DINO BETTI VAN DER NOOT
Brahm Dreams Still
Audissea
2025
Miles Davis, ma anche Ellington (ma anche Gil Evans, Stan Kenton, George Russell, Carla Bley): per dire di un firmatario del progetto musicale, nel nostro caso un disco che ascolteremo presto in concerto, le cui composizioni, le cui direzioni musicali appunto, si realizzano (si fanno realtà), così e non in altro modo, nello scambio con questi musicisti e non altri.
E tale è, si dirà, l’essenza stessa del jazz, della musica improvvisata, di questo “Brahm Dreams Still” (ritornano anche stavolta, in copertina, i colori e le immagini ormai caratterizzanti di Allegra Van Der Noot); della naturalezza, dell’immediatezza, ma anche del fascino alla fine misterioso, del rapporto fra il leader e i suoi orchestrali.
Davis, Ellington. Ma, andando ancora più indietro nel tempo, le improvvisazioni collettive che a New Orleans precedettero l’esplosione del solismo come lo simboleggiano gli Hot Five di Armstrong. Se ne ha traccia, nella musica di Dino Betti – se ne ha nostalgia, ve ne è reminiscenza, almeno proviamo a ipotizzare, – in quell’intreccio di assoli che emerge quasi con costanza all’ascolto ma forse non di meno nella costruzione dell’incedere tematico.
I cinque brani dell’album costituiscono un viaggio, tutto interiore, da ascoltare ad occhi chiusi, come si faceva negli anni Settanta con i capolavori del progressive del cui universo Dino Betti sembra voler nuovamente “cantare il corpo elettrico”; una palude di suoni, una vastità di approccio al materiale sonoro di ogni brano, anche di quelli non necessariamente estesi nella durata.
Non solo, ma circolò per la prima volta in quegli anni la definitiva consapevolezza che la musica occidentale dovesse svuotarsi del suo senso di superiorità. L’arte di Dino è anche questo: un panismo sonoro che ci distoglie quasi con stupore da quello che stavamo ascoltando magari fino a un attimo prima e ci indica fiabe, universi, orizzonti che, culturalmente, rimettono in discussione le certezze della “strada principale” della nostra fruizione musicale. In un divenire poroso di simbolismi, riferimenti ad altre arti, ad epoche e mondi prossimi o lontanissimi.
L’appassionata, l’appassionato che voglia approfondire l’interpretazione e il significato di questo nuovo capitolo di Dino Betti, della complessità di riferimenti che i suoi brani evocano, ma anche di tutto il suo percorso – tra i più eslegi, significativi, importanti, fra i più acutamente originali del jazz degli ultimi quarant’anni – troverà nelle stesse vulcaniche note di copertina di “Brahm Dreams Stills” (e del precedente, l’imprescindibile “Let Us Recount In Our Dreams”) ad opera di Thomas Conrad, una ricognizione magnifica, un vero e proprio TuttoDinoBetti; sull’analisi della cui musica si sono comunque esercitati in tanti, voglio ricordare qui per tutti Giorgio Gaslini; allo stesso Dino dobbiamo pagine di autoanalisi di alto rigore.
A chi invece a questo punto esclamasse basta parole, magari abituato a farsi un’idea della tracklist di un’uscita discografica anche assoggettandosi alle legge dei quindici secondi di una storia su Instagram, crediamo si possa rispondere senza perdersi d’animo: vada più sotto, “apra” il primo “file”, quello che corrisponde al brano che intitola l’album e vada ai secondi in cui, come scrive Conrad, “il tema emerge a poco a poco, con calma, e si diffonde per l’orchestra, in trasformazione continua…”: ecco, da quel momento, garantiamo, si troverà immerso nel fiume, e deciderà di attraversarlo per intero.
Musicisti:
Guglielmo LoBello, Alberto Mandarini, Mario Mariotti, Fabio Brignoli, trumpets & flugelhorns
Luca Begonia, Stefano Calcagno, Enrico Allavena, trombones
Gianfranco Marchesi, bass trombone
Sandro Cerino, flute, bass clarinet & alto saxophone
Andrea Ciceri, alto saxophone
Giulio Visibelli, alto flute & tenor saxophone
Rudi Manzoli, tenor saxophone
Gilberto Tarocco, clarinet, bass clarinet & baritone saxophone
Luca Gusella, vibraphone
Emanuele Parrini, violin
Niccolò Cattaneo, piano
Danilo Mazzone, keyboards
Vincenzo Zitello, clarsach harp
Gianluca Alberti, electric bass
Stefano Bertoli, drums
Tiziano Tononi, snare drum, udu drum & percussions
Federico Sanesi, tabla, pakhawaj, darabouka, tanpura, bells, cow bells, stone chimes & ocean drums
Tracklist:
01. Brahm Dreams Still
02. A Crystalline Windless Sea
03. Interlude in C
04. Faraway Mountains Turning into Clouds
05. Aux premières heures bleues







