Si intitola “Tuo Padre” questo terzo disco in studio della formazione abruzzese dei Ken La Fen. Siamo nella provincia, dentro territori di confine dove gli eccessi sembrano facili da raggiungere, dove il poco fa da sfondo ad un benessere senza pari come anche ad una carenza di stimoli. Il tutto dentro questo disco di vita vissuta, di rock, di pop, di maschere e di eccessi: un lavoro di follia romantica e di ironia facile… forse troppo facile.
Nella registrazione di “Tuo Padre”, quali tecniche avete utilizzato per fondere strumenti tradizionali, come la fisarmonica, con arrangiamenti elettronici moderni?
L’unica tecnica, se così si può definire, è il “sentimento”, cerchiamo di farci guidare da elementi che ci divertono e ci emozionano, andando a braccio senza schemi predefiniti. E’ un po’ quello che il progetto Ken La Fen prova a fare dalla sua nascita, fotografare dei momenti di vita attraverso la musica, situati in un spazio intuibile ma indefinito e un tempo universale.
Come avete gestito il contrasto tra le sonorità bucoliche e quelle elettroniche per creare un tappeto sonoro coerente?
L’approccio per conciliare sonorità bucoliche tradizionali con suoni elettronici progressisti è lo stesso di quando abbiamo fondato il progetto nel 2018. Cerchiamo di sfruttare al meglio i diversi background di tutti gli elementi della band. Ognuno di noi ha un heritage molto diverso e degli ascolti che spaziano tra innumerevoli generi e la vera sfida è farli coesistere tutti sotto lo stesso tetto. Il risultato di ciò lo abbiamo sintetizzato con il neo genere: Trash Emozionale.
La spontaneità e l’improvvisazione dei testi si riflettono anche nella produzione musicale? Se sì, come avete integrato questa filosofia nella fase di registrazione?
L’improvvisazione ed il flusso creativo sono la chiave dentro e fuori lo studio, chiaro è che poi si cerca di assecondare l’anima del brano, nata in maniera spontanea, dandogli una struttura credibile che possa esaltare l’idea primordiale.
Avete scelto un approccio autoprodotto per l’album: quali sono stati i principali vantaggi e sfide tecniche di questa scelta nel plasmare il suono unico dei Ken La Fen?
I vantaggi sono stati sicuramente la libertà: nella gestione del lavoro, nell’impostazione stilistica, e nelle tematiche affrontate. Allo stesso tempo la sfida più ardua è stata combinare tutti questi fattori, rispettando i tempi e uno standard qualitativo sempre più alto del lavoro precedente.
Migliorare senza perdere la propria natura.