Tornano i DePookan e lo fanno con un disco dal titolo “Sang et Cendre”. Rompono un silenzio discografico che durava da circa 30 anni e si riscoprono oggi in una formazione nuova, in un rinnovato duo centrale formato dalla colonna portante di sempre, Susy Berni, e il “nuovo compagno d’armi” Nicola Cavina. A loro poi nel tempo hanno trovato forza operante Nicola Esposto alle percussioni, Fabio Masetti alla batteria, Gian Piero Rezoagli ai cori e Martina Weber alla viola da gamba e Massimo Giuntini alle uilleann pipes (cornamusa irlandese) nel brano “Johnny I Hardly Knew Ye”. Siamo nel mondo celtico ma non solo, anzi. Siamo nelle distopie del futuro, dentro gli spazi aperti delle nuove tecnologie, siamo dentro incantesimi e caverne ancestrali, anatemi, antiche profezie. Siamo dentro nuovi linguaggi, antichi di secoli e mai visti prima d’ora. Sono forme di jazz evolutivo, mi piace dire…
Una produzione che ha lavorato molto nella ricerca o sbaglio?
(Susy Berni) – No non sbagli, la ricerca fa parte dei DePookan, ma anche le sperimentazioni per creare un nostro sound, fatto di molti generi musicali.
(Nicola Cavina) – Abbiamo sempre amato mescolare suoni acustici con suoni elettronici, credo che così si riesca a cogliere il meglio dei due mondi. La ricerca La musica sonora ha sempre fatto parte del nostro modo di fare musica, per quanto mi riguarda il timbro è un aspetto del suono tanto importante quanto l’armonia. Il suono è evocativo e riesce a portarti in luoghi che non troveresti altrimenti, è lì che si trova la magia.
Tanti riferimenti balcanici, all’India, alla Persia… se non erro… come mai?
(Susy Berni) – La nostra è musica del mondo, World Music certo ma aggiungo alternativa,ci trovi il dark, il rock, la ballad una mix di generi, “senza confini” è una parola importante per i DePookan.
(Nicola Cavina) – Il nostro bagaglio musicale contiene elementi celtici ma anche mediterranei e mediorientali, così come elettronica, rock e sperimentazione. L’insieme di questi elementi crea il nostro mondo sonoro, che però faccio fatica a farlo stare in una nazionalità precisa. Credo che musicalmente siamo dei cosmopoliti.
E la distopia secondo me si celebra a pieno dentro l’ultimo brano. Dal profondo futuro di distruzione ritroveremo il segreto della pace?
(Susy Berni) – Mi auguro che sia così; possiamo solo essere dalla parte della pace, sempre e comunque contro ogni forma di sopraffazione e violenza; dipende, come sempre dico io, a cosa dai del cibo, alla parte bianca o alla parte nera; la pace è in mano ad ognuno di noi.
(Nicola Cavina) – Non credo che Peace sia un brano distopico e nemmeno che parli di distruzione. Ascoltando la frase “la pace sia con te” in lingua araba ed in lingua ebraica si può sentire che sono due lingue appartenenti ad una cultura comune. Il senso è proprio questo, capire che ci sono molte più cose che ci accomunano che cose che si dividono. Per quanto riguarda il segreto della pace credo sia in mano ad ognuno di noi. Se ciascuno si curasse del benessere delle persone vicine vivremmo tutti in un paradiso terrestre.
Come nel video di “Talyesin Merlino”: quanto conta anche la parte scenica di questo disco?
(Susy Berni) – È molto importante; il video di Talyesin Merlino con Duccio Pacini che interpreta Talyesin Merlino ed il girato di Carlo Settembrini vanno di pari passo con il nostro brano; scenografia e musica non sono scisse per la musica dei DePookan.
E qui il rimando alla copertina: la dimensione visiva fa parte del suono, della lirica, del significato di questi brani?
(Susy Berni) – La dimensione visiva insieme alla musica, creano il nostro mondo, quello dei DePookan, tutti i brani hanno una loro forma, una loro simbologia, un loro carattere, sono “stanze”, per così dire della “porta” che si apre ascoltando il CD di “Sang Et Sangre”.







