MANUEL RINALDI | Irriverente rock d’autore

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Assolutamente irriverente. Dalla prima all’ultima traccia. Manuel Rinaldi, romagnolo puro sangue di quelli che li senti anche nel rock che fanno, nota dopo nota, ci regala un nuovo disco dal titolo “Faccio quello che mi pare”. Direi che sono poche le parole da spendere: parliamo di rock d’autore, ben attento a piacere anche al popolo delle radio, a quello pop, a quello che poi deve canticchiare il ritornello, a quello che poi ha sempre bisogno di un appiglio commerciale che sia “già sentito” e che sia attento agli schemi delle mode. Insomma, sa come coniugare tutto questo il grande Manuel Rinaldi. Il risultato? Giudicatelo voi anche solo guardando il video di lancio “Lo Stato dei Soldi”. Tanta carne al fuoco…

 

 

 

“Faccio quello che mi pare”. Bel titolo, pieno di provocazione e di rivolta. Credi sia una soluzione a quello che vivi?

Ho cercato una soluzione al fatto di non trovarmi spesso a mio agio in questo mondo e in particolare in questo momento storico. Mi sono chiesto spesso quale potesse essere la formula magica per alleviare questo stato di insofferenza e insoddisfazione che a volte mi invade. Così ho pensato che, una volta che fai quello che ti fa star bene (quindi fai quello che ti pare), sei già a buon punto, non ti puoi recriminare nulla perché sei stato tu a scegliere. In questo disco ho fatto quello che mi pareva, ho scelto di esternare quello che avevo da dire con le mie parole e ho usato l’ atteggiamento spontaneo che mi è uscito nel momento in cui l’ ho scritto.

 

Trovo la tua musica perfettamente attenta alle forme. Bellissimo rock d’autore direi anche…non credi però sia un’antitesi? La musica rispetta delle regole…la tua lo fa molto bene…non fa in fondo quello che le pare…o sbaglio?

La musica deve fare quello che le pare perché solo così rimane autentica e vera. Questo Album, che ho scritto in pochi mesi, ho lasciato che suonasse da solo. Alcuni hanno criticato che fosse povero di arrangiamenti, ma non hanno capito che questo disco volutamente è stato lasciato “scarno”, è stata la musica a fare quello che le pareva e io ero d’accordo con lei, le ho parlato e le ho detto: “ Io sono incazzato e un po’ deluso, lo senti dai miei testi, tu cosa senti di suonare?”. E così è stato, batteria, basso e chitarre hanno rafforzato le mie parole e non ho forzato la mano ricercando chissà che cosa, avevo un’idea e ho lasciato che prendesse forma.

 

Ascoltando questo disco penso tantissimo al rosso. Sarà che in qualche retrogusto cromatico mi ha condizionato la visione del tuo video. Però dimmi: personalmente se tu dovessi scegliere un colore o un’immagine per rappresentare il tuo lavoro, che cosa sceglieresti?

Hai fatto una attenta osservazione. Ti dico che il rosso è azzeccato per rappresentare questo disco, perché è un album che brucia, è potente, ha energia ed è anche spregiudicato. Nello stesso tempo è anche nero, perché è a tratti scuro, cupo e malinconico. Quindi direi rosso con dei dettagli neri. Come del resto è il disco fisico: nella copertina prevale la tonalità del rosso, mentre l’ interno e il cd sono neri.

Diverso tempo fa ti abbiamo conosciuto da Red Ronnie. Senza peli sulla lingua: ti sei trovato bene?

Quando sono andato da Red ero inizialmente un po’ agitato perché per me lui ha rappresentato una parte della mia adolescenza, guardavo i suoi programmi quando ancora suonavo la chitarra con le cover band negli oratori, quindi lo vedevo come un mito irraggiungibile. Essere lì di fianco a uno che ha intervistato i più grandi della storia della musica mi aveva messo un po’ di ansia. Però, poi, il suo programma così libero, senza filtri, e lui così naturale, ha reso il tutto alquanto easy e mi sono lasciato andare, sono riuscito ad essere me stesso. Questo grazie a lui e al suo modo di fare TV. Ce ne fossero come lui.

 

Ma se tu fossi stato chiamato per Sanremo o per un Talent Show ci saresti andato?

A un Talent credo proprio di no, non sono a favore di quel genere di show televisivi, perché questi sono principalmente show in cui buttano dentro un po’ di cover. Credo non stiano facendo del bene alla musica italiana quindi, no grazie.

Per quanto riguarda Sanremo, un’importante vetrina che presenta canzoni inedite, direi di sì, ma alla condizione di poter fare la mia musica.

Ma te lo immagini a Sanremo Manuel Rinaldi che canta “Faccio quello che mi pare” con un muro di chitarre distorte che partono nel ritornello?

 

Dietro le quinte di questo disco suonato, che musica ascoltata c’è?

Ho riascoltato tutti i dischi degli anni ‘90 che hanno lasciato un segno nella mia adolescenza: Nirvana, Smashing Pumpkins, Blur, Hole… ma anche i Pink Floyd. Beh, quelli non ho mai smesso di ascoltarli.