Più del suono e delle liriche, c’è da soffermarsi dentro questo grande lavoro “filmografico” che portano avanti i napoletani NoIndex, ovvero Francesco Paolo Somma (voce, autore dei testi e compositore) e Cris Pellecchia (bassista, compositore e arrangiatore dei brani). Al progetto collabora Gianfranco Balzano in qualità di live producer e sound engineer. Siamo nel futuro con “3024”, siamo in un immaginario distopico (manco a dirlo) dove la società non prevede emozioni, dove l’omologazione è totale. “La libertà ha un prezzo” cantano i nostri dentro “Miracoli e santi” il nuovo singolo, terza clip ufficiale di questo cortometraggio che ha davvero dell’incredibile. Un pop digitale d’autore, di suoni miscelati tra la realtà e la ricerca computerizzata, questa voce che ha un’impostazione cinematica più che mostrare attenzione alla mera forma canzone. Insomma: un disco da vedere prima ancor che sentire. Parliamo con Cris Pellecchia per saperne di più.
La produzione di questo suono la sento molto densa di disciplina, di matematica, di decisioni strutturate fin nel più piccolo dettaglio… sbaglio?
Per quanto la ricerca sonora sia una parte importante nelle nostre composizioni, non ci riteniamo maniaci del suono. C’è da dire che tutti e tre abbiamo un disturbo ossessivo compulsivo abbastanza condiviso, ma riusciamo a darci anche dei limiti, altrimenti non riusciremmo mai a pubblicare dei brani. L’elettronica in sé restituisce suoni più “matematici”, ma il percorso appena intrapreso è portare un po’ di umanità nell’elettronica attraverso la funzione cantautorale a cui contribuiscono maggiormente le influenze di Francesco.
Esiste una dimensione anche istintiva, improvvisativa?
La dimensione istintiva è rappresentata dalle bozze dei pezzi, che principalmente propone Francesco al progetto. Una dimensione improvvisativa è stata tentata attraverso un format di Impro Elettronica chiamato “Caos Creativo” che abbiamo deciso di mettere da parte per ora per concentrarci sulla composizione di altri brani.
Che poi nella scrittura c’è molto delle forme e delle figure classiche e per classico intendo il presente, il passato soprattutto. Avete mai pensato di cercare forme nuove, totalmente lontane dalle abitudini, come ad esempio facevano le avanguardie degli anni ’70?
Newton diceva “Se ho visto più lontano, è perché sono salito sulle spalle dei giganti”. Il nostro tentativo adesso è salire sulle spalle dei nostri giganti (Radiohead, Massive Attack, Moderat, Low Rar, James Blake), il che è di per sé molto complesso dato che già loro ci hanno visto lungo. L’obiettivo di ciò che facciamo però non è tanto quello di fare qualcosa di super nuovo, ma di creare il mix tra ciò che riteniamo nuovo e vecchio, così da dare la giusta dimensione sonora al nostro messaggio principale: se indifferenza e progresso continueranno a contribuire come oggi fanno al “benessere” dell’uomo e della natura, probabilmente ci troveremo in un “3024” molto cupo.
Il futuro: il suono dei NoIndex in che modo codifica queste visioni? Avete ricercato sonorità “del futuro”?
Abbiamo ricercato le sonorità che potessero sposarsi meglio con il messaggio all’interno dei testi. Più che cercare suoni dal futuro abbiamo cercato di portare “il passato” nel futuro, il che si sposa appieno con il nostro concept: portare l’uomo e l’umanità in un tempo futuro fatto di macchine e algoritmi.
Pensando ad oggi, domanda un poco provocatoria: cosa c’è in questo progetto che sentivate mancare nella scena moderna?
Personalmente ho sempre pensato che l’elettronica, il trip-pop e lo space pop fossero i generi ideali per far sposare il “viaggio” strumentale con la canzone in maniera non banale. In Italia (e soprattutto a Napoli), i rappresentanti a mio avviso sono davvero pochi (posso citare ad esempio alcuni lavori di Iosonouncane, Daniela Pes, Whitemary, Venerus e l’ultima mia scoperta Massimo Silverio) ed è un tipo di musica che secondo me meriterebbe più spazio ed una scena più ampia. Spinti da questa mancanza, abbiamo deciso di intraprendere questa strada: sentivamo che questi generi, oltre a sposarsi bene con i nostri gusti ed obiettivi, erano anche meno battuti in Italia rispetto ad altri paesi come l’Inghilterra, la Germania o la Francia.