BOP GUN | L’esplosione di una pistola funk

È un funk che arriva dentro le viscere ed esplode per un risveglio programmato. Eppure non ci sono dinamiche così eccentriche, sfacciate e rocambolesche. Viene in mente prima di tutto la Milano dei polizieschi, ma poi siamo dentro le volute elettroniche di strane forme di psichedelia moderna. “Vol.1” uscito per la Sghetto Records è davvero un prezioso dono alla composizione moderna, un disco strumentale di mondi sommersi che fanno il verso al passato, lo calpestano di nuovo, ne tracciano direzioni moderne… allegorie facendo, dentro le acidità lisergiche del video che troviamo in rete, dietro le finzioni di un disegno che non ci sta a piegarsi alle facili soluzioni dei computer intelligenti. Si torna all’uomo… una chitarra in primo piano e tutto il resto che non è affatto un semplice contorno… che questa esplosione porti nuovi balli tra la gente…

 

 

Il funk, per George Clinton, era una sorta di arma spirituale capace di “illuminare le menti”. In un tempo così liquido e di immediatezze, un disco come questo che “arma” riesce ad essere?

Noi abbiamo preso in prestito la BOP GUN che in qualche modo prova a colpire direttamente su un immaginario sì liquido e psichedelico, ma assolutamente scollato dalle immediatezze moderne e da troppi preconcetti di genere. La mescolanza senza razzismo è la chiave. Superare le barriere culturali (quindi anche musicali), veicolando valori universali come il rispetto, l’armonia e l’unione nella diversità, piuttosto che esaltare differenze o promuovere esclusioni.

Pensando a Bologna vengono subito alla mente i cantautori, Dalla, Bersani e tanto altro. Eppure da tempo è una città che si colora di funk, forse i Savana Funk sono una delle principali bandiere pensando questo incontro tra luoghi e suoni. Che città sta diventando in tal senso?

Sì, ha un senso, ma in realtà è sempre stata molto di più Bologna. Vivo in questa città da più di 20 anni e vedo le sue trasformazioni ormai da tempo. La città si sta allineando sugli standard europei internazionali, ma in questo periodo sembra faccia più fatica rispetto agli anni ‘90 o ai primi del 2000 a mantenere quell’importante ruolo culturale che aveva a causa di una minore vivacità e attrattiva della scena artistica intellettuale, l’Università non ha più la funzione di locomotore culturale e la commercializzazione della cultura la sta snaturando. Conosciamo benissimo i Savana, sono degli amici e sicuramente sono una bandiera del funk misto per la città di Bologna, ma questa scena è sempre stata molto viva con le misture di funk, jazz, rock, punk, afrobeat. Ne esistono degli altri come i Voodo Sound Club, i Bologna Bridge Band, i Venus Ship, i Gaznevada e tanti altri dei quali abbiamo ascoltato molto volentieri i loro concerti e dischi.

Mi piace molto quando il continuo rimando a stilemi retrò impatta invece con finestre futuristiche come dentro “Generation X”. Il futuro secondo voi? Che tipo di funk suona?

Il funk in generale da quando è apparso sulla scena è sempre stato precursore di sound futuristici (Mothership Connection) ibridi e credo che alla fine anche in futuro suonerà così, fottutamente ciccione, groovoso e contagioso, ma con molteplici possibilità di mescolanza.

 

E l’incontro scontro con la copertina che nella fantasia di un disegno mi regala l’immaginario del rap di quartieri periferici. Cliché anche questi decisamente retrò… che ne pensate?

Mah forse, in quel momento più che al rapper pensavamo al punkettone moderno che alla fine del suo lavoro (probabilmente lavoro in ufficio) stava per andare a qualche concerto in una città metropolitana come si vede dal riflesso degli occhiali.

E quanta forza sul sociale punta ad avere un disco come questo che parla, in diverse salse, di poteri che decadono? Almeno nella mia lettura…

Non abbiamo sicuramente tutte queste pretese di essere dei messaggeri così importanti, anche perché stiamo parlando di un disco strumentale, dove alla fine ognuno in base alle sue sensazioni può farsi un viaggio differente. Parla più di una situazione contemporanea o anche di una visione futura della società soprattutto distopica.

E un video per un disco così visionario?

Sulla linea del disco visionario abbiamo deciso di sperimentare con la AI. E’ stato fatto un video per il primo singolo Clubbing totalmente in AI (visionabile sul nostro canale YouTube) dove appunto si ricalca quell’immaginario di una notte di eccessi di un gruppo di ragazzi. Ci sono anche altri video shorts sempre in AI sul nostro canale per ogni singola canzone che cercano di tradurre la nostra sensazione musicale.