PETRA MAGONI | I Senza Freni trent’anni dopo fra anticonformismo, divertimento e sana follia

Trent’anni in giro per il mondo a scaldare i cuori con la sua voce magnetica, prorompente presenza scenica, profonda sensibilità, energia e autenticità comunicativa. Ma il primo amore, proprio trent’anni dopo, non si scorda mai. Petra Magoni, una fra le cantanti italiane più talentuose e stimate degli ultimi vent’anni, torna sul palco del prestigioso festival Arezzo Wave insieme alla sua storica band: i Senza Freni. Al suo fianco, Manela (voce), Manuele Scatena (tastiere), Antonio Baldini (guitar synth), Leonardo Orlando (basso) e Massimiliano Lipari (batteria). Lei, insieme a questo inossidabile gruppo pisano, sarà protagonista ad Arezzo in occasione della trentanovesima edizione del festival che si terrà il 3 e 4 ottobre tra la Casa della Musica di Arezzo, il Teatro “Pietro Aretino” e il Teatro Tenda.

 

Esattamente trent’anni dopo, tornerai sul palco del noto festival Arezzo Wave con il tuo storico gruppo: i Senza Freni. Questo evento rappresenta per te una sorta di «operazione nostalgia»?

Tornare ad Arezzo Wave, dopo trent’anni esatti, con il mio storico gruppo Senza Freni, la prima band, quella con cui ho imparato a stare sul palco e a sentirmi completamente libera, forse potrebbe sembrare un’operazione nostalgia. Ma in realtà sono sempre rimasta legatissima a loro anche a livello di amicizia. Hanno continuato a suonare, però sono stata quasi obbligata a lasciare il gruppo per via della mia esperienza al Festival di Sanremo (1996, 1997, ndr). Ho vissuto quella sorta di “separazione” quasi come se fosse stato un errore. Credo che questa formazione sia molto bella, non solo per il rapporto umano, ma anche per il valore artistico. La nostra proposta musicale era già “avanti” trent’anni fa e ritengo che lo sia anche adesso. Ci è tornata la voglia di suonare insieme, soprattutto in un periodo in cui mi sto divertendo ad affrontare qualsiasi tipo di repertorio.

Quando e com’è nata l’idea di dar vita a questa reunion?

Mauro Valenti, ideatore storico di “Arezzo Wave”, ha presentato proprio in questi giorni il libro che parla del primo millennio del festival, che ovviamente arriva fino al 2000. E fra i vari artisti che raccontano le loro esperienze, ci sono anche un paio di pagine scritte da me. Quindi, poi lui mi ha chiesto di far parte della giuria delle giovani band emergenti, cosa che “Arezzo Wave” ha sempre fatto, anche perché si tratta di un festival che, per lungo tempo, è stato uno fra i più importanti d’Europa. Poi, a causa dei soliti problemi legati alle varie amministrazioni comunali, la parte del main stage, ovvero quella dedicata ai gruppi internazionali, è pian piano andata scemando, quasi fino a sparire. Ma è rimasta la ricerca sul territorio, attraverso concorsi mirati a dare visibilità ai gruppi emergenti per consentirli di proporre la loro musica. Cosa, questa, che oggi è diventata molto più difficile. Noi, con i Senza Freni, trent’anni fa, andavamo in giro nei locali a suonare i nostri brani. Attualmente, invece, proprio nei locali, sono sempre più richieste le cover band. Motivo per cui gli spazi per presentare musica originale sono decisamente più ridotti. “Arezzo Wave”, all’opposto, in questo senso, ha sempre dato spazio a gruppi che portano un repertorio originale. Alcune di queste band sono state “esportate” all’estero: negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia. Io spero che questo festival possa ritornare ad essere quel grande evento che è stato in passato, un po’ come se fosse il nostro Woodstock, come ho scritto nel libro. Insomma, quando Mauro Valenti mi ha chiesto di cantare qualche pezzo, ho pensato subito di chiamare i Senza Freni anche per la valenza simbolica e l’aspetto emotivo, commovente, di (ri)tornare a suonare insieme dopo trent’anni esatti.

SENZA FRENI

 

Qual è la genesi e quale il significato del nome di questa band?

Il gruppo si chiama Senza Freni perché non ha mai pensato a una visione della musica legata al business. Al contrario, tutto è stato sempre incentrato sul grande divertimento e su una sana follia: ci travestivamo, il batterista faceva Mangiafuoco, tanto che una volta la batteria prese fuoco ma lui continuò a suonare con lo strumento in fiamme. Una volta, a un concorso, tirammo le miccette fra i piedi del presentatore (ride, ndr). Ovviamente, non lo vincemmo. Quindi il nostro intento era solo quello di tirar fuori una grande energia che, anche a distanza di trent’anni, pure durante le prove, abbiamo ugualmente proprio come nel 1995. Senza Freni significa essere completamente liberi, tant’è vero che abbiamo fatto scelte del tutto anticonformistiche. Grazie a questa bella banda di pazzi ho capito come divertirmi, in piena libertà.

Che tipo di repertorio affronterete in occasione di Arezzo Wave?

Come nel 1995, anche in quest’occasione faremo un medley contenente quattro o cinque brani: praticamente saranno i pezzi di trent’anni fa. Sì, alcuni rivisitati, riletti, con qualche testo cambiato, su cui io stessa ci sto mettendo mano. Però, grossomodo, il repertorio è sempre quello, principalmente un crossover tra funk e rock, anche perché non abbiamo avuto molto tempo per proporre nuovi brani. Ciò che vogliamo traspaia, quello che desideriamo far arrivare alla gente è questa grande energia, questa intesa fra persone che non svolgono la professione del musicista a tempo pieno. A parte me, naturalmente.

A trent’anni di distanza dai primi concerti, i Senza Freni sono cresciuti e maturati dal punto di vista artistico?

In realtà siamo maturati tutti anagraficamente. Sotto l’aspetto musicale, tutti i componenti dei Senza Freni hanno continuato a studiare, a suonare, creando anche formazioni più piccole. Con ogni probabilità io sono quella che artisticamente è cresciuta di più, perché sono l’unica professionista. Ma io, soprattutto durante le prove, noto sempre un grande entusiasmo e una gran voglia di suonare da parte di tutti.

Dal live al festival in poi, seguiranno altre date ed eventuali pubblicazioni discografiche?

Come dicevo prima, ci è tornata la voglia di fare altri concerti. Se si riuscisse a trovare il posto giusto e la situazione giusta potremmo avere altre date nell’immediato futuro. C’è un disco, che non è mai stato pubblicato, a dire il vero già pronto anche perché è stato registrato molto bene. Questa idea della pubblicazione dell’album mi sta frullando sempre più nella testa. Volendo, potremmo farlo uscire quando vogliamo. Adesso, però, è in programmazione l’uscita del mio disco con il chitarrista Finaz. Ma a partire dal 2026 si potrebbe pensare di pubblicare il CD e magari di spiazzare chi mi ascolta di solito, in altre formazioni e progetti completamente diversi. Per cui, credo proprio che più in là consegneremo alle stampe il disco dei Senza Freni.