Ritmi serrati, testi densi, visione. “Fuori dai margini” non è solo un album: è un’esperienza a cavallo tra parola e suono. La band racconta il bisogno di rompere le pareti dell’apatia collettiva, tra flussi di coscienza e groove in bilico tra reale e surreale.
Ragazzi, è un piacere avervi qui. “Fuori Dai Margini” presenta echi delle vostre esperienze personali? Vorreste parlarne al pubblico?
Fuori dai Margini è un disco nato in maniera molto spontanea. Il concept riflette la situazione sociale e politica e il clima teso che si respira in questo periodo, e non tanto le nostre esperienze personali. Alcuni brani, come venere e waintin hanno delle note autobiografiche ma ciò che ci interessa è trasmettere il senso di liberarsi dai limiti e dai preconcetti imposti
Quali sono state le vostre principali influenze musicali?
Dal rock all’hip-hop, passando per stoner, rock, metal, funk, blues ecc. La nostra forza è che ogni membro porta qualcosa di diverso.
Credete che la musica debba unire arte e impegno civico? Perché?
Non necessariamente, la musica può anche essere solo uno sfogo personale. L’importante è comunicare ideali, pensieri profondi e lasciare un segno a chi ci ascolta.
Se doveste racchiudere l’essenza dell’album in tre parole, quali sarebbero?
Fuori dai Margini!