I Not My Value ci raccontano il loro debutto in 16 minuti magnetici

É disponibile da venerdì 9 maggio 2025 (in distribuzione Believe) il primo EP del progetto Not My Value, non solo un nome, è un vero e proprio manifesto: un robottino, due musicisti, tre atti, uno spazio dove non dover scegliere tra dormire e svegliarsi, in un’epoca dove tutto grida, Not My Value sceglie di sussurrare, conducendoci in questo tunnel elettronico.

Dream – Side A”, questo il titolo di questo nuovo disco, è un viaggio emotivo sospeso tra sogno e realtà, dove il tempo e la memoria si intrecciano con immagini oniriche e non sempre amichevoli –  messaggeri del subconscio, che appaiono per sussurrarti verità scomode. Anche se fanno paura, sono lì per svegliarti. I testi prendono spunto da sogni reali, si soffermano su scelte paralizzanti, ferite che continuano a pulsare, relazioni intense intrappolate in meccanismi distorti, e quel senso di ansia sociale che aleggia in un presente/futuro dominato da incertezza e conflitti globali. In quale incertezza è meglio restare?

Le sonorità del disco spaziano dal trip hop al dream pop, con incursioni nella dark wave e momenti di dark ambient. La voce delicata e riverberata si fonde con la confusione dei cori in reverse (come Lynch insegna) e si fa spazio in un mondo sonoro popolato da chitarre elettriche, synth, glitch e bassi distorti. Ogni traccia è un’onda che si muove tra calma malinconica e caos controllato, creando un’esperienza che guida chi ascolta in un mondo onirico e malinconico.

In 16 minuti e 39 secondi, è possibile fermare la quotidianità, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da un flusso sonoro altalenante, sospeso tra intensità e quiete, un equilibrio fragile tra il desiderio di rimanere nel sogno e l’urgente bisogno di svegliarsi. La prima parte del viaggio, “Dream – Side A“, ti immerge in un mondo onirico e altalenante, dove il sogno prevale sulla realtà e tutto sembra fluido e sfocato. In “Reality – Side B“, il secondo EP di prossima pubblicazione, invece, tutto  si fa più diretto e concreto, esplorando tematiche più dure e reali, liberandosi della morbidezza del sogno.

Non potevamo lasciarceli sfuggire, gemma rara di una scena che non ha più ambizioni internazionali, e finalmente ci siamo fatti raccontare i loro percorso.

 

“Dream – Side A” è il vostro primo EP. Come mai avete ipotizzato che fosse solo una parte di un progetto più grande? Quando potremo ascoltare anche il lato B?

Fin dall’inizio abbiamo immaginato questo lavoro come diviso in due parti, due facce della stessa esperienza: il sogno e la realtà. “Dream” rappresenta la parte onirica, sospesa, in cui tutto è sfocato e simbolico. “Reality”, invece, sarà il momento del risveglio, più crudo e diretto, forse più doloroso. Non volevamo pubblicare un EP e basta ma costruire un percorso narrativo che si potesse vivere in due atti distinti. Ancora non abbiamo una data precisa per “Reality”, stiamo aspettando il momento giusto. Ci teniamo che l’uscita avvenga quando tutto sarà perfettamente allineato, sia a livello musicale che concettuale.

2. Che poi forse, il frammentare il più possibile le pubblicazioni fa parte di una dinamica di mercato molto comune, quella dell’essere iper-attivi e iper presenti. Vi aderite?

In realtà, il nostro intento era proprio l’opposto. Non ci interessa rincorrere l’iper-presenza o il bombardamento di contenuti. Veniamo da un’idea diversa di musica, più simile a quella che c’era prima di questa corsa al consumo continuo. Siamo cresciuti ascoltando dischi interi, in cui pochi secondi prima della fine di un pezzo iniziavi già a canticchiare le prime note del brano successivo. Eravamo adolescenti quando si diceva “questo disco l’ho consumato”. Quando ancora si ascoltavano i CD in macchina, masterizzati da soli: avevi uno spazio limitato, e dovevi scegliere con cura ogni traccia. Oggi, invece, la musica viene spesso ridotta a sottofondo mentre si lavora o si fanno le faccende. Noi volevamo andare nella direzione opposta: creare qualcosa che chiedesse attenzione, che si ascoltasse come si guarda un film o si legge un libro, con silenzio e immersione. I nostri EP sono pensati come concept, con un filo logico e narrativo che tiene insieme tutto. Non abbiamo frammentato per strategia di marketing, ma per rispettare il senso del progetto.

3. Ci spiegate invece come mai avete fatto questa scelta così specifica riguardo il vostro disco fisico? A voi capita spesso di prendervi del tempo per ascoltare un disco, che non sia solo un sottofondo? “Dream – Side A” va ascoltato così?

Abbiamo voluto che i primi 30 CD fisici di Not My Value fossero qualcosa di più di un supporto musicale: li abbiamo pensati come frammenti di sogno confezionati sottovuoto, numerati a mano. È un gesto simbolico: volevamo preservare un’esperienza intima e profonda in un’epoca che consuma e dimentica tutto molto in fretta, anche la musica. L’idea di chiuderli in una busta trasparente, come un prodotto da supermercato, è una critica silenziosa alla mercificazione dell’arte. Ma è anche un invito: aprire quella busta è un atto consapevole, un modo per dire“ok, mi prendo questo tempo, faccio questo viaggio” .

Dream – Side A nasce proprio con questo spirito: non come sottofondo, ma come un piccolo spazio sospeso da vivere fino in fondo. Anche noi, quando ascoltiamo musica, cerchiamo di ritagliarci momenti veri. Non è facile: oggi ascoltare davvero è una scelta. Anche il contesto cambia l’ascolto, magari in macchina cogli un ritmo, una tensione, mentre a casa in silenzio ti arrivano altri dettagli, altre emozioni. Ci piace l’idea che l’album possa risuonare in modi diversi, a seconda di dove sei, di chi sei in quel momento.

4. In che modo Lynch è un’ispirazione per voi? Che cosa ha a che fare con la vostra musica?

Ci affascina il suo modo di costruire mondi sospesi, dove sogno e realtà si mescolano fino a diventare indistinguibili. Le sue atmosfere sono sempre cariche di tensione e bellezza, surreali ma profondamente emotive e spesso lasciano spazio a interpretazioni diverse, come se ogni immagine contenesse qualcos’altro, di nascosto. Tutto questo risuona molto in noi, infatti anche noi cerchiamo di evocare qualcosa che non sia solo da capire ma anche da sentire e amiamo creare suggestioni che poi possano essere interpretate in modo diverso e personale da ciascun ascoltatore.

5. Parma e Milano hanno una scena musicale attiva nella quale vi potete inserire? Quali sono le vostre impressioni?

Stiamo cercando di costruire una rete con artistə affini, non solo dal punto di vista musicale ma anche umano ed etico. Non ci limitiamo a Milano o Parma: ci sentiamo spesso con artistə di altre città, ci scambiamo date, contatti, feedback. Ci aiutiamo a vicenda, sia sulle cose creative che su quelle più noiose e inevitabili, come la burocrazia che accompagna il fare musica in modo indipendente. Più che inserirci in una scena già esistente, stiamo cercando di crearne una che rispecchi i nostri valori, fatta di ascolto, collaborazione e sostegno reciproco.