella solarità del pianismo di Andrea Rea, come pure nella particolare predilezione per la musica latino-americana, sembra di cogliere una certa influenza della scuola di Michel Petrucciani…

Michel Petrucciani è stato da sempre uno dei miei idoli… e come potrebbe non esserlo? Mi ha influenzato tantissimo sin dai primissimi ascolti di jazz.
Per quanto riguarda la musica latino-americana devo dire che mi ha sempre affascinato e continua ad essere un mondo che continuo ad esplorare con particolare attenzione.

Arriviamo al fulcro della nostra curiosità, El Viajero, quest’ultimo album di Andrea Rea realizzato in trio con due altri compagni di viaggio che hanno dato un contributo notevolissimo alla buona riuscita del progetto, e con la partecipazione di un prezioso ospite alla tromba…

Ad accompagnarmi net trio c’è Daniele Sorrentino, con il quale ci lega un’amicizia più che ventennale a cui devo molto per la mia carriera, ed alla batteria Lorenzo Tucci che a mio avviso – e non solo – è uno dei maggiori esponenti della batteria Jazz in Italia ed all’estero.
Sono due musicisti dotati di una sensibilità incredibile e di una grandissima versatilità ai quali sono legato da un feeling particolate che ci ha permesso di realizzare le idee che avevo in mente.
Nell’ultimo brano ho chiesto a Giacomo Tantillo, mio amico ed ottimo trombettista, di colorare En La Orilla del Mundo.

Viene naturale una curiosità: l’ispirazione per questo lavoro è stata data da viaggi reali, quindi da luoghi fisici, situazioni e sensazioni, oppure da ricerche e studi “a tavolino” di Andrea attraverso le culture e i diversi generi musicali?

Sono stati i viaggi ed avere vissuto tante esperienze a farmi avere l’ispirazione per questo disco. Fondamentali sono anche stati alcuni incontri, come ad esempio quello col grande chitarrista israeliano Yotam Silberstein, il quale mi ha fatto conoscere autori dei quali non avevo mai sentito parlare prima. E’ proprio grazie a queste collaborazioni e a questi stimoli nuovi che nascono le idee per produrre cose nuove.

Nel disco sono presenti alcuni brani originali di Andrea Rea ed altri di grandi autori, riproposti con nuovi arrangiamenti…

In questo disco ho cercato di raccogliere tutti brani che mi rappresentano e che ho sempre desiderato suonare “a modo mio”. Nei miei ascolti adolescenziali, ad esempio, c’è stato molto rock, e non è un caso del mio umile tributo a David Bowie.
Per quanto riguarda l’interpretazione dei brani originali, cerco sempre una scrittura che non sia tradizionale e scontata ma contaminata da tanti nuovi elementi, europei e ritmici.
Il mio lavoro mi ha dato molte opportunità di essere un “Viajero” in prima persona; ho avuto la fortuna di girare parecchio il mondo. Ricordo con piacere le mie partecipazioni a diversi festival, come Buenos Aires, Toronto, Reunion Island o Umbria Jazz, in Cina, con l’occasione di conoscere tante persone e culture diverse…

Ora che le restrizioni dovute alla pandemia sembra si stiano allentando, c’è una certa ripresa dei “live” e la stagione estiva dei concerti volge al termine, si tirano i quali sono i primi bilanci in attesa di programmare il prossimo futuro.

Fortunatamente sembra che siamo al giro di boa e spero con tutto il cuore che possa terminare il prima possibile questa guerra. Credo che con la ripresa suoneremo molto di più proprio perché la gente ha bisogno di respirare aria di normalità e di conseguenza ci saranno più opportunità per tutti noi musicisti.

Ringraziamo Andrea Rea per la sua consueta cordialità ricordando il suo ultimo album El Viajero disponibile sia in Compact Disc che su tutte le piattaforme digitali.

Links:

Photo Gallery di “el Viajero”  Live su Sound Contest