Filippo Guarino racconta “A vita nuova restituito”

Un dialogo tra passato e presente, tra architettura perduta e memoria ritrovata. Con “A vita nuova restituito”, Filippo Guarino trasforma Firenze in una voce narrante che denuncia, racconta, risveglia. Un brano che mescola poesia e storia, tra note antiche e strumenti che parlano di identità.

 

Come nasce “A vita nuova restituito”? Che tipo di esigenza creativa o emotiva ti ha mosso?

“A vita nuova restituito” nasce da una mia riflessione sulle condizioni delle città d’arte italiane, ormai divenute schiave del consumismo e in cui si pensa più al guadagno e alla visibilità turistica piuttosto che alle tradizioni e alla storia dei singoli luoghi.

Con questo brano mi piacerebbe porre più attenzione sul tema utilizzando, come mio solito, un avvenimento del passato per parlare del presente.

Il brano affronta temi storici ma attualissimi. Quanto è importante per te parlare del presente attraverso il passato?

Per me è importantissimo, posso dire di averne fatto una filosofia di vita. Non c’è futuro se non si impara dal passato, e il passato può essere imparato solo studiandolo e comprendendolo.

Il dialogo tra la voce narrante e quella di Iris è centrale. Come hai costruito questo scambio musicale e simbolico?

Essendo Iris, la protagonista di questa canzone e quella ad essa collegata (“Mercato Vecchio”), una donna, in primis ho voluto che fosse una voce femminile ad interpretarla e la mia scelta è ricaduta su quella di Sofia Bacci, la cui voce leggera ma al tempo stesso molto incisiva è perfetta per il ruolo. In più ho voluto cambiare anche gli strumenti che accompagnano le due voci: la voce femminile è accompagnata solo dalla chitarra, il pianoforte e i sintetizzatori, con la voce maschile suonano invece anche oboe e djembe.

Cosa rappresenta per te la scritta “A vita nuova restituito” nel contesto della tua canzone?

L’ho scelta come titolo proprio perché secondo me riassume perfettamente il tema trattato nel brano. Tale frase è tratta dall’iscrizione presente sull’arco monumentale di Piazza della Repubblica a Firenze, che recita così: “L’ANTICO CENTRO DELLA CITTA’ | DA SECOLARE SQUALLORE | A VITA NUOVA RESTUTUITO”. Con essa gli architetti di fine Ottocento vollero celebrare l’abbattimento dell’antico centro medievale di Firenze in favore di un quartiere più adatto alla classe borghese dell’epoca, non pensando a tutte quelle piccole cose (storie, leggende e pezzi di vita) che quegli antichi vicoli avrebbero potuto raccontare. Oggi stiamo vivendo la stessa cosa, anche se in maniera meno drastica: non si abbattono più gli edifici storici ma si affittano a turisti e multinazionali.

In questo modo si va comunque a perdere, alla lunga, l’identità dei luoghi delle città.

Che ruolo hanno gli strumenti tradizionali nei tuoi arrangiamenti e nella tua identità artistica?

Hanno un ruolo molto importante perché mi piace che varie culture musicali possano dialogare insieme all’interno delle mie canzoni. Per di più sono strumenti dal suono molto caratteristico e aiutano sicuramente a creare atmosfere molto particolari.

Cosa speri che arrivi a chi ascolta questo brano, anche se non conosce la storia di Firenze?

Spero di sensibilizzare di più il tema trattato, non solo fiorentini ma anche tutti gli abitanti di città e borghi storici. Riscoprite la vostra identità e trasmettete la storia dei vostri luoghi!