Forse è un lavoro decisamente troppo derivativo. Mi resta davvero difficile agguantare l’originalità o comunque tratti unici di personalità dentro un lavoro come questo di Manuele Albanese dal titolo “Biglie”, lavoro uscito in vinile per una nuova vita della Cramps Music ormai in mano al grande Alfredo Tisocco degli Opus Avantra. Mettete in circolo queste canzoni e provate a capire quanto facile o difficile sia levarsi di dosso le ombre di tutti i grandi del passato, dal modo di pensare alla semplicità di tutti noi che aveva Mogol a quel taglio sottile di voce che cercava melodie “spigolose”, sicure e ferme di Battisti, Audio 2 (ovviamente)… l’elettronica che colora tutto e tanto altro. Un bel disco sicuramente, un lavoro pregiato: ma forse, troppo ancora a cliché e formule del passato glorioso tanto da chiedermi quanto sia farina del suo sacco e quanto presa dai sacchi altrui. Che poi i grandi non hanno fatto questo a loro volta? E qui il discorso prende derive infinite…
Parliamo del suono. Digitale e attualissimo ma dalle forme retrò… un contrasto interessante. Cosa ne pensi?
Per volontà del produttore Edoardo Piccolo, tutti gli strumenti e i suoni che sentite sono reali, non sono stati usati campionamenti di alcun tipo. Un grande lavoro in fase di registrazione e mix è stato fatto da Davide Venco, e non è stata una passeggiata, vista la ricchezza degli arrangiamenti.
Ha senso chiederti che cosa hai o avete ostinatamente voluto raggiungere e cosa invece evitare a tutti i costi?
A livello di produzione è stato cercato un sound che caratterizzasse l’album (essendo sostanzialmente un concept), anche a discapito di alcuni hook che avrebbero potuto rendere qualche brano più riconoscibile e farne un potenziale singolo, mentre io ho voluto a tutti costi tradurre, anche graficamente, il senso del progetto in una stampa in vinile, di prossima distribuzione. Cosa abbiamo evitato? Le forzature, molti album sono pieni di riempitivi, otto a mio avviso è il numero perfetto.
In questa produzione peraltro sono tante le citazioni, da Battiato a Calcutta. Dove ti poni? Passato, presente o futuro?
Passato, presente e futuro sono solo delle convenzioni, e dipendono da quale punto della quarta dimensione decidiamo sia il nostro presente. I miei gusti sono palesemente retrò, ma non penso di aver registrato un disco nostalgico, così come non penso sia ruffianamente attuale, e non ho nemmeno la presunzione che possa essere proiettato nel futuro. Ho però la speranza (e l’ambizione, perché no) che, quando tra 20/30 anni sarà riascoltato, la datazione della registrazione sia molto difficile da indovinare, 2000 o 2050? In tal caso vorrà dire che lo scopo è stato raggiunto.
E sempre parlando di ispirazioni: cosa prendi da un mondo e cosa dall’altro? E in generale i tuoi ascolti da dove provengono?
Per ogni pezzo che ho scritto non ho mai deciso a tavolino di fare un pezzo alla Battisti, alla Battiato, alla Gaetano, alla Dalla e così via. Magari le somiglianze sono emerse in fase di registrazione o addirittura di mix finale. Questo perché gli ascolti che abbiamo fatto da ragazzi ormai si sono integrati nel nostro DNA, ed emergono in modo inconsapevole. Delle produzioni più recenti invece apprezzo molto quanto fatto da Colapesce/Dimartino, per non parlare del coraggio di Iosonouncane.
Dal vivo questo disco? Come suona e con quale formazione…?
È già stato suonato full band, con sezione fiati ed ospiti, ed è stato molto, molto coinvolgente. A partire dalla prossima estate invece sarà presentata live con una formazione ridotta (voce, tastiere e sax) che riuscirà comunque a far arrivare al pubblico l’energia e lo spirito alla base dei pezzi.