MONICA SHANNON | Oltre i confini italiani

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Si intitola “Ali” il nuovo disco di Monica Shannon. Un disco che oltrepassa i confini lasciando un solo appiglio a quello che potrebbe essere l’unico vero motivo per “restare” italiano: l’ultimo brano dal titolo L’isola delle fate, omaggio a Stefano Pula. Per il resto è un groviglio di generi e sapori diversi tutti decisamente proiettati in un’America contaminata di jazz, di rock, di pop con sfumature epiche e di elettronica elegante. Altro omaggio che troviamo è Forbidden Colours di Sakamoto tanto per mettere in chiaro subito di cosa parliamo. Monica Shannon, dunque, porta a casa così un disco davvero importante, che non cede al fascino di melodie facili e neanche ci pensa due volte a giocarsi carte che possano compiacere il mercato nostrano. Niente da fare. Dall’Irlanda all’America passando per il Giappone. Il resto non le interessa… forse…

 

 

 

Iniziamo con qualcosa di diretto. America e Irlanda. Ma dall’Italia?

Dall’Italia le mie origini e la musica intramontabile di miti come Pino Daniele, Lucio Dalla, Franco Battiato, solo per citarne alcuni, che mi accompagna fin da bambina.

 

Trovo una mescolanza di genere… dal rock, dal pop, dal folk e dal soul… cos’hai preso, quando e da chi?

Ho avuto l’opportunità di crescere ascoltando gli splendidi dischi in vinile di mio padre. Un repertorio prezioso come i Pink Floyd, i Genesis, Sting e i Police e per quanto riguarda il panorama musicale italiano, Franco Battiato, Angelo Branduardi, Pino Daniele. Con il passare degli anni e grazie anche agli studi di pianoforte e canto, mi sono avvicinata con grande ammirazione agli standards jazz e, con il mio primo viaggio in Irlanda, ai temi ancestrali della cultura celtica.

Nello stesso periodo ho conosciuto ed apprezzato moltissimo anche il rock incisivo degli U2 e dei Simple Minds e le favolose melodie e sonorità di Tori Amos.

Un’esplorazione continua coccolata anche dai viaggi che hanno contribuito molto alla mia crescita musicale.

 

Davvero ci sembra assurdo trovare Sakamoto tra le tue citazioni. Come mai questa scelta?

Un giorno ascoltando la splendida Forbidden Colours di Sakamoto ho sentito il desiderio di provare ad interpretarla. E’ stato come volare su quelle note magiche che ti trasportano in luoghi lontani. E così, proprio per il “concept” del mio nuovo album “Ali”, ho pensato di inserirla.

 

E chiudere il disco in italiano con un altro omaggio. Sembra un gesto che vuol mettere in chiaro quali siano le origini…

Certo. Vorrei che fosse una mia caratteristica di completare i miei album in italiano, un po’ per le mie origini e poi sicuramente perché amo cantare anche in italiano.

 

“Make me real”. Quante maschere pensi abbia la cultura e la musica oggi?

Le maschere non mancano, ma per fortuna ci sono ancora abbastanza verità per continuare a credere.

 

Una domanda un po’ intima. “Ali”… evasione, rivoluzione, nuova vita… un nuovo inizio. Ma non sarebbe anche un bene una ristrutturazione?

Nella mia vita non è mai esistita finora la ristrutturazione. C’è sempre stata la pazienza di aspettare il momento più propizio, senza fretta, senza forzare le cose ma poi è sempre stato il cambiamento a prendere forma.