ANDREA LABANCA: musica dell’assurdo

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E’ uno storyteller metropolitano e ama molto fondere la musica con il teatro dell’assurdo all’interno di performance in cui i riferimenti all’attualita’ sono continui e costanti. In altre parole siamo in compagnia di Andrea Labanca, cantautore che con la sua Fisheye Band si e’ esibito lo scorso 26 novembre al Teatro Binario 7 di Monza, in occasione del terzo appuntamento di Terra: percorsi di musica rinnovabile, stagione musicale diretta da Alberto N. A. Turra e Basilio Santoro. Andrea Labanca ha gia’ un album all’attivo che si intitola I Pesci Ci Osservano: il lavoro lascia spazio a storie di vario genere in cui c’e’ spazio anche per Hemingway e Oblomov e anche all’interno del suo spettacolo ci sono riferimenti a grandi fatti di cronaca di cui ancora non si conosce la verita’ come ad esempio la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969; l’unico modo per ottenere delle risposte sembra dunque quello di rifugiarsi nei discorsi di grandi pensatori come Marx, Freud e Lacan.



 


Ecco dunque qui di seguito l’intervista che il cantautore ci ha gentilmente concesso.



 


Sound Contest: Innanzitutto come e’ andata la serata del 26 novembre al Teatro Binario 7 di Monza? Era la prima volta che suonavi con la Fisheye Band, vero?


Andrea Labanca: Si’. Era la prima volta in cui presentavo in assoluto la nuova band, perche’ per due anni ho portato avanti il mio progetto in trio: oltre a me infatti c’erano il rumorista Paolo Ciarchi e il fisarmonicista, tuttora nella Fisheye Band, Guido Baldoni (per completezza la Fisheye Band e’ composta da: Guido Baldoni – fisarmonica, Fabio Bado – macchine ritmiche, Davide Tedesco – contrabbasso, Francesco Piras – tromba e flicorno, Guido Rolando – sax contralto, ndr). Sono soddisfatto dei nuovi musicisti e sono contento di come abbiano tenuto il palco, anche perche’ nelle mie performance sono presenti vari generi e in qualche modo e’ necessario seguirmi, ma si puo’ ancora crescere.



 


Preferisci piu’ il tuo lato musicale o piu’ quello teatrale?


E’ una domanda alla quale mi risulta difficile rispondere soprattutto in questo momento. Forse non so scegliere. Sicuramente ho bisogno di un approccio musicale alla parola; per me la musica e’ il motivo scatenante di tutto, pero’ sta crescendo negli anni anche il mio interesse teatrale sia dal punto di vista personale che per lavoro.



 


Come nascono i tuoi pezzi?


In modo disordinato, o forse, per meglio dire, in modo caotico. Spesso comunque scrivo per reazione a qualcosa, oppure prendo ispirazione da cio’ che leggo, da uno stimolo esterno o anche da una frase che mi capita di ascoltare per strada.



 


“Ho le borse sotto gli occhi” e’ uno dei tuoi brani piu’ apprezzati de ‘I Pesci Ci Osservanò. Adesso pero’ lo hai riarrangiato con la band, vero?


Si’, infatti. E’ stato sicuramente il pezzo piu’ fortunato del disco, pur essendo entrato alla fine, ed e’ stato stravolto. In questa nuova versione live e’ stato rimarcato il ritmo in maniera molto forte, trasformandolo quasi in un brano spoken word o hip hop. Per me ora e’ piu’ veloce ed anche un pò piu’ cattivo.



 


“Ragazzo rock” invece e’ la storia di un ragazzo “rock” che si scopre banalmente “pop”. E’ la storia di un ragazzo milanese?


Un pò sono io e un pò secondo me e’ il mio modo di vedere i ragazzi intorno a me. E’ un modo di dire: ci prendiamo tutti sul serio e pensiamo di essere alternativi, rivoluzionari, presi dalle nostre riflessioni e dal nostro sentirsi diversi e poi ci scopriamo tutti uguali cadendo nei cliche’. La critica e’ quella della trasgressione forzata: per esempio voglio il tatuaggio senza chiedermi cosa significa. Ormai c’e’ omologazione. Tutti frequentano certi posti e ci si veste solo in un certo modo. Il ragazzo rock e’ molto milanese, ma perche’ e’ l’esperienza piu’ diretta che ho vissuto e che vivo tuttora nel quotidiano.



 


“I Pesci Ci Osservano” e’ anche il titolo di un brano dell’album. Nel momento in cui ci osservano credi che se potessero, ci parlerebbero o ci giudicherebbero?


I pesci si sono avviliti secondo me, perche’ ci osservano da troppo tempo e quindi penso che si siano un pò rotti le pa..e di noi. Non vorrei essere leopardiano, ma c’e’ un pò troppa presunzione da parte del genere umano che cerca sempre di sottomettere tutto, anche la storia, al proprio volere.



 


Tu sei laureato in Filosofia. Con i tuoi testi sbaglio o vuoi far intendere che nella societa’ odierna mancano in qualche modo i filosofi?


Sicuramente ho un interesse molto forte per la filosofia e non solo per i miei studi universitari. Oggi manca una riflessione profonda e piu’ colta e troppo spesso si e’ abbassato il livello di dialogo, di discussione politica e di dialettica e questo offende la qualita’ che si dovrebbe avere nella discussione anche sociale. Bisogna portare altri argomenti, ma riflettendo. Tutti pensano a qualcosa di concreto nell’immediato, ma nessuno ha una visione piu’ profonda e diversa.



 


Siamo quasi in conclusione: hai altre date prossimamente o altri impegni?


Si’. Presentero’ I Pesci Ci Osservano con la Fisheye Band il 19 gennaio al Ragoo di Milano e il 31 dello stesso mese a Roma. Il 12 dicembre ho debuttato invece al Teatro i di Milano con Maria, spettacolo scritto da Aldo Nove e che vede la regia di Renzo Martinelli.



 


Ultima domanda: altri progetti per il futuro?


Sto preparando l’album nuovo e ormai ho scritto quindici-venti pezzi. Mi sto vedendo con la band e soprattutto con Guido Baldoni, il quale lavora con me da sempre e quindi e’ il primo che ascolta il materiale nuovo.



 


Con queste anticipazioni termina dunque l’intervista ad Andrea Labanca e noi ovviamente lo ringraziamo per la sua disponibilita’.



 


Link:


Andrea Labanca: www.andrealabanca.it


Video ufficiale “Ho le borse sotto gli occhi”: http://www.youtube.com/watch?v=WvkDp1P4H8U