In “Cinematic Chanson”, Ruggiero Mascellino e Gaetano Randazzo hanno creato un’opera che sfida le convenzioni, fondendo la fisarmonica con l’orchestra sinfonica in modo sublime. Ogni traccia è un affresco dettagliato che riflette influenze diverse, da Piazzolla a Legrand, trattate con un rispetto che amplifica la loro bellezza originale. Il brano “Prelude et Tango” offre un inizio drammatico all’album, stabilendo un alto standard di virtuosismo e espressione che persiste fino all’ultima nota.
Come è nata l’idea di unire elementi di musica cinematografica con la tradizione della chanson francese in questo progetto?
L’idea nasce proprio dalla qualità e dal timbro che il suono dello strumento produce. Il cinema ne ha caratterizzato e storicizzato il suono, e ha permesso allo strumento di evolversi e di essere conosciuto al grande pubblico per le sue doti espressive, oltre che virtuosistiche.
Quali sono state le principali fonti di ispirazione per le composizioni presenti in “Cinematic Chanson”?
La prima ispirazione è stata puramente sonora. Il grande schermo ha di fatto imposto il mood espressivo ed ispirativo della parte solistica e del tessuto orchestrale. Le orchestre lirico-sinfoniche non propongono mai un concerto per fisarmonica e orchestra, per svariati motivi, anche per mancanza di un repertorio in grado di fare spettacolo come invece accade per i concerti per pianoforte solista ed orchestra, o per violino e orchestra, o per cello e orchestra, etc. L’intento di Cinematic Chanson è di far conoscere lo strumento come solista con orchestra. Occasione, dunque, per una riflessione significativa e di cambiamento generazionale riguardo la programmazione musicale, che tenga conto anche di questo straordinario strumento.
Ruggiero, potresti descrivere il processo creativo dietro la scelta della fisarmonica come strumento protagonista dell’album?
Gaetano Randazzo, nel sentirmi suonare, mi ha di fatto cucito addosso tutta la parte solistica, tra espressività e virtuosismo. Più mi vedeva e sentiva suonare, ancor di più la parte solistica man mano prendeva corpo. Ho cercato di far sentire lo strumento cambiando timbri, altezza sonora, capacità virtuose dello strumento e correlazioni tra le due mani, tra la parte acuta affidata alla mano destra e la parte dei bassi dello strumento, affidata alla mano sinistra. Ed è nato Cinematic Chanson.
Gaetano, quale approccio hai adottato nella direzione dell’orchestra per integrare al meglio le sonorità della fisarmonica?
La fisarmonica ha un suono ben caratterizzato ed inconfondibile. La sua dolcezza impone altrettanta dolcezza esecutiva orchestrale. La fisarmonica, comunque, ha una forza prorompente in grado di tenere testa a masse orchestrali importanti, soprattutto in determinati registri. La caratteristica che ho più usato è la spazialità sonora e la lunghezza e la “sofficità” negli accordi orchestrali, su cui la fisarmonica fa vibrare ogni nota espressiva eseguita.
Ci sono stati particolari sfide tecniche o artistiche che avete dovuto superare durante le sessioni di registrazione a Praga?
La sfida più complicata è stata durante la registrazione e la scelta delle tracce registrate. Si esegue più volte un brano, e alla fine quasi tutte le esecuzioni erano andate benissimo. Ovviamente devi sceglierne una, e le altre non battezzeranno mai l’album. Sembra di abbandonare parte della tua musica e della tua vita musicale. Non c’è altra possibilità, comunque.
Qual è il vostro brano preferito dell’album e perché si distingue per voi rispetto agli altri?
Cinematic Chanson è pensato nella sua totalità e come un brano unico, in più parti, di 45 minuti.
Come pensate che “Cinematic Chanson” possa influenzare la percezione della fisarmonica nella musica contemporanea?
Oggi la musica contemporanea non ha i limiti imposti storicamente come negli anni Settanta e ottanta, è solo musica prodotta “oggi”. Cinematic Chanson non ha regole nel genere musicale, e non appartiene ad un genere che impone le proprie regole. È pura libertà espressiva. Nasce dalla volontà di creare emozioni, e non ha la pretesa di essere “vezzosa” e di piacere a tutti i costi. Non c’è alcun carattere di tormentone utile ad un ricordo forzato. Solo pura creatività con l’auspicio di far sognare l’ascoltatore.
Avete in programma di portare “Cinematic Chanson” in tour o di realizzare delle esibizioni dal vivo per promuovere l’album?
Cinematic Chanson nasce proprio per essere eseguito con le orchestre lirico-sinfoniche, e dare l’opportunità di proporre al pubblico in sala nuovi programmi e nuovi strumenti solisti, e di conseguenza nuovi esecutori. Speriamo che il progetto possa destare curiosità ed interesse per le nuove stagioni concertistiche. Basta ascoltare l’album e decidere di programmarlo nelle stagioni. Siamo fiduciosi.
Infine, quali sono le vostre aspettative per il futuro della musica classica e cinematografica dopo la realizzazione di questo progetto?
Oggi i “social” impongono anche le diciture, il genere, il sottogenere, e tanto altro. Non c’è più spazio per la musica classica e cinematografica, scritta da compositori musicali. Si sente dire da giovani cantanti “…compongo per il cinema”, ma in realtà hanno solo scritto una canzone, poi usata nel film o nel corto. I programmi di creatività musicale sono strutturati per scrivere canzoni, impongono tempo musicale e tempo metronomico, genere, e quantizzano ogni pensiero. Per comporre oggi è stata mediaticamente alimentata la “NON” scolasticità, perché si è più geniali …! ehm…
Sembra quasi ci sia la necessità di dividere tutto e categorizzare la musica e l’arte in genere. Nessun riferimento all’emozionalità dell’ascoltatore, “UNICO” vero supporter dell’arte e della bellezza. Ecco la nostra aspettativa, che “vinca la bellezza”.