Pubblicato dall’etichetta Barly Records (By Encore Music), “Theta” è la nuova fatica discografica di Ratti, trio spregiudicato formato da Roberto Di Blasio al sax soprano, sax alto e batteria, Antonio Pio Ciaramella alla chitarra e Giulio Izzo al contrabbasso. “Theta” non è un album di facile appeal. È un lavoro frutto di una profonda ricerca volta a una immediata riconoscibilità stilistica, a una propria identità espressiva. Orientato in direzione contemporary jazz, con echi di world music e chamber jazz, nel CD sono presenti otto composizioni originali scaturite dalla magmatica materia grigia dei tre musicisti. Antonio Pio Ciaramella, che veste i panni di “portavoce” di questa formazione, racconta la gestazione e descrive il mood del progetto discografico.
Questo è un disco in cui la tensione, soprattutto dal punto di vista armonico e ritmico, si taglia a fette. Si percepisce fin dalle prime battute di ogni singolo brano un’interessante ricerca stilistica mirata a una riconoscibilità. Che tipo di percorso avete intrapreso per raggiungere un’identità comunicativa così definita?
Roberto (Roberto Di Blasio, ndr), Giulio (Giulio Izzo, ndr) e io ci siamo incontrati a Bologna nel 2017 e da allora abbiamo costituito una sorta di laboratorio in cui sperimentare, studiare e mescolare le nostre influenze personali in maniera libera. In questi incontri, avvenuti con cadenza quasi settimanale, ci siamo dedicati sia all’improvvisazione “totale” (senza alcuna indicazione), sia all’esecuzione di materiale scritto da uno di noi o composto insieme in sala. Nel 2023 abbiamo deciso di registrare una parte del nostro percorso, in particolare quello che ha riguardato lo studio di partiture scritte alternate a momenti di improvvisazione.
Scendendo nel dettaglio, questa nuova opera discografica brilla per un’ardita ricerca intervallare, svariate spigolosità armoniche, utilizzo dei tempi dispari e accattivanti modulazioni metriche. Sotto l’aspetto compositivo, avete delle fonti d’ispirazione che vi hanno illuminato nella scrittura dei brani?
Sicuramente ci siamo interessati ad alcune teorie sul ritmo della musica indiana, all’armonia modale, all’atonalità, allo studio della melodia il più possibile svincolata da riferimenti armonici e a strutture formali aperte. Non abbiamo mai posto la condizione di suonare in un metro specifico, perché è sempre stata la stessa melodia che lo ha suggerito e, durante le improvvisazioni, l’unico riferimento che a volte ci siamo dati ha riguardato la pulsazione. Per quanto riguarda il modo di condurre i “soli”, ci siamo allontanati dalla logica dei piani sonori tipici del virtuosismo, cercando di ottenere un suono omogeneo e al contempo dettagliato.
Soffermandosi invece sul sound di gruppo, vi ritenete soddisfatti del risultato finale?
La ricerca appunto sul sound di gruppo in riferimento al materiale scritto, forse, è stato l’aspetto più lungo e faticoso ma allo stesso tempo gratificante. Si è ragionato insieme sulle potenzialità espressive dei vari strumenti e sulle combinazioni possibili, e abbiamo provato vari arrangiamenti dello stesso materiale. Soltanto quando ci siamo sentiti pienamente soddisfatti proprio del sound, abbiamo deciso di prenotare lo studio di registrazione.
Pensando di comunicare un messaggio artistico ben preciso attraverso la vostra musica, questo può essere un inno alla sperimentazione, all’innovazione e alla libertà espressiva?
Senza dubbio si tratta di tre concetti che possono riferirsi agli intenti reconditi che ognuno di noi tre si porta dentro come modo di approcciare alla creazione musicale. Queste intenzioni trovano nel progetto Ratti uno spazio ideale per provare a concretizzarsi.
Per quanto riguarda la presentazione di “Theta” dal vivo, quali sono le vostre aspettative?
Ci piacerebbe portare la nostra musica in locali, rassegne e festival il più possibile.