“È solo un sogno” di Overcardano – The Band

Una ballad rock sospesa tra nostalgia e introspezione, capace di far vibrare corde profonde. “È solo un sogno” racconta il tempo che passa, la perdita dell’innocenza e la speranza come bussola. Gli Overcardano ci accompagnano in un viaggio intimo, potente, fatto di suoni e memoria.

Un caro saluto a voi, ragazzi. “È solo un sogno” vuole trasmettere un messaggio particolare?

“E’ solo un solo u sogno” è il nostro quinto singolo come band Overcardano uscito ad inizio giugno 2025.

Nelle parole con cui si chiude ogni ritornello è racchiuso il “messaggio” più profondo della canzone: “siamo frecce di un arco, iniziamo volando ma siamo destinati a cadere giù. È una riflessione sulla vita e crediamo che possa riguardare la gran parte di noi, una “immagine” in cui tutti ci possiamo riconoscere: È la condizione umana che fa sì che quando si è ragazzi o giovani tutto ci appaia bello e la vita è piena di promesse e di opportunità. Ma poi piano piano, crescendo, a volte molte cose cambiano: “Il ragazzino felice dagli occhi blu scompare ed il grande amore non torna più”, oppure dobbiamo fare i conti con un “sipario che cala su alcuni di noi” perché alcuni amici o persone che sono state importanti nella nostra vita non ci sono più ed il ricordo di “Via pian di scò”, quel luogo che rappresenta la fase della nostra vita in cui siamo stati felici senza saperlo, si fa sempre più lontano.

Il brano è un immaginario dialogo con la “vita”, una serie di domande e di riflessioni sugli eventi accaduti e che hanno lasciato il segno.

Ma come accade spesso nella realtà, la “vita non risponde”.

Spesso non ci sono risposte chiare e dirette alle nostre domande ma non per questo dobbiamo smettere di cercare queste riposte.

Il mantra finale “È solo un sogno, la vita è sogno” ha un sapore quasi filosofico. Da dove nasce questa riflessione?

Come un “mantra” le parole finali del brano si ripetono mentre le chitarre fanno da contrappunto alla voce: “E’ solo un sogno, la vita è sogno”.

È la convinzione che quello che ci accade nella vita, specialmente le cose negative, siano temporanee, come parte di un sogno da cui prima o poi ci sveglieremo. È la voglia di costruire una realtà migliore, non arrendendoci mai e non smettendo mai di lottare. La speranza deve essere sempre “l’ultima a morire” come nel famoso detto popolare. Un messaggio simile lo troviamo in una dei miei film preferiti “le ali della libertà” il film che ha come protagonisti Tim Robbins e Morgan Freeman in cui si parla di una amicizia che nasce all’interno di un carcere quindi nel luogo in cui è meno presente la speranza. Eppure, proprio grazie alla speranza, il protagonista non si arrende mai ed alla fine riesce addirittura a fuggire dalla prigione. E le sue parole mi sono rimaste impresse nel cervello ormai da anni: “la speranza è una cosa buona e le cose buone non muoiono mai!!!

Quanto conta l’autobiografia nei vostri testi? Raccontate la vostra vita o usate esperienze personali per parlare a tutti?

Sono vere tutte e tre le affermazioni presenti nella domanda. Mi spiego meglio: Quando nel testo di “E’ solo un sogno” parliamo di Via Pian di scò questo è un riferimento puramente autobiografico. Via Pian di scò, infatti, è il nome della via in cui io (Maurizio) sono cresciuto, dove ho incontrato i miei amici storici che sono gli stessi amici che ho ancora oggi. È una via reale che esite ancora oggi che si trova a Roma nel quartiere Nuovo Salario. “Via pian di scò”, è quel luogo che rappresenta la fase della nostra vita in cui siamo stati felici senza saperlo.

Quindi, in questo senso si tratta di un riferimento autobiografico, ma ovviamente l’obiettivo è sempre quello di condividere con gli altri le proprie esperienze, come si diceva nella domanda un modo per parlare a tutti. Lo scopo è quello di “collegarsi” agli altri, magari c’è qualcuno che ha vissuto una esperienza simile e quindi ci si ritrova, oppure, se non ha mai vissuto una esperienza del genere magari ne assapora la bellezza, come guardando un film.

C’è una frase strepitosa di Marcel Proust l’autore della ricerca del tempo perduto in cui lui sostiene che «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso”. Cioè indipendentemente da cosa viene scritto il lettore riporterà tutto alle proprie esperienze personali. Quindi, la scrittura o la musica o l’arte in generale sono degli “strumenti ottici” che servono al lettore per comprendere qualcosa di se stesso che senza il supporto del libro, della musica o dell’arte non avrebbe mai visto, ma sempre riferito al lettore stesso.

Nel brano si parla di disillusione e crescita. Secondo voi si può crescere senza perdere l’innocenza?

Che bella questa domanda!! Sarebbe bello anzi bellissimo poter crescere senza perdere il dono dell’innocenza. Purtroppo, invece, il destino sembra già segnato. All’inizio noi tutti viviamo una fase magica cioè l’età dell’innocenza durante l’infanzia e l’adolescenza. Questa fase dele vita, di solito, è associata ad una sensazione di gioia e felicità. Poi man mano che si cresce aumenta l’esperienza ed in modo inversamente proporzionale cala l’innocenza e, ahimè la nostra felicità.

Sara sicuramente capitato di pensare a quanto sarebbe bello poter tornare ad una epoca in cui eravamo felici.

D’altra parte, questa dicotomia tra giovinezza ed età adulta ha ispirato tanti grandi scrittori primo fra tutti il visionario Wiliam Blake (poeta e pittore britannico dell’800) che intitolava proprio l’età dell’innocenza e l’età dell’esperienza. Anche musicalmente due album degli U2 riprendono nel titolo questo tema dell’età dell’innocenza e l’età dell’esperienza. Quindi è un tema è molto sentito

In generale crescendo si perde l’originaria innocenza. L’obiettivo di ogni uomo dovrebbe esser quello di cresce senza perdere

Come si può fare una cosa del genere? Io credo che c siano alcune cose come l’amore, l’amicizia, l’arte e anche la scienza che possono avere il dono di non farci perdere o addirittura di recuperare la nostra innocenza.