UMBRIA JAZZ 2025 | Lionel Richie chiude la 53. edizione

Domenica 20 luglio segna la giornata conclusiva di una grande edizione di Umbria Jazz, caratterizzata da un programma vario e di grande qualità, volto alla soddisfazione di un pubblico esigente.

Per iniziare la giornata, ci rechiamo alla Bottega del Vino per deliziarci con i fantastici Accordi Disaccordi ed il loro gipsy jazz, ispirato dall’ avventura musicale del chitarrista gitano Django Reinhardt.

Un ambiente raccolto e molto particolare, quale quello della Bottega, fa da giusto contorno alle preziose note dei virtuosi chitarristi Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi e del contrabbassista Dario Scopesi. Presenti a ben dodici edizioni di Umbria Jazz, i tre componenti del trio hanno al loro attivo cinque lavori discografici ed hanno collaborato alla realizzazione di diversi temi per colonne sonore cinematografiche.

Propongono uno spettacolo che conquista e coinvolge molto il pubblico, che diventa loro attivo interlocutore durante le performance. Propongono una alternanza di suoni acustici ed elettrici, permeati dall’utilizzo di strumenti tecnologici per una scaletta di brani da cui scaturisce un sapiente mix di rock energico, melodia mediterranea, influenze gitane e ritmi latini.

Accordi Disaccordi
Accordi Disaccordi (ph Riccardo Galeota)

Alla Sala Podiani alle 15.30 incontriamo la musica di Craig Taborn: un esempio di pianismo ‘tosto’, rigoroso e coerente specchio della sua sfaccettata formazione, fatta di elementi di musica contemporanea di matrice classica e free jazz. Taborn, band leader, compositore e pianista, spazia in maniera vincente tra i vari generi che hanno costruito la sua cultura ed esperienza musicale, dal rock al jazz, dal noise all’avant garde, all’elettronica.

Andiamo quindi ai Giardini Carducci, dove alle 17.00 si esibiscono gli italianissimi Brassense, formazione dal nome che unisce due parole: Brass, che indica il classico quintetto di ottoni e Sense, a voler suggerire un nuovo senso per questa classica formula musicale. Cosa realizzata in maniera vincente dal gruppo che, alla formazione iniziale, aggiunge la voce ed il colore timbrico di una cantante sudafricana ed una sezione ritmica. Il risultato è spettacolare e permette loro di offrire una scaletta variegata in bilico tra il funky, il pop degli anni ’80 ed il classic jazz.

Brassense
Brassense (ph Riccardo Galeota)

Alle 21.30 al Teatro del Pavone apprezziamo Remembering Ray Brown, che vede sul palco un trio jazzistico d’eccezione: lo splendido Benny Green al pianoforte, l’incredibile Christian mcBride al contrabbasso ed il sopraffino Gregory Hutchinson alla batteria.

I tre omaggiano la memoria del contrabbassista Ray Brown, che fu fonte di ispirazione per lo stesso MC Bride. I tre componenti del trio condividono con il pubblico l’emozione di ricordare un maestro del Jazz internazionale, con il quale hanno in prima persona condiviso il palco e collaborato artisticamente. L’ atmosfera è veramente speciale, in sala non vola una mosca ed è bellissimo cogliere anche il seppur minimo tocco di una corda del contrabbasso, lo sfiorare di un tasto del piano e la carezza delle spazzole sui tamburi.

Musicisti pazzeschi per una performance unica: grazie!

Una corsa all’Arena Santa Giuliana dove il pianista e cantante newyorkese Mitch Woods prepara, con la sua voce calda e le sue note soul e blues, il terreno per una vera icona del pop, un mito degli anni 80, la superstar americana Lionel Richie, che chiude alla grande questa edizione del festival.

Richie, settantaseienne, tiene il palco con colorata energia e tre cambi d’abito: dapprima indossa giacca bianca e pantalone nero, poi una giacca con code di frac nera con fregi rossi e infine una scintillante giacca di paillettes. La scaletta di due ore di concerto è spettacolare ed il pubblico si scatena, balzando in piedi e lasciando le sedie sin dal secondo brano.

Running With The Night, Hello, Dancing On A Ceiling, Penny Lover, Truly e Brick House si susseguono, tra le ovazioni della platea e gli sgargianti colori di una scenografia elettronica dal sapore anni ’80 che proietta l’Arena in una dimensione senza tempo.

Grande attesa per le hit più famose, eseguite verso la fine del concerto: la dolce Say You, Say Me e l’immortale inno moderno della pace e della fratellanza We Are The World, scritto da Richie a quattro mani con Michael Jackson.

“Perché noi siamo il mondo, noi, tutti uguali” ribadisce Richie dal palco, introducendo il brano.

Bis finale con l’acclamatissima All Night Long, che vede calare il sipario su questa 53esima e magica edizione del festival.