Lo scenario
Siamo tra la seconda metà degli anni ’50 e l’inizio dei ‘60, quelli in cui, dopo la II guerra mondiale e le assurde repressioni sovraniste del regime fascista su qualsiasi espressione artistica extra-nazionale, cominciavano a diffondersi anche in Italia le correnti musicali americane, principalmente il Rock ‘n’ Roll e il Jazz e, grazie alla diffusione del disco in vinile a 45 giri, la musica “leggera” in generale a livello popolare.
Si formavano anche da noi le prime scuole ispirate a questi nuovi generi musicali, parallelamente – a volte in contrapposizione ma, come vedremo, spesso in sinergia – con la grande tradizione nostrana della Canzone Italiana, nell’ambito della quale la parte del leone era costituita alla Canzone Napoletana.
In diversi luoghi e contesti, tanti musicisti italiani, curiosi e intraprendenti, giovani e meno giovani, seguivano più o meno inconsapevolmente strade parallele, avvicinandosi alla musica delle grandi “Star” d’oltreoceano portata con i V-Disc, i dischi della vittoria che l’esercito americano aveva fornito ai suoi soldati per i momenti di svago durante la guerra.
Gorni Kramer, Franco Cerri, Nicola Arigliano, Bruno Martino e tanti altri, ad esempio, introducevano nella Canzone Italiana il concetto di Jazz; Peppino di Capri, Adriano Celentano e, a seguire, Tony Renis, Mina, Little Tony e Bobby Solo, invece, seguirono più da vicino il filone del Rock n’Roll.
Ma alcuni di questi nomi, prima o poi, in un modo o nell’altro, saranno destinati in seguito ad incrociarsi.
Intanto, nel Brasile dei primissimi anni ‘60’ il pianista, chitarrista e cantante Antonio Carlos Jobim, con la complicità dei versi del poeta Vinicius De Moraes, “inventava” la Bossa Nova, un nuovo stile ritmico, che fondeva il Jazz con la Musica Popolare Brasiliana.
Il personaggio Fred Bongusto
Alfredo Antonio Carlo Buongusto da Campobasso, detto poi solo Fred, classe 1935, nacque il 6 aprile da padre napoletano, che purtroppo lo lascerà orfano ben presto, e da madre veneta.
Trascorse la sua adolescenza in una città del Molise che non poteva certo definirsi una capitale ma, con gli strumenti di comunicazione che quell’epoca poteva offrire e con l’influenza del padre, cantante e chitarrista per passione, si era interessato fin da piccolo alla musica, avvicinandosi al Jazz dei “crooner”, quello melodico dei grandi interpreti della canzone americana, Nat “the King” Cole, Frank Sinatra, Bing Crosby, e molti altri.
Ben presto fu notato per la soavità della sua espressione canora e iniziò la sua carriera come cantante e chitarrista in diversi piccoli gruppi di provincia, tra cui gruppo I 4 Loris.
Aveva iniziato a studiare Legge ma poi, alla fine degli anni ’50 e all’alba dei gloriosi anni ’60, quelli d’oro del boom della musica leggera, decise di dedicarsi interamente alla musica avendo ottenuto i primi ingaggi per delle tournee fuori dall’Italia ed i primissimi contratti discografici.
Dopo i primi successi venne il momento del debutto come solista col brano Bella Bellissima, il suo primo 45 giri inciso per la Primary con l’orchestra del Maestro Piero Soffici.
Ma, come spesso accade, il vero primo successo era nascosto sul “lato B” del disco, in un raffinatissimo brano scritto a soli 18 anni dallo stesso Bongusto col testo napoletano: Doce Doce.
A distanza di pochi mesi seguì Frida, altro “lato B”, altra canzone raffinata di sua composizione, altro testo rigorosamente in lingua napoletana.
Questi due brani, assieme a molti altri, manterranno nel tempo il loro valore musicale ripresi in diverse epoche e con diversi arrangiamenti e contrassegneranno ininterrottamente tutta la sua lunga carriera.
In quegli stessi anni Peppino Di Capri stava contaminando la Canzone Napoletana col Rock ‘n’ Roll; Bongusto, più o meno contemporaneamente alla strada già intrapresa da Ugo Calise, con la complicità del gusto ricercato dei grandi arrangiatori che collaboravano con lui, stava introducendo nella Canzone Napoletana – ma più in generale in tutto ciò che comporrà e canterà nell’ambito della Canzone Italiana – il filone Jazz Song, la Ballad melodica all’americana e, grazie alle sue infinite passioni e curiosità, ne avrebbe allargato la “contaminazione” anche con lo swing , la Rumba, il Samba e la nascente Bossa Nova.
Nel corso della sua lunga e brillante carriera, Bongusto cantò diverse canzoni napoletane, molte delle quali scritte da lui stesso, e fece della lingua napoletana, una sua forma poetica di elezione.
Grazie forse anche all’eredità genetica lasciatagli dal padre, seppe esprimere un senso di “napoletanità” musicale nel più raffinato dei modi e mantenne un legame d’affetto con Napoli e con le due isole di Ischia e Capri che proseguirà per tutta la sua vita.
I suoi omaggi alla Canzone Napoletana si consolideranno in seguito, oltre che con vari brani sparsi, inseriti nei suoi innumerevoli album, con due raccolte particolarmente significative, Flash Back e Napoli Alla Mia Maniera.
Il Maestro Gorni Kramer (di cui sopra) ne intuì il talento e lo introdusse per la prima volta in ambito televisivo e questo accrebbe moltissimo la sua popolarità.
Ben presto si affermò tra i principali Crooner all’italiana, cantando passioni romantiche e amori perduti – …Frida, t’aggio voluto bene, ma dopp’ ‘e tantu bene, te s’i scurdata ‘e me… o Questo Nostro Grande Amore – piuttosto che la nostalgia dell’estate e delle vacanze – Malaga, Una Rotonda Sul Mare, La Mia Estate Con Te, Balliamo, Tre Settimane Da Raccontare, Roma 6.
In quest’ambito rivaleggiò nell’ambito del genere Confidenziale e Jazz Ballad italiano con nomi importantissimi, come Nicola Arigliano, Johnny Dorelli, Peppino Di Capri, Bruno Martino.
Non mancarono però anche brani ironici, come Quando Mi Dici Così, una sorta di scenetta brillante in compagnia dalla soubrette Minnie Minoprio o temi scherzosi come Spaghetti a Detroit.
Il suo primo approccio con le colonne sonore per il cinema venne con ‘O Cielo Ce Manna ‘Sti Ccose, scritta in collaborazione col Maestro Armando Trovajoli per il film Matrimonio All’Italiana, di Vittorio De Sica con Marcello Mastroianni e Sofia Loren.
Successivamente, proprio Spaghetti a Detroit, composta per il film Il Tigre, di Dino Risi, vincitore di due David di Donatello, fu la prima delle 28 colonne sonore che scrisse autonomamente per il cinema.
Fu protagonista della scena dei locali di gran moda nel jet-set degli anni ’60 e ’70, soprattutto dei maggiori night-club, dove era considerato tra i cantanti confidenziali di maggiore rilievo e alla Bussola di Viareggio, a Marina di Pietrasanta in Versilia, dove ebbe occasione di cantare con Shirley Bassey.
Nel 1967 si sposò con Gabriella “Gaby” Palazzoli, attrice e showgirl scomparsa nel 2016 a cui rimase legato per tutta la vita.
In TV duettò con Mina dal vivo con l’orchestra del Maestro Gianni Ferrio, prese parte a diverse edizioni di Canzonissima, ad alcune edizioni del Festivalbar – con Pietra su Pietra nel 1977 e con Carissimo Maestro Di Padova nel 1978 – e Festival di Sanremo – con Cantare nel 1986 e Scusa nel 1989 – e nel seguito fu protagonista di diverse altre trasmissioni.
In un evento privato delle famiglia Agnelli si trovo a cantare con Ella Fitzgerald, che si complimenterà con lui per la qualità della sua interpretazione.
Nel 1990 fu consigliere comunale per il Partito Socialista nel Comune di Bari.
Nel 2005 riceverà dalla Presidenza del Consiglio una targa d’argento per i suoi 50 anni di carriera e nel 2007 sarà insignito dell’onorificenza di Commendatore, Ordine al Merito della Repubblica italiana.
La morte lo portò via l’8 novembre 2019, all’età di 84 anni.
I suoi dischi

Dopo i Long Play dell’esordio il 1970 segnò l’inizio dell’epoca d’oro della sua popolarità e della sua produzione discografica con l’album Alla mia maniera (n° 1) e a seguire, nel 1971, Un’Occasione Per Dirti Che Ti Amo, col quale si consolidò una felicissima collaborazione artistica col Maestro Enrico Intra, jazzista di grande fama e di indiscussa classe che portò un complessivo notevole salto di qualità a tutti i dischi che seguirono.
Da quel momento, con gli arrangiamenti costantemente curati da Enrico Intra e dal Maestro Jose Mascolo, inizierà una fitta produzione di dischi nei quali crescerà la qualità musicale e contemporaneamente la ricercatezza e la raffinatezza delle sue interpretazioni.
Il 1972 porterà l’LP Alfredo Antonio Carlo Bongusto, con Questo Nostro Grande Amore, di cui era coautore Franco Califano assieme ad altri brani, e Alla mia maniera N° 2, dove Fred si confronterà con Suoneranno Le 6, brano di Astor Piazzolla col testo italiano di Giorgio Calabrese.

Nel 1973 Malizia … Un Po’ … sarà l’album di Tre Settimane e di una versione originalissima di Le Foglie Morte, dove sostituirà il testo originale di Jacques Prevert con un altro in lingua napoletana di suo pugno.
Nel 1974 Doppio Whisky, dove, accanto alla dichiarazione d’amore per “Capri, Capri”, spicca un’incantevole versione di Tiempo D’Ammore, scritta dal Maestro Fausto Cigliano, amatissimo e raffinatissimo chitarrista cantante e autore napoletano, che Bongusto cantò in coppia con Gloria Christian, e Italian Graffiti, omaggio alla Canzone Italiana dall’inizio del primo ‘900; in esso Stardust e riproposta come Polvere Di Stelle col testo napoletano.
Il 1975 sarà l’anno di Noi innamorati… d’improvviso, contenente il brano che dà il nome al disco e Che Bella Idea, e poi i due omaggi alla canzone napoletana Flash Back, con una nota d’introduzione di Eduardo De Filippo, e Napoli Alla Mia Maniera album in cui gli arrangiamenti resteranno interamente a cura di Jose Mascolo con la collaborazione del Maestro Rodolfo Grieco.
Nel 1976 arriverà La Mia Estate Con Te, album in cui, con gli arrangiamenti saranno affidati ai Maestri Gianni Ferrio e Jimmy Haskell, assieme ai soliti Mascolo e Grieco, prenderà in prestito il brano Auguri del collega Di Capri.
Con l’assistenza dello stesso staff musicale – Mascolo, Haskell, Grieco e Ferrio – nascerà nel 1977 il doppio LP Il Giorno E La Notte, in esso il brano Amore Pazzo, di Raggi e Manuel De Sica, ennesimo esempio del suo amore per Napoli.
Nel 1978 arriva Professionista Di Notte, un riassunto della sua carriera dagli esordi, cambia ancora l’esercito degli arrangiatori, a Mascolo e Grieco si affiancano Toto Torquati, Adelmo Musso, Romano Musumarra e Ruggero Cini.
Nei suoi vari dischi aveva spesso associato alle sue canzoni i ritmi sudamericani e caraibici, la Rumba, il Samba e la Bossa Nova che, coniugando il Jazz con la Musica Popolare Brasiliana, nasceva proprio negli anni della sua gioventù, prevalentemente per mano di Vinícius de Moraes e Antônio Carlos Jobim.

Al riguardo, oltre alle collaborazioni con Giorgio Calabrese, poeta che per anni ha fatto da “ponte” con la musica brasiliana curandone le versioni italiane, Bongusto collaborò con Toquinho, de Moraes e Jobim, anche lui – ironia della sorte – “Antonio Carlo”.
Con Fred Brasil, produsse nel 1979 finalmente un disco interamente dedicato al suo Brasile, assieme all’Argentina mèta di tante sue tournee nel sud di quella parte di America popolatissima di suoi estimatori, e successivamente l’album Lunedì, dove incise il brano Settembre A Montecarlo con l’arrangiamento del Maestro Don Costa, storico produttore e stretto collaboratore di Frank Sinatra e Paul Anka.
Nel 1981 pubblicò l’album Fortunatamente Ancora L’Amore e, quando nel 1985 compì i suoi primi 25 anni di carriera, fu prodotta la compilation Fred Bongusto 25; nel 1986 fu la volta di Guancia a Guancia, nell’87 di Cioccolata e nel 1990 di Appena Posso, Torno, ma la sua prolificità discografica andava via via affievolendosi lasciando maggiore spazio alle tournee ed alla esibizioni “live”.
Privileggiò infatti le tournee all’estero e segnatamente in Sudamerica, con la collaborazione di musicisti italiani e stranieri, come l’italoargentino Diego Moreno, suo braccio destro fino alla fine della sua carriera e collaboratore nei testi in spagnolo delle sue canzoni, che ancor oggi porta avanti la sua memoria in numerosi progetti artistici.

Nel 1997 chiuse “in grande”, col suo ultimo disco E Io Le Canto Accussì, in cui riscrisse – manco a dirlo – in napoletano il testo di alcune grandi canzoni di successo. Oltre alle già citate Les Feuilles Mortes che diventa Che Sera Triste e Stardust che, riscritta da lui, si trasforma in Polvere Di Stelle, troviamo You Are The Sunshine Of My Life che diventa Tu M’e Lassate Mmiez ‘E Guai, La Vie En Rose che ora è ‘Na Femmena Che Fa, e così via. Il solo brano inedito fu È Successo Ieri Sera, scritto insieme a Mogol.
Per quest’ultimo disco, Bongusto si avvalse della collaborazione di alcuni del più famosi jazzisti del panorama italiano, Riccardo Biseo al pianoforte e tastiere, Lino Patruno alla chitarra banjo, Vittorio Sonsini a tromba e contrabbasso, Gegè Munari alla batteria.